#FreeOlaBini

Scritto da in data Maggio 15, 2019

Cosa c’entrano un attivista svedese per i diritti informatici residente in Ecuador, JulianAssange, il presidente Lenin Moreno e gli InaPapers? A voi scoprirlo ascoltando il nuovo #podcast di @Stefania Cingia per @Radio Bullets 
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Siamo sincere e sinceri: non ci capisco un cavolo di software, hardware, programmazione, open source e via dicendo. Forse so vagamente dare loro una collocazione nel mondo, giusto per sapere che si parla di computer e informatica, e non di zucchine e mestoli.

Ma quando sono incappata nell’hashtag #freeOlaBini su Twitter evidenziato nel post di una mia ex professoressa di un corso su social media in Ecuador, mi sono lasciata incuriosire e sono andata a vedere.

Il tweet dice, in spagnolo: “il mio fidanzato Ola Bini è uno sviluppatore di software e ricercatore nell’ambito della crittografia, con il quale ho lavorato in molti progetti. La sua incarcerazione è una vergogna per tutta la comunità accademica di crittografia e per tutte le persone”.

Com’è che la mia professoressa è finita a scrivere un post di questo tipo? Di cosa sta parlando? Mi ha colpito, lo ammetto, il contesto della relazione: il mio fidanzato è imprigionato (curiosità), ma anche “è una vergogna”. Ok, c’è qualcosa che non torna, seguiamo i link e andiamo a vedere.

Intanto, chi è Ola Bini? Sul suo profilo Twitter si legge: “Paranoia principale: sviluppatore privacy”. E nel suo blog https://olabini.se/  alla pagina home troviamo: “Sono uno sviluppatore di software e lavoro per il Centro de Autonomía Digital, soprattutto sulla privacy, sicurezza e criptografia. Sono stato coinvolto in diversi progetti, come design e implementazione di linguaggi software (JRuby, Ioke, Speh), ma per ragioni prevedibili, lavorare nel miglioramento delle tecnologie per la privacy sembra essere il miglior modo di utilizzare il mio tempo.” Ha lavorato anche al progetto Tor, se qualcuno se ne intende.

In parole povere: Ola Bini era un attivista che lottava per i software liberi e per la garanzia della privacy in Internet. Lavorava a Quito, Ecuador, per il Centro di Autonomia Digitale come sviluppatore. A livello mondiale nel campo è molto conosciuto. Ultimamente stava lavorando allo sviluppo di uno strumento di messaggistica che potesse garantire la sicurezza dei messaggi scambiati. Sul suo blog scriveva che “la mia testa è focalizzata sulla privacy. In certi giorni scrivo a testa bassa codici di basso livello, in altri mi spendo nella specifica di protocolli criptografici o nell’utilizzo di tipi comuni per le interazioni sicure. Questo mondo è pieno di cose orribile e abbiamo bisogno di un cambio”.

Ola Bini è una figura rispettata a livello mondiale nella comunità del software libero e un rinomato attivista per il diritto alla privacy. Nel 2010, la rivista Computerworld lo ha nominato il 6° miglior sviluppatore della Svezia. È membro di varie reti europee e internazionali per software libero e privacy, e partecipa a progetti di altissimo livello, alcuni dei quali sponsorizzati dalla Commissione Europea.

I fatti. Ola Bini è stato arrestato all’aeroporto di Quito alle 15:20 dell’11 aprile mentre stava per imbarcarsi su un volo per il Giappone. Fin’ora, non si hanno accuse certe che possano giustificare la sua detenzione. Non è stato permesso ai suoi avvocati di incontrarlo per tutto il giorno. Alle 18:00 dello stesso giorno, l’hanno spostato nell’ufficio del Pubblico Ministero nel Centro Nord di Quito per rilasciare dichiarazioni sull’indagine del Procuratore Provinciale di Pichincha, una delle regioni dell’Ecuador. È stato poi trasferito nella prigione di El Inca.

Ola Bini è un cittadino svedese residente in Ecuador e sembra che la sua detenzione senza imputazioni conosciute non sia stata comunicata alle autorità svedesi come stabiliscono i protocolli internazionali.

Il sito del Centro di Autonomia Digitale ha rilasciato un comunicato stampa in cui si sottolinea il fatto che Ola Bini stesse andando in Giappone per un corso di arti marziali, pratica di cui è appassionato, con un viaggio pianificato da mesi.

Attualmente Ola Bini è detenuto per scontare una pena preventiva di 90 giorni e non gli è stata concessa la libertà su cauzione. Il caso ha destato preoccupazione a livello mondiale. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di espressione, David Kaye ha affermato che “nulla in questa storia collega Ola Bini ad alcun crimine”. Inoltre, ha detto, “il governo dell’Ecuador deve dimostrare più di questo altrimenti questa sembra una detenzione arbitraria”. Il relatotre per la libertà di espressione dello Stato americano, Edison Lanza, ha aggiunto: “Condivido la preoccupazione del relatore David Kaye in merito all’arresto e alla detenzione dell’attivista digitale Ola Bini”. Amnesty International e Articolo 19 hanno pubblicamente ripetuto questa preoccupazione e stanno monitorando da vicino il caso. Tra i firmatari delle lettere che chiedono la sua scarcerazione c’è Noam Chomsky.

Torniamo su Twitter: Ola Bini l’11 aprile scriveva un tweet in cui ripostava un articolo del giornale El Universo in cui si diceva che la Ministra dell’Interno Maria Paula Romeo aveva dichiarato in una conferenza stampa mattutina che ci sono molti hacker russi in Ecuador e che ce n’è uno che fa parte di WikiLeaks che vive nel paese da diversi anni. Subito dopo Ola aggiungeva che la Ministra diceva che le informazioni sarebbero state trasmesse al Pubblico Ministero, scriveva Ola, sembra come una strega che mi dà la caccia.

Poche ore dopo, La Ministra ha twittato che “Una persona vicina a Wikileaks, residente in Ecuador, è stata arrestata questo pomeriggio mentre si preparava a viaggiare in Giappone”. Alla CNN ha dichiarato che questa persona viveva in Ecuador da diversi anni e che spesso si è recata all’ambasciata ecuadoriana a Londra dove stava Juliane Assange.

Quindi, qual è l’accusa fondante del suo arresto preventivo? Perché amico di Assange? Ha senso? O c’è dell’altro? Ve lo spiego tra una settimana, sempre e solo qui su Radio Bullets, notizie che frantumano il silenzio.

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