Con le gambe sotto il tavolo

Scritto da in data Maggio 19, 2021

Gli scienziati e gli ambientalisti lo dicono da tempo: il nostro pianeta non potrà reggere a lungo i ritmi a cui lo abbiamo sottoposto. Presto il cibo non sarà più disponibile per tutti – e già in alcuni luoghi non lo è – e le modalità con cui è prodotto diverranno insostenibili.
Accadrà quindi che presto dovremo cambiare le nostre abitudini alimentari.

Ascolta il podcast

Cibo: l’alternativa nutrizionale contro la malnutrizione

Presto saremo costretti ad abituarci a un nuovo tipo di nutrizione. Non parlo dell’ultima dieta post pandemica, pre estiva, da logorante quanto persa in partenza prova costume, bensì del modo canonico di nutrirci. Ecco perché la scienza si sta dedicando alla ricerca di cibi alternativi agli attuali, ma che possano essere altrettanto nutrienti. Dimenticate quindi le diatribe vegetariano vs carnivoro, niente di tutto ciò. Piuttosto cibi che possano sostituire i tradizionali alimenti tanto vegetali quanto animali.
Vere prelibatezze: alghe, come la spirulina o la clorella, proteine che derivano da funghi – le micoproteine – e vermi della farina o larve di insetti come la mosca domestica – che a solo nominarle viene una fame…
Eppure si tratta di alimenti con valori nutrizionali elevati e con un’altra caratteristica importante: essere facilmente coltivabili e allevabili in qualsiasi luogo. Un dato, questo, essenziale che li rende candidati ideali per combattere la fame e la malnutrizione nel mondo.

Il cibo del futuro cresce in serre e fotobioreattori

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno condotto uno studio – pubblicato poi sulla rivista “Nature Food” – dedicato proprio a questi temi. È una questione di metodo, ovvero di come si produrrà il cibo nel futuro.
Secondo quanto si legge nell’articolo pubblicato sul sito web dell’università, i ricercatori hanno analizzato circa 500 articoli scientifici che hanno trattato vari e possibili sistemi di produzione alimentare. In particolare sembra che quelli su cui in futuro si potrà fare maggiore affidamento siano:

  • fotobioreattori, utilizzati per la coltura di microrganismi fotosintetici come le microalghe, che ricorrono a una fonte di luce per innescare il processo di fotosintesi necessario alla loro coltivazione
  • serre, utilizzate anche per l’allevamento di insetti, ambienti chiusi e protetti dalle condizioni atmosferiche e dagli agenti esterni

Il ricorso a questi metodi permette di:

  • controllare i processi di coltura e di allevamento, gestendoli al meglio
  • realizzare strutture modulari adattabili a qualsiasi condizione e spazio

L’indipendenza produttiva contro la fame

Il cibo del futuro potrà, quindi, essere prodotto in loco, anche nei luoghi più remoti della Terra. E sfamare una popolazione non sarà più questione di approvvigionamento, di dettare provenienti da altri luoghi o, quanto meno, non lo sarà in maniera esclusiva. Sarà una possibile soluzione ai problemi legati alla globalizzazione alimentare, che negli ultimi decenni ha caratterizzato il modello di sostentamento mondiale. Un modello che i disastri ambientali e le crisi pandemiche – non ultima quella del Covid-19 – hanno dimostrato essere fragile e spesso pericolosamente dipendente dalle catene di fornitura.
Non solo: si tratta di soluzioni che possono essere adottate senza ingenti investimenti. In una prospettiva quindi di vera sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Non fatevi ingannare dunque dalle mie parole: l’argomento è serio e, a dispetto di chi vi parla, è un’alternativa che in futuro saremo costretti a prendere seriamente in considerazione.
Diversificare la dieta, quindi, diventerà imperativo. Quante volte ce lo siamo già sentito dire, ma stavolta – tra una porchetta e un piatto di risotto, tra un’insalata e un pezzo di tofu – tutto avrà un significato e un gusto nuovi.
Non resta che dirci: buon appetito.

Musica: “Ma che bontà” – Mina
Foto di copertina: Comfreak (Pixabay)

Ascolta/leggi anche:

 

Tagged as

[There are no radio stations in the database]