Giuseppe Conte: Dante in love
Scritto da Valentina Barile in data Marzo 12, 2021
Se Dante oggi fosse vivo, rispetterebbe la zona rossa? O con i teatri, i musei, i cinema chiusi e i festival letterari sospesi, scenderebbe in strada a leggere i suoi versi e quelli dei suoi amici? Cosa twitterebbe? Tra ombre e fantasmi di ieri e di oggi, Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Giuseppe Conte – poeta, scrittore, viaggiatore e attivista per l’ambiente – e il suo ultimo libro “Dante in love” (Giunti editore).
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L’amore come guida
«Mi sono anche subito accorto che l’attrazione verso la bellezza femminile viveva in me ombra con la stessa intensità di quando avevo la mia veste carne. Che sapevo ancora ragionare d’amore. L’ho presa come una consolazione, provare soltanto odio sarebbe stato ben triste». – da “Dante in love” (Giunti editore). Giuseppe Conte per noi su Radio Bullets: «Prima di scrivere “Dante in love” avevo semplicemente l’idea di dedicare un omaggio al poeta. Ma un omaggio diverso. Insomma, togliergli un po’ di polvere dalle spalle, di sottrarlo alla dimensione di statua, di cosa statica, austera, irraggiungibile e mostrarlo nella sua essenza umana. Di uomo che ha scelto l’amore come guida e lo ha vissuto in tutte le sue dimensioni. L’idea di fondo è stata quella del contrappasso; Dante ha amato troppo le cose terrene e il signore dell’universo lo manda – lui che ha viaggiato col corpo proprio tra le ombre dell’aldilà – come ombra sulla Terra, una notte all’anno. Ombra invisibile che ha memoria e desideri, ma non può toccare nulla, neppure tentare l’ipotesi di una carezza».
“Dante in love” è una favola che mette a promemoria i drammi reali. Ci siamo chiesti come reagirebbe Dante se oggi vivesse lo stato di emergenza che stiamo affrontando. Come potrebbe essere influente il suo pensiero e se riuscirebbe a fare rumore con le sue parole. Come darebbe voce a chi non la ha, o a chi la ha ma rischia di avere un tono troppo basso per essere ascoltato. Giuseppe Conte: «Mi immagino che un temperamento come quello di Dante, oggi, combatterebbe. Alzerebbe la sua voce. Mentre la pandemia infuria e fa vittime, Dante lo vedo – me lo vedo – che alza la sua voce contro la corruzione, contro l’inefficienza, e lo vedo contestare provvedimenti sbagliati. Io credo che inveirebbe anche – inveire è la sua natura –, e inveirebbe contro il potere: questa è un’idea. O forse, lontano da tutto, si ritirerebbe – lontano da tutto e da tutti – isolato, chiuso, a scrivere qualche altro capolavoro… chi lo sa».
Ombre o visioni?
«Ecco, ci sono, anche questa sera. Lasciami prendere respiro. Devo essere conciato ben male. Il viaggio è lungo, da dove vengo io sino a qui. Il sole è appena sceso dietro i tetti, le cupole, le torri della città. Come ogni volta. Il buio non è ancora fitto. Guarda, dilaga nell’aria tra le vie e le case come un’acqua cupa. Le ombre lunghe proiettate a terra da edifici e passanti svaniscono. Ma tutto ormai ha preso il loro colore. Tutto è ombra. Me compreso. Mi ascolti? Questa è la mia ora e la mia stagione. È appena passato l’equinozio di primavera. Le ore di buio sono ancora in equilibrio con quelle di luce. È adesso, con l’arrivo del buio, che demoni, spiriti, fantasmi escono dal sonno e si mescolano agli umani. Si preparano a visitarne i sogni». – da “Dante in love” (Giunti editore).
«Dante – nel pieno del confinamento, mentre vivevo chiuso nel mio studio tra paure, angosce – mi è apparso, sì, proprio come a Victor Hugo, più di un secolo e mezzo fa. Mi è apparso e si è impossessato della mia fantasia, prima di tutto. Della mia fantasia, prima di tutto, e poi della mia penna, e soprattutto della mia voce. Nel libro, Dante parla, ma come ombra non ha voce, e dunque parla dentro di sé e trova il veicolo della mia voce per rivolgersi agli altri: al giovane senzatetto che solo alla fine si saprà chi è davvero, alla ragazza americana, alla studentessa Grace che diventa la sua Beatrice di strada, la sua ultima fiamma d’amore. Dante parla la lingua dei contemporanei, l’ha imparata, vuole farsi capire, vuole comunicare la sua straordinaria avventura. Ma un’avventura straordinaria lo è davvero, quella di essere un’ombra caduta dal cielo in Terra, e per di più un’ombra innamorata di una ragazza della Terra».
Frammenti invisibili
Raccontare il contemporaneo è anche il lavoro del reporter, di chi si trova in strada: in vie di guerra o in vie di pace, nella giungla amazzonica o nei quartieri delle megalopoli. Riportare il contemporaneo è qualcosa che ai fini della narrazione implica il prelievo dal presente di quei frammenti che stanno scorrendo sulla linea del tempo e dilatarli, spiegarli, approfondirli. Giuseppe Conte ci racconta come ha fatto nel suo ultimo libro “Dante in love”: «È proprio l’elemento fantastico che mi affascina. D’altra parte, però, la fantasia non fa dimenticare quello che è la realtà, non deve. E dunque, il libro: all’interno di una storia fantastica si trovano episodi che hanno a che fare con l’attualità più stretta: la violenza sulle donne, che è il delitto più grave, più immondo, l’inquinamento dell’aria, la pandemia con tutti i suoi rituali incomprensibili per Dante-ombra, ma carichi in ogni caso di sofferenza. E la violenza contro i più deboli, gli ultimi: nel libro c’è tutto questo, ed è questo insieme di fantasia e realtà che per me è il cuore del libro, scritto tra Milano e la casa di Sanremo dove mi sono chiuso all’arrivo della pandemia. Sono andato veloce, lavorando molte ore al giorno senza stacchi, sino a prodursi di effetti allucinatori utili, in fondo; scrivendo un libro in cui si parla di ombre e di fantasmi. Ho impiegato molto meno che per scrivere altri romanzi più complessi e più architettonici: qui mi sono affidato proprio al fluire della voce».
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