Julian Assange: il giorno X è arrivato
Scritto da Radio Bullets in data Febbraio 19, 2024
di Clara Habte
Il 20 febbraio l’Alta Corte di Giustizia Britannica deciderà se espatriare il giornalista negli Stati Uniti.
Tra il 20 ed il 21 febbraio sarà il momento in cui l’Alta Corte di Giustizia Britannica si riunirà per decidere in merito all’istanza d’Appello presentata dai legali di Julian Assange per scongiurare la sua estradizione.
“Sono dunque giorni decisivi per il destino di Julian Assange e per la libertà di stampa -sottolineano i promotori delle iniziative”, ha detto rispondendo all’appello di Stella Moris Assange, avvocata e moglie di Julian.
“In tutto il mondo si terranno eventi di mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso del giornalista australiano”.
Dove andrà Assange se verrà estradato negli Stati Uniti?
Lo spiega la giornalista Stefania Maurizi: “C’è il rischio reale che possa finire in un regime di detenzione assolutamente degradante. Questo è un caso assolutamente avvolto nel segreto.
Chi prova ad accedere agli atti di questo caso trova ostacoli incredibili, come è accaduto a me. Se va negli Stati Uniti avrò problemi anche a vedere i suoi avvocati.
Nel momento in cui viene estradato, Assange sarà finito. Dire che lui ha fatto un giornalismo focalizzato solo sui crimini di guerra degli Stati Uniti non è vero.
I documenti contengono i crimini anche dei talebani. Si vuole farlo apparire come uno che vuole distruggere gli Stati Uniti e questo non è vero”.
Il giornalista australiano è detenuto da oltre quattro anni in un carcere di massima sicurezza londinese, senza accuse né processo.
Il 17 giugno 2022 è stato firmato l’ordine di estradizione verso gli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere per aver rivelato al mondo la verità sugli abusi e i crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e in Afghanistan.
La libertà di essere informati
Ma questa battaglia va oltre l’uomo, perché se Julian Assange pagherà con la vita l’aver svolto il suo mestiere fino in fondo, saranno a rischio il giornalismo investigativo libero e il nostro diritto a conoscere la verità su fatti di pubblico interesse, valori fondamentali della democrazia.
Non possiamo permettere che Julian venga estradato. Difendere, scrivere e chiedere con fermezza che ciò non avvenga è chiedere non sono la libertà di informare ma soprattutto la libertà di essere informati.
Julian Assange è un giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks, del quale è stato cofondatore e caporedattore.
Divenuto noto a livello internazionale per aver rivelato documenti secretati statunitensi riguardanti crimini di guerra ricevuti dalla ex militare transgender Chelsea Manning.
Assange è attualmente detenuto nel Regno Unito presso la Her Majesty Prison Belmarsh.
A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks, che nel corso degli anni ha pubblicato documenti da fonti anonime e informazioni segrete.
WikiLeaks giunge all’attenzione internazionale nel 2010 quando fece trapelare una serie di notizie fornite da Chelsea Manning su possibili crimini di guerra perpetrati.
Il 28 novembre 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.
L’11 aprile 2019 Assange è stato preso in consegna dalla polizia britannica dopo che l’Ecuador ha revocato l’asilo.
Durante il suo arresto è stato sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia di Londra.
È stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha chiesto asilo: era il 19 giugno 2012.
L’Ecuador, allora guidato dal presidente Rafael Correa, gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l’estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di estradizione negli Stati Uniti.
Dal 2010 è in corso un’inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano.
Ad oggi questa inchiesta è ancora in corso e a novembre scorso le autorità americane hanno, inavvertitamente, rivelato che esiste un mandato di arresto coperto da segreto contro Julian Assange.
Juliane Assange ha pubblicato materiale di interesse pubblico, immagini che hanno dato risposte a fatti: oggi si chiede con forza di consentire ai giornalisti di entrare a Gaza, ecco non può diventare il “precedente Assange” perché significherebbe il funerale dell’informazione.
Informazione libera
Non è una presa di posizione personale quella di associazioni e realtà giornalistiche, dei movimenti FreeAssange, Amnesty International, istituzioni della stampa ma il segnale che l’informazione è al fianco di tutta la cittadinanza.
Tra le iniziative messe in campo: “Cittadinanza onoraria per Julian Assange: “Un gesto di umanità, un atto in difesa della democrazia e della libera informazione”.
Da tempo molte associazioni – Free Assange Italia, Italiani per Assange, La mia voce per Assange, Fnsi, Amnesty Italia, Articolo 21, Usigrai, Odg, Anpi, Rete NoBavaglio – si sono mobilitate perché si metta fine alla persecuzione e sia liberato Julian Assange.
“Fare informazione e il giornalismo non sono un reato” a cui molte amministrazioni hanno risposto positivamente come Reggio Emilia, Padova, Riano, Monterotondo, Napoli, molti Municipi della Capitale, Bari per citarne alcune.
Molti sindacati dei giornalisti europei hanno consegnato la tessera ad Assange e, sono risposte chiare e precise: essere al fianco del giornalista australiano significa essere al fianco dei cittadini.
Il diritto di essere informati, è alla base della democrazia.
In un contesto geopolitico attuale è una risposta che la società civile tutta ha il dovere di dare per il presente e soprattutto per il futuro.
Per tutte le iniziative https://www.freeassangeitalia.
Per approfondire: https://www.amnesty.it/
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