La balena

Scritto da in data Giugno 25, 2020

Isola di Lampedusa, 2015

È singolare che questa storia si svolga proprio qui, tra le acque del Mar Mediterraneo, quel mare di mezzo che da sempre unisce civiltà, saperi e linguaggi. Perché questa è una storia dove si incontrano il mito e la scienza, l’arte e la tecnica, il corpo e la mente. E guai a separarli perché se ne racconterebbe inevitabilmente solo una parte.

Invece di leggere prova ad ascoltare: la musica e la narrazione renderanno l’esperienza più coinvolgente!

Se in una mattina di gennaio scorgessimo, per caso, una piccola imbarcazione girovagare nei dintorni dell’isola, noteremmo a bordo tre uomini che in silenzio guardano l’orizzonte. Sono un fotografo, un operatore video e un capitano. Cosa mette insieme questi tre personaggi dall’aria risoluta, è una telefonata di qualche mese prima. Pronto?

Claudio, fotografo navigato e protagonista della nostra storia, risponde con la voce di chi non sa che in quel momento si sarebbe aperto un nuovo capitolo della sua vita. Un esperto cameraman subacqueo gli propone una collaborazione per un progetto di ricerca delle balene, nel Mediterraneo.

Si parte a gennaio, si fa base a Lampedusa. Claudio ci pensa meno di un istante, poi accetta. Da qualche tempo si è trasferito a vivere per gran parte dell’anno nell’isola di Linosa e la sua passione per il mare era già stata buona consigliera di scelte importanti. Nella sua piccola casa di pietra lavica, nera come la pece, sulle pendici di una collina di Linosa, Claudio passa il tempo lavorando sodo, davanti all’orizzonte di un mare a 180 gradi…La sua sensibilità di fotografo e l’esperienza nel mondo digitale, l’hanno portato nel tempo, ad essere uno dei post produttori fotografici di riferimento nel panorama editoriale internazionale. Così tra fotografia e subacquea, ha trovato il posto ideale dove vivere.

Da Linosa a Lampedusa dunque il passo è breve.

Una mattina di gennaio

Quella mattina di gennaio, sembrava un giorno come gli altri. Di buon ora, Claudio, l’operatore video e il capitano, partono in spedizione, come ogni volta che il mare glielo permette. Un mare che deve essere piatto, come un tavola. Già perché avvistare una Balenottera Comune, così si chiama l’animale in questione, non è cosa facile. Tanto per cominciare questa balena non ama uscire dall’acqua. Niente mirabili capriole, quindi. La nostra balena non si vede, mai, se non per un soffio. Quel soffio che emette ogni volta che riemerge con il dorso a pelo dell’acqua per respirare. In più questa balena, lunga ben 24 metri e snella come una sirena, si muove ad una velocità di quasi di 40 km/h e può immergersi fino ad una profondità di 400 metri. Per riuscire a trovarla ci vuole silenzio. Osservazione e silenzio. Un lavoro fatto per chi ama parlare poco. Se riuscire ad avvistarla è complicato, fotografarla.. beh, è un’impresa che richiede molta, molta determinazione. E un fisico ben allenato. La strategia è chiara: Claudio e il suo equipaggio si dirigono in un punto del mare non meglio identificato dove forse potrebbe passare la balena. Se la fortuna li vuole nel posto giusto, lo sfiato a pelo dell’acqua gli indica la posizione. A quel punto rapidamente ipotizzano la direzione che l’animale ha in testa di prendere e  spingendo il motore al massimo, anticipano la traiettoria aspettandolo frontalmente. In un attimo, munito di muta, bombola, erogatore, attrezzatura fotografica e concentrazione, Claudio si tuffa in mare, sperando che quella sia la volta buona.

E quasi sempre, non lo è.

Claudio Palmisano

L’operazione si ripete più e più volte nella giornata e la fatica è tanta. A volte però, proprio quando sta per mollare il colpo, Claudio insiste e decide di tuffarsi ancora, ancora un’ultima volta.

È allora che il mare gli regala una delle sue meraviglie,, e mentre è lì a cercare la balena l’incanto gli si apre davanti agli occhi.

“Dal lontano vedi una specie di bollire nell’acqua, sembra che c’è un’ebollizione, si muove tutto quanto. Ti avvicini e ti rendi conto sono pesci…”

Dopo ore di navigazione quel giorno, sembrava un giorno come gli altri. Qualcuno sull’isola diceva di averle viste qualche miglio a nord, qualcuno forse a sud. Le voci si rincorrono, tra la gente di Lampedusa. Qualche vecchio pescatore, abituato a vivere il mare per campare, li guarda come degli scriteriati. Loro si tengono ben lontani dalle balene. Gira voce che qualcuno dopo averle viste sia morto d’infarto. E che quel mito che da sempre segna le pagine della letteratura di tutti i tempi, è meglio non andarlo a disturbare. Claudio invece, del grande mammifero non ha paura. Al contrario è affascinato dal mistero che avvolge quell’animale primordiale di cui si sa cosi poco. Si sa che va in cerca di un piccolo crostaceo grande meno di un’unghia, che si trova sulle secche che uniscono le coste nord africane a Lampedusa, pezzo d’Africa anch’essa. Si sa che da Lampedusa si sposta fino a raggiungere l’area del Santuario Pelagos tra Genova e Monaco, per poi raggiungere le coste della Spagna. Poi si perdono le tracce.

Nessuno sa che strada prenda, né dove va a morire. Nessuno mai, l’ha vista partorire i suoi piccoli. Claudio non vede l’ora di incontrarla.

L’incontro

Sono le tre del pomeriggio e quel giorno sembrava proprio un giorno come gli altri. Il capitano vira verso Lampione, ultimo giro prima di rientrare. Osservazione e silenzio. In lontananza si intravede uno spruzzo d’acqua, Claudio non capisce bene se quello sia un’onda del mare o lo sfiato della balena. Poi più nulla. Ci vuole pazienza. L’animale riesce a stare in apnea per più di un quarto d’ora. Di nuovo  uno spruzzo d’acqua. Sì, sembra esserci una balena. Poi più nulla. Il capitano cerca di intercettarne la traiettoria. Claudio scruta l’orizzonte. Tutta la sua concentrazione è nella vista.  Non sa che la balena avrebbe colpito l’udito e l’olfatto…a poca distanza, un enorme mostruoso respiro profondo lo sorprende da dietro. Il soffio!

“Un respiro, mostruoso, perchè quando sei cosi vicino senti proprio il rumore del respiro, è un mammifero…”

Un enorme respiro profondo sancisce l’incontro tra Claudio e la balena. Quella porzione di tempo necessaria affinché l’ animale più grande del mondo emetta aria, di colpo, e immetta ossigeno sufficiente per una nuova immersione.

Tempo.

Perché se va a vedere bene Claudio, è questo che cerca. Il tempo necessario e naturale delle cose. Un tempo  che si fa spazio nella mente, nel silenzio. Non c’è il mito in questo, né la filosofia. Non c’è un pensiero che lo precede. La Natura lo insegna, il Mare lo rivela.

“Quello che io sento come grandezza di tutta questa vicenda, è più la capacità e la volontà di rimanere solo in silenzio…”

E così quel giorno dopo il tramonto Claudio, l’operatore video e il capitano si ritrovano al bar, prima di cena. Ma non era sera per una birretta di fine lavoro quella, no. Quella era la sera giusta per un Negroni!

Altre volte, negli anni a venire, Claudio festeggerà con un Negroni le immagini stupefacenti che è riuscito a realizzare. Ma quella del primo incontro con la balena, rimarrà per sempre una sera speciale, di un giorno di gennaio, diverso da tutti gli altri. E per una volta voglio poterlo raccontare  così il mare di mezzo, come il luogo dove il mito si incontra con scienza, l’arte con la tecnica e il corpo con la mente, un mare pieno di vita, il Mar Mediterraneo.

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