Genocidio: Israele alla Corte Internazionale
Scritto da Radio Bullets in data Gennaio 11, 2024
Oggi, nella prima udienza, il team legale che rappresenta il Sudafrica ha invitato i giudici della Corte internazionale di giustizia (ICJ) a imporre ordini preliminari vincolanti a Israele dopo aver sottolineato che il paese sta violando la convenzione sul genocidio del 1948.
Israele ha respinto le accuse e domani il suo team legale si difenderà rivolgendosi alla corte dell’Aia.
L’avvocata senior del Sudafrica, Adila Hassim, ha affermato che gli atti di Israele a Gaza «formano individualmente e collettivamente un modello calcolato di condotta da parte di Israele che indica un intento genocida».
Ha detto che tali atti includono il prendere di mira i palestinesi utilizzando armi che provocano distruzioni omicide su larga scala, nonché l’uccisione mirata di civili.
Ha detto che Israele sta bombardando aree designate come zone sicure, in cui i palestinesi possono cercare rifugio, e privando i civili a Gaza dei bisogni primari, tra cui cibo, acqua, assistenza sanitaria, carburante, servizi igienico-sanitari e comunicazioni.
«Niente potrà fermare la sofferenza tranne un ordine di questo tribunale» ha detto.
L’avvocato sudafricano Tembeka Ngcukaitobi ha detto alla corte che i leader politici, i comandanti militari e altri funzionari israeliani hanno «sistematicamente e in termini espliciti dichiarato il loro intento genocida».
Ha aggiunto: «Queste dichiarazioni vengono poi ripetute dai soldati a Gaza mentre sono impegnati nella distruzione dei palestinesi e delle infrastrutture fisiche di Gaza».
Ha attirato l’attenzione sui commenti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu del 28 ottobre, quando ha fatto riferimento a un nemico biblico degli antichi israeliti, dicendo: «Ricorda ciò che ti ha fatto Amalek». Nel versetto, Dio comanda al re Saul di uccidere tutti gli uomini, le donne e i bambini di Amalek.
«L’invocazione genocida ad Amalek è stata tutt’altro che vana» ha detto Ngcukaitobi, aggiungendo che è stata ripetuta in una lettera di Netanyahu alle forze armate israeliane il 3 novembre.
Ha osservato che le truppe israeliane stanno usando il riferimento ad Amalek per giustificare l’uccisione di civili a Gaza, mentre ha mostrato alla corte un video condiviso sui social media che mostra i soldati che intonano: “Possa Gaza essere cancellata”.
Ieri, il primo ministro Benjamin Netanyahu, per la prima volta, ha pubblicamente respinto le richieste di alcuni ministri di destra, tra cui il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, di occupare permanentemente l’enclave.
Sebbene questa posizione sia stata la politica ufficiale di Israele, i precedenti commenti di Netanyahu sull’occupazione permanente di Gaza sono stati spesso fumosi.
"I want to make a few points absolutely clear:
Israel has no intention of permanently occupying Gaza or displacing its civilian population.
Israel is fighting Hamas terrorists, not the Palestinian population, and we are doing so in full compliance with international law. pic.twitter.com/amxFaMnS0P— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) January 10, 2024
«Lo Stato di Israele comparirà davanti alla Corte internazionale di giustizia per dissipare l’assurda calunnia di sangue del Sudafrica, mentre Pretoria fornisce copertura politica e legale al regime stupratore di Hamas» ha detto il portavoce del governo israeliano Eylon Levy.
Gli Stati Uniti hanno respinto le accuse di genocidio del Sudafrica, esortando allo stesso tempo Israele a fare di più per proteggere i civili palestinesi. «Le accuse secondo cui Israele sta commettendo un genocidio sono infondate» ha detto in una nota il portavoce del Dipartimento di Stato Matt Miller.
Miller ha difeso il «diritto di Israele a difendersi dagli atti terroristici di Hamas», aggiungendo che Israele deve «rispettare il diritto umanitario internazionale» e «cercare più modi per prevenire danni ai civili e per indagare su accuse credibili di violazioni del diritto umanitario internazionale quando vengono a presentarsi».
Più di 23.000 palestinesi sono stati uccisi nella guerra in corso a Gaza, tra cui più di 9.000 minorenni, secondo le autorità palestinesi.
Il Sudafrica vuole un ordine di emergenza che inviti Israele a sospendere la campagna militare, lanciata dopo l’attacco dei combattenti palestinesi guidati da Hamas il 7 ottobre, che ha ucciso 1.140 persone, secondo le autorità israeliana.
Lo Stato ha intentato causa alla fine di dicembre, citando dichiarazioni rilasciate da funzionari pubblici israeliani e le azioni dei suoi militari.
L’accusa elenca anche il blocco alimentare e la distruzione dei servizi sanitari essenziali per le donne incinte e i bambini come misure di Tel Aviv “intese a provocare la loro distruzione [dei palestinesi] come gruppo”.
Oltre l’85% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza è sfollato dal 7 ottobre, con le agenzie umanitarie che avvertono del rischio di carestia in un contesto di fame crescente. L’enclave di 365 chilometri quadrati (141 miglia quadrate) è già sotto blocco israeliano dal 2007.
È la prima volta che Israele viene processato ai sensi della Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite, redatta dopo la Seconda Guerra Mondiale alla luce delle atrocità commesse contro gli ebrei e altre minoranze perseguitate durante la Shoah.
Sebbene qualsiasi sentenza sia inapplicabile, una sentenza contro Israele ha un enorme significato simbolico.
Quali sono le conseguenze della sentenza?
Se approvata, l’ICJ potrebbe emettere un’ordinanza entro poche settimane. Nel caso Ucraina-Russia, la Corte Internazionale di Giustizia ha risposto alle richieste di Kiev di un ordine di emergenza contro l’invasione di Mosca in meno di tre settimane. Il tribunale, il 16 marzo 2022, ha ordinato alla Russia di “sospendere immediatamente le operazioni militari”.
Ci vorranno probabilmente anni prima che emerga una sentenza completa da parte della Corte, che stabilirà se Israele ha commesso un genocidio a Gaza. Un caso del 2019, che il Gambia ha intentato contro il Myanmar per la sua repressione militare nei confronti dei rifugiati Rohingya, è ancora in corso, a più di quattro anni dall’inizio.
Bisogna considerare anche che Hamas non è parte in causa e la Corte Internazionale di Giustizia potrebbe essere riluttante a dire che Israele dovrebbe cessare le sue azioni, quando non può chiedere ad Hamas di fare lo stesso. La corte potrebbe chiedere a Tel Aviv di mostrare, invece, più moderazione.
Israele è stato uno dei membri fondatori dell’ICJ negli anni ’50, in seguito all’assassinio di sei milioni di ebrei da parte della Germania durante la Seconda guerra mondiale. Il fatto che è probabile che Israele si debba difendere dalle accuse di genocidio davanti alla stessa corte ha un enorme simbolismo.
L’avvocato ebreo-polacco Raphael Lemkin coniò la parola “genocidio” nel 1944 e fece pressioni instancabili affinché venisse inclusa come crimine ai sensi del diritto internazionale. I suoi sforzi furono ripagati quando, nel 1948, l’ONU approvò la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del genocidio.
La Convenzione sul genocidio di cui Israele è firmatario è stata creata in conseguenza della Shoah. Ora Israele deve difendersi da tali accuse.
Le sentenze della ICJ sono giuridicamente vincolanti e non possono essere impugnate. Il problema è che il tribunale non ha un vero potere esecutivo.
Se Israele non si adegua, il Sudafrica può rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per far rispettare la normativa. Ma lì gli Stati Uniti, il principale sostenitore di Israele, hanno potere di veto in quanto membro permanente.
Washington potrebbe proteggere Israele dalla punizione, come ha fatto più volte in questa guerra. Dal 1945, gli Stati Uniti hanno posto il veto su 34 dei 36 progetti di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativi al conflitto israelo-palestinese.
Che cosa è l’ICJ?
L’ICJ è la massima corte delle Nazioni Unite, istituita nel 1945, che si occupa delle controversie tra paesi e fornisce pareri consultivi.
È composto da 15 giudici eletti per un mandato di nove anni dall’Assemblea generale e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La corte può essere ampliata con l’aggiunta di un giudice per ciascuna parte del caso, in questo caso Sudafrica e Israele.
Il Sudafrica ha nominato Dikgang Moseneke, l’ex vice capo della giustizia del paese, e Israele ha nominato Aharon Barak, ex presidente della Corte Suprema del paese.
Gli attuali giudici dell’ICJ provengono da Stati Uniti, Russia, Cina, Slovacchia, Marocco, Libano, India, Francia, Somalia, Giamaica, Giappone, Germania, Australia, Uganda e Brasile.
Qual è la tesi che il Sudafrica ha portato contro Israele?
In un ricorso di 84 pagine all’ICJ, il Sudafrica ha affermato che le azioni di Israele a Gaza hanno “carattere genocida perché intendono provocare la distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese”.
Israele ha respinto l’accusa, definendola “diffamazione del sangue” – un riferimento alle bugie antisemite che hanno avuto origine nel Medioevo, secondo le quali gli ebrei uccidevano ragazzi cristiani per usare il loro sangue per rituali religiosi.
Gli esperti hanno definito la richiesta un caso molto serio e ben documentato presentato dal Sudafrica.
“In un contesto di apartheid, espulsione, pulizia etnica, annessione, occupazione, discriminazione e la continua negazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, Israele, in particolare dal 7 ottobre 2023, non è riuscita a prevenire il genocidio”, dice il rapporto.
La corte è politica?
In teoria no, però, i giudici vengono selezionati in base al loro Stato di origine e queste sono scelte politiche.
I governi di Stati Uniti, Germania e Francia, che hanno ciascuno un giudice in tribunale, sono stati convinti sostenitori della campagna di distruzione di Gaza condotta da Israele, fornendole non solo copertura politica ma, nel caso di Germania e Stati Uniti, anche armi.
Anche Slovacchia, Marocco, India, Giamaica, Giappone, Australia e Uganda sono tutti stretti alleati americani, il loro voto potrebbe essere influenzato da accordi dietro le quinte.
Perché i paesi arabi non hanno avviato procedimenti contro Israele?
Quando Israele ha accettato la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che non avrebbe accolto le richieste degli Stati che non “riconoscono Israele o che rifiutano di stabilire o mantenere normali relazioni diplomatiche con Israele”.
Solo un paese arabo, la Giordania, ha sostenuto la petizione della Corte internazionale di giustizia del Sudafrica.
L’ex vicepresidente ad interim dell’Egitto ed ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohamed El Baradei, ha affermato che il fatto che gli stati arabi si siano astenuti dal partecipare ai procedimenti della Corte internazionale di giustizia contro Israele non rappresenta il volere dell’opinione pubblica araba.
In un post condiviso da El Baradei su X l’astensione dei paesi arabi è descritta come “una macchia che non potrà essere cancellata”.
Egitto, Marocco ed Emirati Arabi Uniti riconoscono Israele e sono parte della Convenzione sul genocidio, ma non hanno rilasciato dichiarazioni di sostegno alla Corte internazionale di giustizia.
Chi altro ha sostenuto la causa del Sudafrica all’ICJ?
L’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC), un blocco di 57 membri che comprende Arabia Saudita, Iran, Pakistan e Marocco, ha espresso il suo sostegno al caso il 30 dicembre.
Malesia, Turchia e Giordania hanno tutte sostenuto la causa del Sudafrica, presentando osservazioni di sostegno alla Corte Internazionale di Giustizia.
Anche la Bolivia ha sostenuto la causa, diventando il primo paese dell’America Latina a farlo.
Qual è la definizione legale di genocidio?
Quando si tratta di genocidio, il diritto internazionale riconosce la definizione contenuta nell’articolo II della Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite e nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
Questa definizione, accettata da più di 130 paesi tra cui Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito, afferma che per genocidio si intendono atti “commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
Sia Israele che il Sudafrica sono parte della Convenzione sul genocidio, il che significa che sono obbligati ad “adottare misure per prevenire e punire il crimine di genocidio”, come promulgare leggi o punire coloro che sono ritenuti colpevoli del crimine.
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