Gloria Fossi e “L’oggetto misterioso”

Scritto da in data Ottobre 15, 2021

Perché viaggiamo? Perché andiamo sulle tracce di qualcuno o qualcosa? Scegliamo una strada da percorrere solo per il gusto di spostarci? Valentina Barile su Radio Bullets con Gloria Fossi – storica dell’arte, scrittrice, giornalista – e il suo ultimo libro, “L’oggetto misterioso”, pubblicato da Giunti editore.

Ascolta il podcast

Enigmi

Tracce di forme e colori. Cosa spinge l’uomo all’andare? E cosa spinge la nostra ospite, Gloria Fossi, alla ricerca continua di bellezza? Bentornata su Radio Bullets: «Esistono alcune passioni che porto dentro, direi, da sempre: la storia, i libri, i viaggi, l’arte, la musica, la letteratura che si intrecciano sempre nei miei studi. I mondi lontani e anche quelli vicinissimi. Ho cominciato quasi da bambina ad amare in particolare la storia dell’arte, i grandi artisti, i loro capolavori, ma anche quelle figure anonime, per esempio quelle della preistoria, delle quali non sempre è facile seguire le tracce. Opere senza nome, nomi senza opera. Poi l’amore per il viaggio ha fatto il resto, ho sempre fantasticato sulle carte geografiche, sugli atlanti, seguendo l’inclinazione di grandi autori come Melville, Stevenson, Conrad. La loro curiosità per mondi lontani mi ha portato poi con la mia formazione di storica dell’arte a focalizzare i miei interessi, i miei studi, i miei viaggi poi su un tema, su un’opera, su un artista. Ci sono oggetti misteriosi, di cui parlo in questo libro, per i quali rammento perfettamente quando ho iniziato a occuparmene, per esempio, per i fiori della “Primavera” di Botticelli, molti anni fa, oppure per un singolare infants sit in un dipinto del Cinquecento del Veronese, che vidi per la prima volta a Londra, per altri, invece le suggestioni si sono intrecciate negli anni».

Segreti

Gloria Fossi

Ogni oggetto ha una storia, come ogni cosa. Le storie si infilano in ogni crepa, taccuino, o dipinto. Le arti hanno il potere di raccontarle in colori, forme e sfumature diverse. Come si cerca la storia di un oggetto? Lo chiediamo a Gloria Fossi: «Ho sempre pensato che lo storico dell’arte, un po’ come l’archeologo, somigli a un decective: suggerisce ipotesi, propone cronologie, intreccia contesti, chiarisce usi e significati. Per fare questo io mi avvalgo solitamente di due procedimenti, di due approcci addirittura opposti. Capita a volte che abbia studiato un’opera a lungo, per anni anche sui libri, nelle biblioteche, negli archivi, e che poi spinta da questo interesse, da queste indagini sia andata sul campo, per così dire, cioè abbia viaggiato alla ricerca dell’artista che ha studiato quell’opera o che ha concepito quell’opera in un determinato posto e altre volte, invece, ho fatto esattamente l’inverso, cioè un viaggio mi ha stimolato con i suoi profumi, i suoni, la musica, l’opera stessa, diciamo ammirata dal vivo, a tornare a casa e a occuparmene, anche in questo caso per anni, e spesso mi è capitato anche di riformulare ipotesi che io stessa avevo proposto tempo addietro e che ritenevo granitiche. E poi mi sono anche fatta aiutare da scienziati, da specialisti di materie che non erano le mie, come musicisti, zoologi, astrofisici, ecc.»

Viaggi

Cosa è “L’oggetto misterioso”? Il filo che riporta all’origine dell’ispirazione, la verità, la fonte, qualcosa da cui ha avuto inizio un colore, uno stelo, una rappresentazione. Una storia. Gloria Fossi conclude su Radio Bullets: «La grande mappa che come un atlante ho voluto inserire nel libro ha diversi significati, naturalmente il primo è quello dei viaggi che io ho fatto sulle tracce di queste opere in tutto il mondo, però ha anche il significato dell’intreccio che queste opere d’arte hanno fra di loro e anche dei loro luoghi, per esempio, il caso più eclatante forse è quello di un’opera di Gauguin, “Nevermore”, che è stata concepita a Punaauia, sulla costa di Tahiti – dove sono stata, in Polinesia –, e che poi ha fatto un tragitto lunghissimo, che io ho cercato di reimmaginare su basi assolutamente storiche e documentarie perché la storia, per me, è la base fondamentale, non la fantasia. Quest’opera poi è finita a Parigi, passando dal porto di Marsiglia, e poi da Parigi, alla fine, a Londra, quindi ha percorso migliaia di chilometri. E che cosa lega, per esempio, la Ginevra de’ Benci di Leonardo Da Vinci a Jacqueline Kennedy è, per esempio, un ricordo assolutamente personale di un’opera che comunque è stata concepita a Firenze, da Leonardo da Vinci, ma che poi è finita alla National Gallery di Washington dove l’ho vista, appunto, assieme a Jacqueline Kennedy».

Ascolta/leggi anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]