Guerra a Gaza, giornalista a 9 anni
Scritto da Radio Bullets in data Gennaio 6, 2024
Lama Jamous ha 9 anni ed è la più giovane giornalista della Palestina. A Gaza. “Ecco, indosso un giubbotto con la scritta ‘Press’, ‘Stampa’, l’elmetto e sono pronta a raccontare la guerra”. Così dice sorridente in uno dei suoi video su Instagram.
In mezzo alla caotica copertura mediatica della devastazione di Gaza, una giovane ragazza si è presa la responsabilità di prendere in mano il microfono e raccontare attraverso i suoi occhi, si legge su SheThePeople.
A soli nove anni, Lama Jamous è la più giovane giornalista palestinese: racconta gli eventi dal campo.
Sui social
Ha oltre 600mila follower sui social media, non solo per la novità di essere una giornalista bambina ma soprattutto per i reportage accurati e senza fronzoli da Gaza.
“Mentre su Internet si discute se i bambini debbano avere le proprie pagine sui social media o i propri smartphone, Lama Jamous, 9 anni, ha dimostrato che con le motivazioni e la guida giuste, i social media possono essere uno strumento prezioso per chiunque”, si legge ancora.
Usa i suoi social media per attirare l’attenzione sulle atrocità che la popolazione palestinese sta subendo, dando grande importanza ai codici e alle richieste giornalistiche.
“Ciao ragazz*! Come state oggi? La scorsa notte l’esercito di occupazione ha preso di mira il reparto maternità dell’ospedale Naser, dove si rifugiavano profughi e vittime ferite. Potete vedere qui, il danno fatto nella stanza. Potete anche vedere gli schizzi del sangue di questa ragazza qui sotto che ha perso tutta la sua famiglia e le sue due gambe nel bombardamento, e ora è martire nel reparto maternità. Possa la sua anima riposare in pace e sperare che la guerra finisca presto”.
I social media di Jamous includono interviste con gente del posto, autorità, medici e operatori umanitari, nonché collaborazioni con altri giornalisti tra cui il giornalista esperto Wael Al Dahdouh – che dallo scoppio della guerra ha perso tutta la sua famiglia, scoprendolo in diretta, e che è stato lui stesso ferito più volte.
I video di Lama raccontano cosa vuol dire nascere in guerra e vivere una vita da bambino o bambina in un ambiente vulnerabile.
Disclaimer
Secondo la Carta di Treviso, pilastro della deontologia della professione giornalistica in Italia, il bambino o la bambina, tra l’altro, “non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori”.
Riportiamo la storia di Lama dopo un’attenta riflessione: non la sua esposizione, non la sua testimonianza, da giovanissima, anche a livello internazionale, lede questa bambina.
Nessuna bambina, nessun bambino dovrebbe prendere un microfono per raccontare la violenza, la morte e la devastazione che la circondano.
A ledere è la sconsiderata guerra che le tocca raccontare, a soli 9 anni, insieme al genocidio dei civili, di donne e bambini, e uomini, e alla minaccia del trasferimento forzato della sua popolazione, in aperta violazione con qualsiasi diritto umano e qualsiasi regola internazionale.
E nel silenzio e impotenza della comunità internazionale, annichilita quando non apertamente inutile, silente (e stupida) di fronte a un superamento di limiti che porterà conseguenze devastanti per il mondo tutto per lungo tempo.
Lama deve essere vista e ascoltata. E attraverso lei, la terra e il momento che – a 9 anni – racconta.
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