Violenza sessuale e vergogna. Cosa è cambiato in Italia dagli anni del “Delitto d’onore”?

Scritto da in data Gennaio 13, 2022

«La vergogna nasce dalla specificità della violenza sessuale. […]  Il proprio corpo viene vissuto come uno strumento, di cui l’altro si sente assolutamente legittimato ad abusare. Il vissuto della donna è un vissuto di oggettivazione. […]  Di fronte a quell’evento traumatico non si percepisce più la propria umanità».

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Quello che non è cambiato

In un’Italia dove solo quarant’anni fa veniva abrogata la legge del “Delitto d’onore”, sono rimasti radicati molti dei pregiudizi maschilisti della società di allora.
«Chissà com’eri vestita», «Sì ma cosa ci facevi da sola a quell’ora?», «Cosa hai fatto per provocarlo?». Queste le domande più comuni che una donna che subisce violenza si sente rivolgere anche nel momento della denuncia. Atteggiamenti che tendono a giustificare, anziché condannare, un atto di oggettivazione del corpo altrui.
Contrariamente a quanto si pensi, le donne subiscono maggiormente violenza sessuale all’interno di una relazione stabile. Questa consapevolezza non è ancora parte integrante della nostra cultura.
Ne è un esempio la motivazione con cui è stato recentemente archiviato un caso di denuncia per maltrattamenti e stupro: un marito «si trova a dover vincere quel minimo di resistenze che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale». La mancanza di educazione al consenso è radicata, tanto quanto l’assenza di educazione sessuale in generale e le presupposizioni su come avvicinare le proprie compagne. No, non siamo nell’Italia del Delitto d’onore, ma a Benevento nel 2021.

Intervista 8 – Silvia Cristiani

Con Silvia Cristiani, psicologa e psicoterapeuta presso il Centro Antiviolenza Mascherona, parliamo di come il vissuto di violenza sessuale porti le donne a sentirsi strumento e oggetto, e non più persone. Ciononostante, la società spesso assume nei confronti delle vittime un atteggiamento colpevolizzante. 

Il podcast

Io sono Alice” è un progetto di Noemi Cenero, Elena Ferrando, Ilaria Gherardi e Caterina Valletta. In collaborazione con il Centro Antiviolenza Mascherona di Genova e l’associazione URKA.
“Io sono Alice” è raccontato da Carla Signoris.

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