Emilia Garuti: “Tutto fa curriculum”
Scritto da Valentina Barile in data Novembre 26, 2021
Tirocinio, stage, contratto a progetto. Collaborazione occasionale, contratto a tempo determinato sono le opzioni dei Millennials e Post Millennials, e forse anche di chi rientra per pochi anni nella Generazione X. Valentina Barile su Radio Bullets con Emilia Garuti e il suo ultimo libro “Tutto fa curriculum”, pubblicato da Giunti.
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Professione tirocinante
Cosa fai nella vita? Una domanda traumatica per chi fa una quantità di lavori tutta legata alla professione per cui ha studiato o si sta formando, e non solo; lavori che hanno un unico obiettivo: la sopravvivenza. Emilia Garuti: «Tutto fa curriculum è la frase più sentita dai giovani che si stanno affacciando nel mondo del lavoro. Tutti questi datori di lavoro che ci danno contratti molto strani, tirocini a ripetizione, uno dietro l’altro, sottopagati, mansioni in nero discutibili: tutti si appellano a questo “beh, dài, tutto fa curriculum”. Questo è un romanzo giallo comico – almeno, che spera di essere comico –, la storia di Emma, una tirocinante bistrattata dal suo capo, ex professore di letteratura contemporanea all’università, che la tratta malissimo davanti a tutta la classe e lei resta, perché lui è un grandissimo scrittore e lei vuole fare la scrittrice e spera che rimanendo al suo fianco lui un giorno la introduca in questo mondo; in più fare la sua assistente chiaramente arricchisce il curriculum, quindi tutto fa curriculum. Però ogni giorno si concede questa gioia di sputargli nel caffè, ma un bel giorno qualcuno decide di avvelenarlo, proprio quel caffè in cui lei ha sputato».
Dignità
Il contratto di tirocinio prevede una formazione che avvia l’apprendista al mondo del lavoro, ma le previsioni e la realtà sono ben diverse. Il tirocinante ormai è un progettista a tempo pieno che si ritrova a fare un lavoro per cui dovrebbe essere formato, e invece è costretto a impararlo sulle proprie penne anche la notte. Emilia Garuti: «Ma io penso che ai datori di lavoro, comunque, faccia comodo poter pagare poco un giovane: prendere un tirocinante sei mesi, pagarlo 450 € per legge regionale e poi dopo sei mesi sostituirlo con un altro e via così andare in questo loop infinito di uno strumento, il tirocinio, che dovrebbe essere qualcosa che ti aiuta a imparare un lavoro per poi farlo e se sei meritevole rimanere e dopo averlo imparato avere un contratto serio, quindi anche uno strumento valido. Purtroppo al datore di lavoro è permesso fare così, prendere a ripetizione queste persone sottopagate per sopperire a un buco di personale».
Soluzioni? Sì, grazie
Paure, frustrazioni, tachicardia, ansia sono le sensazioni, le emozioni e i sintomi più comuni che si manifestano anche solo nel chiedere quel maledetto compenso che spetta di diritto. C’è una soluzione a tutto questo? Emilia Garuti conclude su Radio Bullets: «Uno che sta per assumere dei giovani o assume giovani utilizza metodi che un po’ rasentano l’elfo domestico: magari leggendo questo libro si immedesima un attimo, riesce a capire l’altro punto di vista e correggere un attimo il tiro».
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