Le formiche cantano sotto la neve

Scritto da in data Marzo 26, 2021

Storie di donne, storie di formiche e di cicale. Storie di sentimenti, emozioni che vanno e vengono come le stagioni, o restano per sempre. “Le formiche cantano sotto la neve” (Pessime idee Edizioni) è il libro di Ilaria Boria, avvocatessa, dottoressa di ricerca in giurisprudenza. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets.

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Dolore

L’etimologia della parola dolore arriva dal latino dolōre, derivato di dolēre, cioè sentir dolore. Sensazione di sofferenza fisica o morale, spirituale. Cosa o persona che causa dolore, nella sua terza accezione. Noi chiediamo a Ilaria Boria come si scrive il dolore: «Il dolore è uno stato emozionale intenso, costante e patrimonio di tutti. È una condizione umana universale che ha la capacità straordinaria di essere estremamente identica in ciascuno anche se chiaramente i fatti scatenanti sono diversi, le conseguenze sono diverse. E allora mi è sembrato interessante analizzare il dolore soprattutto nelle conseguenze, in ciò che è in grado di determinare utilizzando oltre all’io narrante che è Anna, anche una sorta di narratore esterno che conosce più di Anna, conosce le menti che a lei sfuggono. E il narratore esterno è in grado di entrare nelle dinamiche mentali, nelle percezioni dei personaggi spostando il punto di vista e mostrando, quindi, il dolore degli altri per quello che è davvero. Come si scrive del dolore? Venendo a patti col proprio, osservando quello degli altri. Chiedendosi quali solchi abbia scavato in ognuno di noi».

Ilaria Boria

Donne o formiche?

Cosa hanno in comune le donne e le formiche? La resistenza, forse. Le formiche camminano in eterno con un malloppo di infinite varietà di cibo addosso, diverse per tipologia o dimensione. La formica non conosce tregua, è costante presenza. Ilaria Boria: «Questo romanzo riprende la storia delle formiche e delle cicale con una chiave di lettura diversa. Questa morale è emersa quasi per caso nel senso che nella descrizione di uno stato emozionale che è l’innamoramento iniziale con il suo affermarsi sopra ogni cosa, con il suo chiasso esagerato mi è venuto spontaneo nella narrazione paragonarlo, appunto, al chiasso delle cicale. Perché è l’immagine che mi è apparsa: queste cicale che si impongono, che devastano le sere d’estate. E allora è stato naturale ragionare sempre per immagini nel descrivere la differenza tra l’innamoramento iniziale e la costruzione di un rapporto con il superamento degli istinti e degli egocentrismi individuali. E quindi pensare alle formiche. E le formiche in questo romanzo sono le donne, chiaramente, ma in senso più generale sono le donne e gli uomini che spostano il punto di vista, che riescono a superare gli individualismi e gli egocentrismi per costruire relazioni profonde, lavorando in silenzio, costruendo a poco a poco, cantando, alla fine, la loro canzone».

«Il buio inondava ogni angolo; sapevo dov’ero solo per via dell’odore, odore di polvere, di vecchio, di legno con cui banchettavano le termiti. Ma c’era anche l’odore della mia infanzia, delle cene con i parenti sul grande legno di rovere chiaro, delle feste di compleanno con i compagni di scuola, dei nascondigli bui dalle urla di mio padre, delle vacanze di Natale, quando salivo di nascosto per le scale e arrivavo lassù a cercare i pacchi che avrei dovuto scoprire soltanto la mattina del venticinque. Quel miscuglio di profumi mi garantiva la consapevolezza del luogo in cui mi trovavo: la soffitta della casa dei miei genitori. Sul resto, però, regnava l’incertezza più assoluta. Non vivevo più in quella casa da tanti anni, non ricordavo niente di come ci fossi arrivata, né del perché mi trovassi lì. La luce della luna filtrava flebile dalla zanzariera della finestra aperta». – “Le formiche cantano sotto la neve” (Pessime idee Edizioni).

Ilaria Boria: «Io ho l’abitudine all’ascolto e all’osservazione perché mi affascinano le persone, mi affascina il loro modo di comportarsi soprattutto quando è un modo davvero misero, perché lascia spazio alle domande sulla natura umana, sulla miseria elementare della natura umana. E mi viene naturale chiedermi cosa ci sia dietro ciò che è visibile, immaginare territori comuni dell’esistenza umana. Raccontare, in realtà, è il momento… è il passo immediatamente successivo. Mi piace raccontare quello che vedo e, soprattutto, quello che immagino ci sia dietro ciò che è visibile. Fitzgerald scriveva che la parte più bella di tutta la letteratura è scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno, tu appartieni. Ecco, secondo me questo vale tanto per i desideri quanto per la miseria e il dolore. Mi piace pormi domande, lasciare spazio ai dubbi ed esporre questi dubbi. Un romanzo per me deve essere fondamentalmente una grande domanda rivolta a sé stessi e al lettore, che però non lasci il compito a chi legge di dare risposte, ma di porsi a sua volta delle domande».

Raccontare l’identità

Le formiche identificano i membri della stessa famiglia o colonia attraverso il loro odore. Se una formica viene separata dalla sua colonia originale, finirà per perderne l’odore caratteristico. Ogni formica che entra in una colonia, senza l’odore che le corrisponde, finirà per essere attaccata. Ilaria Boria conclude su Radio Bullets: «L’aspetto del libro di cui mi fa più piacere parlare è in realtà quello che è il nodo centrale del romanzo: la ricerca identitaria. Perché tutto ciò che c’è intorno costituisce la cornice, costituisce le ragioni per cui, a un certo punto, questa ricerca identitaria di Anna, la protagonista, si impone. E le ragioni della difficoltà di questa ricerca identitaria derivano dal fatto che le difficoltà e le sofferenze di Anna hanno riguardato la fase iniziale della sua vita, cioè quella in cui l’identità si forma, si forma la personalità. E il fatto che questa formazione naturale le sia stata preclusa, costituisce il motivo per cui Anna la ricerca più tardi, questa sua identità. E la ricerca quando? Quando la natura glielo impone, perché Anna è incinta e non può più permettersi di non sapere chi lei sia. E allora in questo momento Anna capisce che deve determinarsi, deve decidere cosa le appartiene e cosa no. Chi è Anna. In modo tale che gli eventi smettano di essere casuali e proprio in questo momento Anna costruisce la sua identità, venendo a patti col passato e venendo a patti col dolore. E in questo stesso momento, Amalia scompare. E questi due eventi sono intimamente connessi, molto più connessi di quanto si possa pensare».

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