L’ignobile arte – Collins vs Resto
Scritto da Giuliano Terenzi in data Aprile 5, 2020
Il match di cui voglio raccontarvi, difficilmente si colloca sotto la voce “nobile arte”, molto più facile classificarlo fra quegli incontri “sporchi”, che non hanno nulla a che vedere con la nobiltà riconosciuta al pugilato, in cui sono venute a mancare la lealtà sportiva e il rispetto delle regole, regole appositamente studiate proprio per rendere meno cruenta e pericolosa la boxe. Regole che, se vengono disattese, possono provocare danni diretti o indiretti disastrosi.
Per un’esperienza più coinvolgente, invece di leggere ascoltate il podcast
La notte del Madison Square Garden
Sul ring del Madison Square Garden di New York il pubblico è in attesa di assistere all’incontro di cartello: Davey Moore contro Roberto Duran, valido per il titolo mondiale. Nell’attesa che cominci l’incontro principale, deve accontentarsi di un incontro, alla meglio delle dieci riprese, della categoria pesi welter, tra il pugile di origine irlandese Billy Collins Jr. e il portoricano Luis Resto.
All’angolo blu, con un paio di pantaloncini verdi smeraldo, il ventunenne Billy Collins Jr. nato ad Antioch, un sobborgo di Nashville, nel Tennessee; è un figlio d’arte e il padre, pugile in attività negli anni 50, lo assiste sul ring. Si presenta a questo match da imbattuto con 14 vittorie, delle quali 11 per ko, nessun pareggio e nessuna sconfitta.
All’angolo opposto, con indosso un paio di pantaloncini rosso fiammanti, il ventottenne Luis Resto, un portoricano nato a Juncos, che all’età di nove anni si trasferisce nel Bronx con la famiglia. A 14 anni “assaggia” già la galera: deve scontare sei mesi in un centro di riabilitazione per persone con disturbi psichici, reo di aver malmenato il suo professore di matematica. Nonostante occupi il decimo posto nelle classifiche, i numeri di Resto sono meno importanti di quelli di Collins Jr.; il portoricano non ha mai battuto pugili di grande livello: 19 incontri vinti di cui 8 per KO, 7 persi e 3 pareggiati.
Li aspettano dieci riprese da 3 minuti per un totale di 30 minuti di incontro.
Fuori i secondi. Gong, si parte.
Boxe
Primo round: più tecnico Collins avvantaggiato dalla statura e quindi dall’allungo con cui può portare il classico jab di preparazione, più aggressivo Resto che cerca da subito di accorciare le distanze per neutralizzare il vantaggio fisico di Collins costringendolo al corpo a corpo. Nessuna fase di studio, subito un combattimento aggressivo con ottime combinazioni a due mani di Collins preparate dal continuo jab sinistro. Bum, bum, bum: destro, sinistro, destro di Collins a metà ripresa con Resto che incassa bene, anche una seconda e identica combinazione a fine ripresa.
Secondo round: subito Resto aggressivo a centro ring che cerca di ingaggiare il corpo a corpo con Collins che si tiene sulla difensiva. Combinazioni a due mani di Resto che mira al volto di Collins che reagisce con due combinazioni: bum, bum, bum con un gancio destro a chiudere che si stampa sul volto di Resto che, comunque, sembra assorbire bene i colpi e passa al contrattacco lavorando al corpo e accettando scambi a viso aperto a centro ring. Resto prende più pugni ma è il volto di Collins che appare più mal messo, soprattutto sull’arcata sopracciliare sinistra.
Terzo round: durante la pausa, all’angolo di Collins hanno lavorato di crema, ghiaccio e acqua sul viso del loro pugile ma non c’è molto tempo per riprendersi: i due sfidanti sono di nuovo a centro ring, Collins sempre molto pulito bam, bam, bam, solita sequenza, che prepara la strada ad altri due colpi ben messi. Reagisce Resto con una bella combinazione a due mani. Collins sembra sentire di più i colpi rispetto al suo avversario e i segni sul suo volto lo confermano. Duri scambi a centro ring: Collins è visibilmente in difficoltà a fine ripresa ma trova comunque la forza per contrattaccare. Suona il gong ma i due non si fermano: prima un colpo di Resto a Collins e poi due di Collins a Resto. Mentre tornano agli angoli si guardano in malo modo.
Da questo terzo round l’incontro cambia direzione rispetto alle prime riprese: Collins continua a boxare come sa fare, senza indietreggiare, accettando lo scontro e centrando più volte l’avversario che, nonostante tutto, assorbe bene i colpi. Viceversa, il suo di volto si segna sempre di più sotto i colpi a due mani di Resto. L’arcata sopraccigliare sinistra preoccupa l’angolo di Collins ma anche l’occhio destro è evidentemente gonfio; doppia razione di ghiaccio e crema di vasellina alla fine del sesto round. Il settimo round è molto duro per Collins che esce con un occhio completamente tumefatto tanto che l’arbitro si avvicina all’angolo per controllarne le condizioni. Ottavo e nono round a senso unico anche se Collins, con il volto devastato, dimostra un incredibile carattere combattivo tanto da costringere l’angolo di Resto, durante la pausa prima dell’inizio dell’ultimo round, a fargli aspirate i sali. Ultima ripresa senza storia: Collins combatte praticamente ad occhi chiusi e Resto concentra il suo destro mortifero sull’occhio sinistro e sul volto dell’avversario.
La fine dell’agonia di Collins Jr.
Dieci riprese dure, durissime, 30 minuti interminabili per Collins che, pure, aveva iniziato meglio di Resto e si presentava anche da favorito: alla fine il suo volto appare deformato e ridotto ad una maschera con gli occhi completamente chiusi e tumefatti tanto che dovrà essere trasportato in ospedale dove gli viene diagnostica la lesione dell’iride dell’occhio destro e gravi danni a quello sinistro: rischia seriamente di rimanere cieco ma quello che invece è sicuro è che, a 21 anni appena compiuti e con buone prospettive di carriera, non potrà, certamente, più salire sul ring.
Torniamo al Garden perché l’incontro non è del tutto finito: il pubblico applaude, Collins senior consola e abbraccia il figlio all’angolo, Resto si avvicina a Collins per salutarlo a fine match, lo abbraccia, si complimenta e lo bacia; fa per allontanarsi ma è trattenuto dal padre di Collins che si incuriosisce dei guantoni del pugile di origine portoricana che cerca di sottrarsi cercando con lo sguardo l’aiuto del suo angolo. Collins padre trattiene a forza Resto e gli stringe fra le mani il guantone destro che tanti danni ha provocato sul viso del figlio, lo sente stranamente leggero e vuoto. Urla: “non c’è l’imbottitura, hanno tolto l’imbottitura!”. Si avvicinano anche l’arbitro ed il commissario per capire meglio la situazione ma, comunque, Resto viene dichiarato vincitore dell’incontro mentre il pubblico lo fischia e rumoreggia.
Pochi minuti dopo, negli spogliatoi, la commissione scopre che dall’interno dei guantoni di Resto è stata rimossa la metà dell’imbottitura di crine di cavallo che si usava al tempo per attutire il colpo. In aggiunta, in seguito a una tardiva testimonianza del pugile, si scopre che il bendaggio era stato imbevuto con una sostanza indurente, tipo gesso a presa rapida, trasformando, praticamente, i guantoni in mattoni.
Resto ammette anche che, in almeno altri due incontri, si è servito di questi mezzi illegali e pericolosi. La Commissione di inchiesta porta il caso davanti alla Commissione Atletica dello Stato di New York dove sia Resto, sia Carlos Lewis, suo allenatore, vengono riconosciuti colpevoli e squalificati a vita; il risultato dell’incontro viene aggiornato in no-contest – nessun vincitore, nessun perdente -. Inoltre, per effetto della denuncia presentata dalla famiglia Collins, vengono condannati per “aggressione”, “possesso criminale di arma” e “cospirazione” e, per questo, costretti a tre anni di carcere dei quali ne sconteranno due e mezzo.
La vita dopo l’incontro
A distanza di nove mesi da quell’incontro fatale, il 6 marzo del 1984, Billy Collins muore in un incidente stradale. La sua automobile finisce dentro un fiume a due passi da casa, la morte è istantanea. L’autopsia verificherà un alto tasso alcolemico nel corpo dell’ex pugile che, dal giorno di quel maledetto e sporco combattimento, dopo aver cercato due lavori e averli perso in breve tempo, non è più stato lo stesso ed è entrato in depressione, trovando solo nell’alcol un finto e deleterio alleato.
A dire il vero, anche la vita di Luis Resto, dopo l’accaduto, si è andata via via complicando: ha vissuto per 10 anni in uno scantinato di 6 metri quadrati sotto una palestra, senza bagno, lontano dai figli, dalla moglie e dai nipoti per poi essere accolto dalla sorella, insieme ai suoi tre figli, in un monolocale. Tornato nel Bronx, ha cominciato il suo percorso di recupero dedicandosi ad allenare alla boxe i ragazzi del suo vecchio quartiere.
Chissà se, oltre alla tecnica, insegna anche il rispetto delle regole e la lealtà.
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