Ho immensamente voluto
Scritto da Valentina Barile in data Gennaio 8, 2021
C’è solo un modo per conoscere un paese, un popolo, una cultura: prendere uno zaino e partire. Decidere di vivere un microcosmo per comprenderne la storia. Per conoscere il suo passato e definire il presente attraverso le storie di donne e di uomini che lottano per i cambiamenti. Valentina Barile su Radio Bullets con Gabriele Barbati – è stato corrispondente da Pechino per Radio Popolare e SkyTG 24. Reporter, cameramen e tante altre cose – e il suo ultimo libro “Ho immensamente voluto” (Funambolo Edizioni).
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È una storia vera?
Questa rubrica, seppure tratti di narrazione – e molto spesso, quando si parla di narrazione, si pensa alle esigenze letterarie e, di conseguenza, si è portati a pensare che ci sia dell’invenzione nelle storie raccontate attraverso i libri –, parla di storie accadute o che accadono intorno a noi, nella strada di un quartiere al chilometro più prossimo o a migliaia di chilometri di oceano, o di terra. Gabriele Barbati, ai nostri microfoni, racconta il suo libro: «È una storia vera, è la storia di Zeng Jinyan e Hu Jia, una coppia che conobbi nel 2006, all’inizio della mia esperienza in Cina. L’ho messa insieme da allora, pezzo per pezzo, tramite le conversazioni avute con loro negli anni, ma anche usando episodi e riflessioni pubblicati da Zeng Jinyan stessa sul suo blog e sui social media. Veri sono, peraltro, anche gli altri protagonisti del romanzo e le loro vicende: attivisti, avvocati, critici del governo cinese in generale, che una volta bollati come nemici pubblici sono stati annientati dalle autorità con controlli, carcere, esilio e in qualche caso la morte».
Signora Chen, salve! Non ci conosciamo, ma ho seguito da vicino la sua situazione e quella della vostra famiglia. Voglio esprimerle l’ammirazione che nutro per Chen Guangcheng, per il suo coraggio e il suo attaccamento alla verità, e la mia ammirazione per lei. So che anche lei e il suo bambino avete dovuto sopportare l’ingiustizia di arresti domiciliari e di vessazioni continue. Le scrivo non per compassione, ma per condividere il dispiacere profondo e la delusione per il paese che amiamo e a cui abbiamo deciso di dedicarci, il paese malato che sta violentando una madre e un figlio di neanche un anno. Suo marito è tra quanti hanno voluto recuperare questa nostra società dall’abisso in cui sta cadendo e perciò lo ringrazio. So bene tuttavia che, dietro il sacrificio di un uomo, c’è la cura di una donna preoccupata di proteggere un marito, una famiglia e la propria felicità. Voglio che sappia che Chen Guangcheng non sta combattendo da solo e che milioni di madri e mogli in Cina e altrove nel mondo sono con voi. Abbia cura di sé, cari saluti, Zeng Jinyan. – da Ho immensamente voluto (Funambolo Edizioni).
Gabriele Barbati su Radio Bullets: «Io ho vissuto e lavorato a Pechino per cinque anni e mezzo, ho conosciuto persone che portavano i segni di una contraddizione; il Paese, sì, si era arricchito… si è arricchito negli ultimi quarant’anni, ma arroccandosi nel modello politico ai tempi di Mao, ossia un sistema autoritario guidato sempre dal partito comunista. E allora mi sono domandato: che ne è dei tanti cinesi che chiedono libertà e diritti, oltre a questo miracolo economico. E allora ho voluto provare a dare questa risposta a me stesso e a un pubblico più ampio che di Cina ha trovato poco, onestamente, sui giornali o in televisione negli ultimi anni – lo dico da giornalista. Nel fare questo, il romanzo – dunque, una vera e propria narrazione che arrivasse al cuore del lettore –, mi offriva la possibilità di dare anima e corpo alla testimonianza di chi si è trovato sul lato sbagliato del miracolo cinese».
Il presente mai passato
La storia di Zeng Jinyan e Hu Jia, come la storia di tante altre donne e di uomini che, in questo momento, provano a fare qualcosa nel proprio paese, è l’affermazione degli eventi che succedono mentre una parte di mondo dorme o sorseggia un caffè, ignorando che il minuto che passa può essere fatale per qualcuno, qualcosa, per un paese, uno stato, un villaggio. Per il futuro di una generazione.
«Tra i bei commenti ricevuti finora al libro, ce n’è uno che non mi aspettavo: “Questo libro è urgente”. Io l’ho scritto a varie riprese negli ultimi dieci anni senza sapere che il romanzo sarebbe uscito nel 2020. Ora, a pensarci, in quest’anno terribile di Covid molti in Italia si sono chiesti come sia stato possibile che un virus comparso in Cina, un paese pronto a un’emergenza di questo tipo vista l’esperienza di dieci anni fa con la Sars, sia potuto diventare una pandemia. Beh, il romanzo parte da una epidemia, quella di Aids degli anni Novanta, e dice del comportamento e delle responsabilità delle autorità cinesi in una crisi di questo tipo. Oppure, nelle scorse settimane, abbiamo assistito alle condanne dei giovani leader che hanno guidato la protesta di Hong Kong contro le leggi – diciamo – “ammazza-democrazia” volute da Pechino. Adesso sono in galera dopo un processo farsa, in celle con la luce sempre accesa, controllati da telecamere. Lo stesso, in pratica, che descrivo di Hu Jia, uno dei due protagonisti del romanzo quando venne incarcerato nel 2008. In effetti, la Cina raccontata nel libro fa capire cosa accade oggi a Hong Kong, e poi questo è il paese che ci sta dominando, oggi economicamente, domani, forse, politicamente. E allora, probabilmente, sì… può essere urgente provare a entrare dentro la Cina attraverso un libro».
Come ricominceremo?
La Sars-Cov-2 rappresenta uno spartiacque che abbraccia meridiani e paralleli senza esclusione di mari, ghiacciai, oceani o terre remote. Ovunque vi sia traccia di essere umano, seppur a passo lento, il virus è giunto a far danni. Cosa accadrà dopo questo periodo di staticità forzata? Gabriele Barbati conclude su Radio Bullets: «La Cina si fonda da decenni su un patto imposto dal partito comunista alla popolazione. Io vi do benessere economico e sicurezza, in cambio, voi rinunciate ad alcune libertà, in primis quella di espressione e di scelta dei leader politici. Quindici, venti anni fa, i protagonisti del mio romanzo, quell’avanguardia di cittadini – diciamo – coscienziosi che non accettava questo patto, poteva ancora aggirare i controlli della polizia e della censura e ottenere dei cambiamenti, seppure pagandone le conseguenze. Oggi, invece, il sistema autoritario di Pechino si è avvalso di telecamere nelle strade, del riconoscimento facciale, dei big data per rintracciare i casi sospetti di Covid ma anche chi dice, scrive o fa qualcosa di sgradito al governo per accusarlo subito di sovversione. Dunque, cosa dobbiamo aspettarci – mi è stato chiesto – dal futuro? Beh, l’equilibrio attuale in Cina si spezza se il partito non riesce a mantenere la propria promessa – cosa che finora non è avvenuta – oppure se la massa di quanti non vogliono stare in questo patto autoritario, i dissidenti raccontati nel libro, i manifestanti di Hong Kong, ma anche le minoranze etniche e culturali come gli uiguri e i tibetani che subiscono incarcerazioni di massa e lavori forzati per le aziende statali, se questa massa diventerà grande abbastanza da spingere il partito, a un certo punto, ad aprire la politica così come fatto quarant’anni fa con l’economia».
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