Israele e la riforma giudiziaria: perché la gente è in piazza?
Scritto da Radio Bullets in data Luglio 25, 2023
La polizia israeliana ha usato gli idranti contro i manifestanti ieri, dopo che il parlamento del paese ha approvato una legge profondamente controversa per limitare i poteri della Corte Suprema.
Dopo una prima votazione a metà luglio, il voto decisivo è stato lunedì. Su un totale di 120 membri della Knesset, tutti i 64 parlamentari del governo hanno votato sì, il che significa che la legge è stata approvata. Il prossimo passo della riforma giudiziaria dovrebbe essere votato alla Knesset già in autunno: se approvato, darebbe al governo maggiori poteri sulle nomine giudiziarie.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Gerusalemme e Tel Aviv e continuano a scendere, per protestare contro una serie di drastici cambiamenti nel sistema giudiziario di Israele, un paese di 9,5 milioni di persone, sotto il governo di destra, che temono possa indebolire i controlli sul ramo esecutivo.
I manifestanti invocano scioperi generali, dalle aziende ai medici, e i leader dell’opposizione hanno promesso che contesteranno le riforme. Durante il fine settimana, decine di migliaia di manifestanti hanno marciato per 70 chilometri da Tel Aviv a Gerusalemme al culmine di mesi di proteste settimanali contro i cambiamenti che stanno spingendo il Paese verso un regime autoritario.
Le revisioni proposte comprendono cambiamenti radicali volti a limitare i poteri della magistratura, che vanno dalla limitazione dell’autorità della Corte Suprema di contestare le decisioni parlamentari all’alterazione del processo di selezione dei giudici.
La prima misura del nuovo progetto, è stata approvata all’unanimità dalla coalizione di governo del primo ministro Benjamin Netanyahu lunedì sera, dopo che l’opposizione ha abbandonato l’aula. “È un giorno triste”, ha detto il leader dell’opposizione Yair Lapid dopo il voto. “Questa non è una vittoria per la coalizione. Questa è la distruzione della democrazia israeliana”.
Cosa comportano le riforme giudiziarie?
La prima delle nuove leggi, varata lunedì, è il cosiddetto disegno di legge sulla “ragionevolezza”. Questa legge mira a eliminare la dottrina che concede alla Corte Suprema israeliana la supervisione sul gabinetto del governo e sulle selezioni ministeriali, e priverà anche la corte della sua autorità per bloccare le decisioni del governo che ritiene irragionevoli.
Il governo vuole inoltre, ridurre il potere della Corte Suprema di respingere le leggi, consentendo a una maggioranza semplice di uno alla Knesset (il parlamento israeliano) di ribaltare tali decisioni.
Vuole anche, esercitare una maggiore influenza sulle nomine giudiziarie, comprese quelle presso la Corte Suprema, aumentando la propria rappresentanza nel comitato per le nomine. Anche l’obbligo per i ministri di obbedire ai consigli dei loro consulenti legali verrebbe eliminato. Qualora tutte queste nuove leggi entrassero in vigore, i tribunali e la società israeliana avranno opzioni limitate per sfidare le politiche del governo che percepiscono come illegali o antidemocratiche.
Un gruppo di controllo politico e il leader dell’opposizione centrista Yair Lapid stanno progettando di presentare una petizione alla Corte Suprema per annullare la legge appena approvata.
Perché decine di migliaia di persone sono scese in piazza?
Gli oppositori temono che i partiti religiosi nazionalisti e ultra-ortodossi alleati con Netanyahu saranno in grado di plasmare la politica avvalendosi di un potere illimitato. Considerano il concetto legale di ragionevolezza come una misura chiave nella protezione contro l’eccessiva portata del governo e un pilastro fondamentale della democrazia israeliana.
Bisogna anche considerare che Israele non ha una Costituzione, l’interazione tra le istituzioni è regolata da singole leggi. Tradizionalmente, la Corte Suprema israeliana ha avuto una posizione relativamente forte in quanto non esiste una seconda camera in parlamento che possa tenere sotto controllo la legislazione della Knesset.
Si teme che il governo possa utilizzare la ridotta supervisione giudiziaria per contribuire a creare una società più religiosa e meno tollerante assegnando posti di lavoro e fondi agli alleati e licenziando i funzionari che si oppongono, spingendo il paese verso l’autocrazia religiosa.
Considerano anche la revisione come una presa di potere alimentata dalla situazione personale di Netanyahu che è ancora sotto processo per accuse di corruzione e frode.
“Si tratta di stabilire se le risorse dello Stato saranno effettivamente utilizzate per l’interesse pubblico”, ha dichiarato al New York Times Amichai Cohen, un esperto legale presso l’Israel Democracy Institute, un gruppo di ricerca con sede a Gerusalemme. “I ministri interpreteranno questa eliminazione della ragionevolezza come carta bianca per utilizzare le risorse a loro disposizione, come meglio credono, solo per ragioni politiche?”.
Chi è sceso in piazza?
Molti settori della società israeliana si sono espressi contro la legislazione. I manifestanti hanno chiesto l’abolizione di tutte le riforme previste e le dimissioni di Netanyahu. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza da marzo, chiudendo regolarmente strade e infrastrutture, facendo temere un conflitto armato tra i favorevoli e i contrari alle riforme. I manifestanti sono sostenuti dagli oppositori politici di Netanyahu, nonché da ex alti funzionari dei servizi militari, di intelligence e di sicurezza israeliani, eminenti figure legali e imprenditori.
Il più grande sindacato israeliano ha minacciato uno sciopero e anche i medici del paese hanno scioperato per protesta la scorsa settimana. Centinaia di riservisti militari, compresi i piloti d’élite delle forze di difesa israeliane (IDF), che sono fondamentali per la difesa di Israele, hanno minacciato di rifiutarsi di presentarsi al servizio. Questo potrebbe far pensare, che la sicurezza del paese sia in qualche modo indebolita.
La Casa Bianca, un alleato cruciale e di lunga data di Israele, ha definito “un peccato” che la legge sia stata approvata. Lo stesso presidente Joe Biden ha chiesto il rinvio delle “riforme divisive”.
Che cosa vuole il governo?
I fautori delle modifiche affermano che l’obiettivo delle modifiche legali è quello di mettere il potere nelle mani di funzionari eletti piuttosto che di giudici non eletti. Netanyahu e i suoi alleati affermano che le riforme rafforzano la democrazia riducendo il potere dei giudici non eletti e garantendo ai politici eletti maggiore influenza sul processo decisionale.
Il ministro di estrema destra per la sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha recentemente dichiarato che il suo partito “Jewish Strength” rifiuterebbe “qualsiasi ammorbidimento” del progetto di legge come “castrazione”.
“Oggi abbiamo fatto un atto democratico necessario, un atto che mira a restituire una misura di equilibrio tra i rami del governo”, ha detto durante un discorso televisivo. Ha anche esortato i riservisti “che amano Israele” a non rifiutare il servizio militare per protestare contro la revisione legale. “L’IDF deve rimanere al di fuori di qualsiasi controversia politica. Sappiamo tutti che l’IDF si affida a riservisti devoti che amano questo paese”. “Le richieste di rifiuto di prestare servizio danneggiano la sicurezza di ogni cittadino dello Stato. Nessun governo può capitolare davanti a un diktat di rifiuto e noi non cederemo a tale diktat”.
Gruppi della società civile, invece, come il “Movimento per un governo di qualità” hanno affermato subito dopo il voto di due giorni fa che avrebbero portato la clausola di adeguatezza rivista alla Corte Suprema. I giudici dovranno quindi verificare se il loro parziale depotenziamento sarebbe costituzionale.
Se dovessero bloccare la riforma, Israele si troverebbe probabilmente sull’orlo di una crisi nazionale. Per evitarlo, il governo dovrebbe probabilmente ritirare la riforma, uno scenario che secondo molti osservatori porterebbe al collasso della coalizione.
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