ISS a guida italiana

Scritto da in data Ottobre 2, 2019

La Stazione Spaziale Internazionale si tinge di rosso, bianco e verde. Da oggi, 2 ottobre 2019, e per i prossimi quattro mesi, Luca Parmitano sarà il nuovo comandante dell’equipaggio della ISS, dopo il russo Alexei Ovchinin, che si appresta a ripartire.

Un record per l’astronauta dell’ESA – l’Agenzia spaziale europea – che è il primo italiano a ricoprire questo ruolo. Terzo invece tra gli europei, dopo il belga Frank De Winne, che comandò l’equipaggio della ISS nel 2009 durante la missione OasISS, e il tedesco Alexander Gerst, che ne fu a capo lo scorso anno durante la missione Horizons.
Il passaggio di consegne con Ovchinin segna anche l’inizio delle attività legate a Spedizione 61 e alla seconda parte della missione Beyond.

Il ruolo del comandante dell’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, spiegano all’ESA, è di garantire il benessere dei membri dell’equipaggio, mettendo ognuno di loro nelle condizione di svolgere i compiti richiesti durante la permanenza nello spazio.

Parmitano, decollato il 20 luglio scorso alla volta della stazione internazionale, vi rimarrà fino al prossimo febbraio.

Luca Parmitano, astronauta ESA (foto ESA–A. Conigli)

Gli esperimenti in microgravità

Dall’inizio della missione ESA Beyond, Parmitano ha condotto una parte degli oltre 100 esperimenti in microgravità previsti, di cui 6 proposti dall’ASI – Agenzia Spaziale Italiana: NUTRISS, Acoustic Diagnostic, Amyloid aggregation, Lidal, Xenogriss, Minieuso.

L’esperimento NUTRISS, iniziato il 6 luglio, due settimane prima del lancio, ha lo scopo di studiare la fisiopatologia dei cambiamenti nella composizione corporea durante i voli spaziali a lungo termine. Con questo esperimento – gestito dall’Università di Trieste in collaborazione con Kayser Italia – la massa e la composizione corporea di Parmitano sono sottoposte a monitoraggio costantemente, anche pre e post volo. I singoli dati sono inviati a Terra al team scientifico che provvede a dare ritorni all’astronauta per eventuali correzioni legate all’introito energetico, con l’obiettivo di mantenere una composizione corporea ideale evitando l’aumento del rapporto massa grassa / massa magra dovuto all’inattività da microgravità.
I risultati ottenuti durante l’esperimento miglioreranno le prestazioni fisiche e la qualità della vita durante il volo spaziale e serviranno anche a ottimizzare le fasi di recupero degli astronauti una volta rientrati sulla Terra. Non solo, i dati sperimentali ottenuti potrebbero essere usati anche nella gestione clinica di pazienti immobilizzati malnutriti e obesi.

È iniziato, invece, il 20 maggio l’esperimento Acoustic Diagnostics dell’Università di Tor Vergata di Roma in collaborazione con il Campus Bio-Medico e Altec. Anche in questo caso gli astronauti sono sottoposti a test audiologici prima e dopo la permanenza nello spazio, e a test obiettivi dell’udito durante la permanenza in orbita, attraverso un sistema appositamente studiato per la misura dei prodotti di distorsione otoacustici (DPOAE).
Lo scopo dell’esperimento è valutare eventuali danni, permanenti o transitori, del sistema uditivo durante le missioni spaziali.

Per seguire la missione su Twitter: @esaspaceflight,
anche, in italiano: @ESA_Italia.
Continui aggiornamenti sulla missione si possono seguire anche dal blog ESA oppure seguendo direttamente Luca Parmitano.

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