Il plan venezuela

Scritto da in data Aprile 16, 2019

Una profonda ristrutturazione del debito pubblico esterno, creazione di un contesto macroeconomico e un quadro normativo adeguato e stabile che consenta di attirare investimenti nazionali e internazionali in settori chiave per la ripresa dell’economia e infine lo sviluppo di sforzi per recuperare capitale illecito a seguito di operazioni illecite e saccheggi del patrimonio nazionale. Yon Goicoechea, direttore del piano di ripresa economica nel settore petrolifero del governo ad interim di Guaidó, ha spiegato a Radio Bullets cosa accadrà dal primo giorno in cui un governo potrà esercitare le sue funzioni, quando il presidente Nicolás Maduro non sarà più al potere.

Barbara Schiavulli per Radio Bullets

Musica: Money, money, Money /Abba

Un paese in ginocchio

Si parla del Venezuela in crisi, di un paese in ginocchio, di quello che è di quello che è stato. Poco invece si parla dei progetti futuri e di come l’opposizione un giorno potrebbe affrontare la crisi qualora balzassero loro al potere. Ricominciare non sarà né facile né indolore. Intanto però si lavora già da mesi su come far rinascere il Venezuela. Il presidente ad interim Guaidò ha di recente presentato il Plan Venezuela, che suggerisce che i finanziamenti arriveranno da quattro fonti fondamentali: il massiccio aiuto delle organizzazioni finanziarie multilaterali e dei paesi interessati al ripristino della democrazia e dello sviluppo in Venezuela. Una profonda ristrutturazione del debito pubblico esterno, che contribuirà ad aprire lo spazio fiscale per garantire una traiettoria sostenibile delle finanze pubbliche, la creazione di un contesto macroeconomico e un quadro normativo adeguato e stabile che consenta di attirare investimenti nazionali e internazionali in settori chiave per la ripresa dell’economia, come l’industria petrolifera e infine lo sviluppo di sforzi per recuperare capitale illecito a seguito di operazioni illecite e saccheggi del patrimonio nazionale.

Yon Goicoechea, è il direttore del piano di ripresa economica venezuelano del settore petrolifero del governo ad interim di Guaidó, ha spiegato a Radio Bullets cosa accadrà dal primo giorno in cui il governo potrà esercitare le sue funzioni, quando Nicolás Maduro lascerà il potere

Quali sono le prime cose da fare per migliorare la situazione economica nel paese?

Mi concentrerò sull’energia e naturalmente faccio parte del piano di ripresa economica, ma dal punto di vista economico in generale abbiamo predisposto delle misure per stabilizzare l’economica venezuelana nel primo anno, concentrandoci sull’iper inflazione, la politica del Bolivar e anche la stimolazione della ripresa del sistema produttivo. Una delle prime cose da fare è andare al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale, alla Banca Interamericana di sviluppo e da altre realtà multilaterali finanziare per ottenere fondi per rifar partire l’economia, senza questo è impossibile fare qualsiasi cosa.

Perché dovrebbero fidarsi dell’opposizione o di un nuovo governo?

Ci conoscono, le persone che stanno negoziando questo processo, fanno parte di un team che ci lavora da tempo, almeno due anni, ci siamo consultati molto e sono sicuro che riusciremo non solo ad attrarre investimenti, ma anche crediti per il Venezuela, ed è il primo passo per il recupero dell’economia. Ed è anche la differenza fra il Chavismo e noi, abbiamo la fiducia del mondo, il sostegno del mondo. Il secondo passo è quello di dare autonomia alla Banca Centrale, stiamo vivendo un’esemplare mancanza di valuta.

Come si ferma la iperinflazione?

Fermando l’emissione di denaro senza avere riserve alle spalle, tra le cose principali. Bisognerà poi rinegoziare i nostri debiti esterni, vale anche per il debito finanziario che per quello commerciale, per il debito della Repubblica e della compagnia petrolifera statale. Seguiremo le procedure del fondo monetario internazionale, ci sono alcuni passi da fare e standard a cui adeguarsi.

Cina e Russia saranno d’accordo nel rinegoziare il debito?

Vedi, di fatto a Russia e Cina, abbiamo pagato i debiti finora, non sono il problema principale, il problema sono quei bond, titoli che non sono stati pagati. Bisogna rinegoziare tutto. Poi dobbiamo trasformare il modo in cui noi sovvenzioniamo l’economia, ora viene agevolato tutto indirettamente producendo una lunga catena di corruzione e inefficienza. Bisogna cambiare e trovare un modo diretto, come? Per esempio in Iran che ha un problema simile con il prezzo del gasolio, hanno deciso il prezzo di mercato, ma lo hanno sovvenzionato direttamente alle famiglie, mettono i soldi direttamente nei conti bancari delle famiglie che ne hanno bisogno. Noi vorremmo fare lo stesso, cercare di adeguare il prezzo di mercato che vada bene anche per l’elettricità, per la benzina. Il prezzo sarà più alto, ma la gente riceverà il denaro per pagare quel prezzo. Così almeno il petrolio non finirà in Colombia, uno dei problemi principali è che se hai prezzi ridicoli in Venezuela, i colombiani comprano il petrolio qui o lo fanno fuoriuscire illegalmente. Un altro risultato ovvio è che in questo modo la gente sprecherà meno benzina. Lo stesso vale con l’elettricità, con il gas domestico, o con i trasporti pubblici. E’ anche un modo per lottare contro la corruzione. Per esempio, parliamo di cibo, che cosa succede oggi? C’è un generale che controlla tutte le importazioni del grano, fa pagare un prezzo eccessivo per la vendita interna e si tiene la differenza. Poi il grano passa a un’altra istituzione che lo distribuisce a prezzo basso, fa affari con alcuni privati che si comprano tutto a poco e poi riaumentano il prezzo sul mercato locale. E questo è il secondo anello di corruzione, e poi ce n’è un terzo, un quarto. Se si spezza questa catena e si dà il grano direttamente a chi serve si può recuperare un sacco di soldi corrotti.
ovviamente non è una nostra idea, è una strategia messa in piedi anche da altri paesi, in Colombia ci sono i vaucher per l’istruzione, tickets con i quali pagare la scuola per i figli. Si può scegliere la scuola e non è lo sto che dice dove andare. Paghi la scuola con fondi pubblici. Da una parte la decisione di andare a chiedere crediti, di rinegoziare il debito e di cambiare le agevolazioni e abbiamo un piano piuttosto aggressivo per recuperare i soldi rubati. Parliamo di 300 mila milioni di dollari negli ultimi 15 anni.

Che cosa accadrà ai corrotti?

Abbiamo offerto l’amnestia a quelli che decideranno di accettare la transizione democratica, ovviamente dovranno restituire i soldi, non è di sicuro gratis, ma hanno un’ultima opportunità, se non accetteranno, andranno in prigione e prenderemo i soldi comunque. Quindi invitiamo a partecipare ora e di salire a bordo dell’ultimo treno per la libertà.

E alle persone che in questi anni si sono visti espropriare terre e fabbriche?

Lo Stato ha la responsabilità di risarcire queste persone che sono state derubate. E non è una cosa semplice perché ci sono state persone che sono state minacciate, che sono state frodate dallo stato, ci sono aree che sono state occupati da altri che sono stati messi con un qualche titolo e pensano di avere il diritto di essere lì. Dobbiamo risolvere entrambi i problemi, i veri proprietari terreri e chi occupa la terra che non vogliamo siano sbattuti fuori violentamente, dobbiamo fare un lavoro molto profondo con un processo di negoziazione per ristabilire l’ordine nella regolazione della terra. Lo stesso vale per le corporazioni, beni, tutto quello di cui si è appropriato il governo.

Che ne sarà di tutti i programmi sociali punto di forza del socialismo che metteva i poveri al centro della politica?

E’ una preoccupazione valida. Siamo un paese oggi dove nove persone su 10 sono povere. Quello che intendiamo fare è rendere efficienti alcuni programmi sociali. E destineremo 8.5 mila milioni di dollari in piani sociali forti che includono la sanità, istruzione e lavoro. Abbiamo presentato questo piano due mesi fa, ne abbiamo parlato molto, non si tratta solo di far entrare aiuti umanitari che al momento sono importanti, ma non sarebbero mai abbastanza per risolvere il problema. Quello che cerchiamo di fare sarà di investire nelle infrastrutture sanitarie che sono ora in rovina e questo si può fare velocemente perché le infrastrutture esistono, bisogna solo rinnovarle e farle ripartire.

Non è un paese bombardato, è solo decadente, e dopo abbiamo un piano nutrizionale per le persone vulnerabili come bambini e anziani.

Abbiamo anche un piano per stimolare la forza lavoro, soprattutto nel settore pubblico, nei servizi pubblici, penso all’acqua, all’elettricità, la gente contribuirà a costruire un sistema che è collassato.

Per quanto riguarda l’agricoltura?

Tornando a parlare di economia, abbiamo un piano per diversi settori che riteniamo strategici in questo momento. Parlo di piani non a lungo termine, ma in quello che possiamo fare ora, possiamo aumentare la produzione agricola in un anno. Bisognerà riuscire a rimportare prodotti agricoli, dai fertilizzanti ai semi. E mentre cerchiamo di risolvere i problemi imminenti lavoriamo a progetti a lungo termine. Un altro settore importante è quello finanziario, oggi una piccola banca italiana potrebbe comprare tutte le banche del Venezuela messe insieme. Tutte insieme valgono più o meno 120 milioni di dollari in crediti, l’intero sistema bancario, è ridicolo. Con 350 milioni di dollari chiunque potrebbe comprarsi tutte le banche del paese. Ovviamente si deve fare qualcosa, non solo per l’economia ma per la sicurezza nazionale. E’ incredibile che un paese abbia un sistema bancario così vulnerabile. Stiamo anche pensando al turismo che è una grande risorsa. Cerchiamo di guardare al quadro completo, il lato sociale come quello macroeconomico, l’energia, l’agricoltura, le costruzioni, il turismo e politiche riforme. Tutto questo sarà impossibile se non ci sarà una separazione di poteri, stabilità politica, libertà, libertà economica e se non riusciremo a garantire trasparenza nell’amministrazione.

Sono convinto che abbiamo le idee giuste, lo so,

stiamo lavorando con amore, non solo con intelligenza, lavoriamo con un forte senso di responsabilità verso le persone, non ci siamo dimenticati dei più deboli, sappiamo di avere una responsabilità storica in questo momento.

So che siamo nel giusto, la sfida è riuscire ad implementare queste idee all’interno di uno Stato mafioso, dobbiamo trasformare un’intera amministrazione radicata in anni, in una nuova realtà.

Significa anche un cambio di mentalità?

Sì, non è una cosa che accadrà in un giorno, ma serve anche un cambio nelle procedure. Se si dà alla gente l’opportunità di essere corrotti, avrai gente corrotta, qui, in Italia, in Spagna, a Londra, ovunque. Quello che bisogna fare è mettere una amministrazione che lascia poco spazio alla corruzione, per esempio in altri stati c’è l’opposizione all’interno delle amministrazioni, ci sono bandi, per entrare nei posti. So che non esiste un sistema perfetto, ma la caratteristica per lavorare in un posto pubblico non deve essere che sei il cugino di qualcuno. Oggi qui è così. Se vuoi un lavoro nel settore pubblico e se vuoi insegnare all’università, se fare benzina ad un benzinaio, se vuoi un biglietto aereo devi pagare una mazzetta, e questo si deve fermare altrimenti saremo miserabili per sempre.

L’energia è il suo settore…

Siamo il paese più indebitato al mondo per quanto riguarda l’esportazione, abbiamo un debito di 160 mila milioni di dollari, e la nostra esportazione totale è di 10 mila milioni di dollari nel 2018. Non abbiamo un paese in grado di investire da solo nel settore energetico. E’ un problema, e non è una questione ideologica, se avessimo i soldi potremmo aprire una discussione su cosa deve fare lo Stato e cosa il settore privato, ma la situazione non è questa. Lo Stato non ha i soldi e non li avrà, riceverà credito dal fondo monetario, magari quest’anno 30 mila milioni di dollari. Ma che cosa accadrebbe se li investissimo in pozzi? O nell’industria del petrolio? Aspettando i guadagni che verranno nei prossimi anni. Che succede se investiamo lì e non in programmi alimentari, sociali, nella manutenzione delle infrastrutture, nella produzione? Quello che accadrebbe è il governo andrebbe a picco, il sistema collasserebbe. E’ impossibile pensare partendo dal settore energetico che non ci siano investimenti privati, abbiamo stimato che servono 200 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni, per tornare a produrre quello che producevamo 20 anni fa. Producevamo 3 milioni, 400 mila barili al giorno, ora ne produciamo meno di 1 milione al giorno. Per tornare da dove siamo partiti servono 200 miliardi di dollari solo per essere sempre un paese debole e vulnerabile, economicamente debole. Come possiamo farlo da soli? Non è possibile. Bisogna agire per attrarre investimenti, questo significa modificare delle leggi, liberare e permettere l’entrata di aziende per l’esplorazione del settore e lo sfruttamento del petrolio. Quello che succede ora è che ogni compagnia internazionale che arriva in Venezuela per investire nel settore primario, devono creare un’impresa mista dove Pdvsa, la compagnia statale petrolifera, per legge ne fa parte ed è maggioritaria proprietaria, e la compagnia straniera è minoritaria.

Non è che poi gli stranieri sfrutteranno le risorse e i venezuelani non avranno alcun beneficio?

Parliamone, il Venezuela è il paese più costoso in cui investire nel petrolio per ogni barile lo Stato prende il 92 per cento del conto. In Colombia è 66 per cento, in Argentina è più o meno, il 67-69 per cento. In Messico è 69. Quindi qui hai un sistema molto costoso, lo Stato prende troppi soldi, nessuno è attirato qui ad investire se non cambiamo e ci adiamo agli altri competitori della regione. Preferisco prendere il 72 per cento su un milione che il 92 sul nulla. E quello che sta succedendo ora è che perdiamo 2 milioni di barili al giorno negli ultimi 10 anni. E’ orribile quello che si sta facendo, per prendere più soldi si sta compromettendo tutte le finanze pubbliche. Dunque dobbiamo adattare tutto il nostro sistema fiscale per diventare più competitivi, dobbiamo aprire le porte agli investimenti privati nel settore primario, dobbiamo creare garanzie per gli investimenti, dobbiamo essere responsabili dei contratti che firmiamo ed essere seri, provvedere alla stabilità di questi contratti e dobbiamo far sì che la nostra amministrazione sia più trasparente. A questo riguardo proponiamo una legge dove il presidente di Pdvsa (ora un generale) e il ministro dell’Energia non siano la stessa persone, bisogna tornare a separare i poteri e i ruoli. Il ministro deve gestire le politiche dell’energia e non può essere parte di una compagnia, il presidente di Pdvsa deve provvedere a ricostruire l’azienda in modo da portare benefici ai venezuelani. Non abbiamo e non proporremo di privatizzare Pdvsa, resterà una compagnia pubblica. Non abbiamo intenzione di privatizzare le risorse, resteranno proprietà pubbliche. Quello che cerchiamo di fare è di razionalizzare, di creare un sistema più intelligente, più moderno e adatto alla realtà internazionale. Se lo facciamo, diventeremo uno dei paesi più appetibili per investire nel petrolio, abbiamo più petrolio di tutti i nostri rivali messi insieme nella regione. Abbiamo l’opportunità di cambiare le cose, bisogna capire che bisogna lavorare con il resto del mondo. Il nostro focus strategico è di far più soldi possibile nel più breve tempo per la gente del Venezuela, per farlo bisogna cambiare un sacco di cose nel settore energetico.

Quando potrebbe accadere?

Molto presto, molto presto.

Maduro potrebbe cominciare a combattere domani…

Non mi viene in mente nessun dittatore che non abbia detto che le cose che dice Maduro, il giorno prima di cadere. In ogni caso non sta ancora cadendo, ma non ci vorrà molto, non penso a giorni necessariamente, potrebbero essere mesi, ma il sistema è andato a pezzi.

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