Le proteste in Bielorussia e lo sciopero nazionale

Scritto da in data Ottobre 27, 2020

L’ultimatum del popolo

In Bielorussa non si placcano le proteste contro l’esito delle elezioni presidenziali del 9 agosto nelle quali, secondo la versione ufficiale, avrebbe vinto Alexander Lukashenko, in carica da ventisei anni.

Lo scorso 25 ottobre scadeva il temine dell’”Ultimatum del popolo“, lanciato alle autorità dall’ex candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya, una delle figure simbolo delle proteste in Bielorussia. Nelle sue richieste avanzate all’autorità, la Tikhanovskaya chiede le dimissioni di Lukashenko seguite dal rilascio di tutti i prigionieri politici, nonché la fine della brutalità della polizia. Precedentemente Tikhanovskaya aveva affermato che se Lukashenko non avesse allentato la presa sul potere, nel Paese sarebbe iniziato uno sciopero nazionale e i bielorussi sarebbero scesi pacificamente in piazza. 

Parole che si sono trasformate in uno scenario reale a partire da una delle più affollate marce domenicali − quella del 25 ottobre − che si svolgono ormai da undici settimane di seguito nelle città bielorusse. Numerosi nelle piazze, fermi sulla richiesta di libertà e cambiamenti, nonostante le continue repressioni. Anche questa volta la polizia ha usato granate stordenti e proiettili di gomma contro i manifestanti. Più di 300 persone sono state arrestate.

Fabbriche in sciopero 

Come riportano alcuni media, citando canali Telegram bielorussi, i primi a unirsi allo sciopero sono stati i lavoratori delle varie fabbriche, tra cui GrodnoAzot, la fabbrica dei trattori di Minsk, MZKT, la fabbrica che produce veicoli fuoristrada pesanti e altre. La situazione più tesa si è verificata nella fabbrica GrodnoAzot, dove ieri mattina, 26 ottobre, circa 200 persone si sono radunate davanti allo stabilimento per scioperare. Giunta la polizia antisommossa ha iniziato ad arrestare gli operai che non volevano rientrare al lavoro. Stando a quanto riporta la TV Rain russa, circa 100 persone sono state detenute, alcune di loro picchiate nei furgoni per trasposto di detenuti.

Nel tweet riportato sotto si vedono le persone radunate davanti allo stabilimento di GrodnoAzot.

Nel tweet seguente, la colonna dei lavoratori della fabbrica di trattori di Minsk chiede di unirsi allo sciopero.

Studenti in prima linea 

Sempre nella giornata del 26 ottobre anche numerosi studenti di varie università si sono uniti alle proteste e allo sciopero nazionale. Così, all’Università statale bielorussa, circa un centinaio di studenti hanno preso parte a un sit-in: per protesta si sono seduti nell’atrio dell’Università, per scendere poi nelle strade di Minsk e unirsi alla marcia dei pensionati.

Nel tweet riportato sotto, colonne di manifestanti per le strade di Minsk.

Svetlana Tikhanovskaya 

Svetlana Tikhanovskaya tramite il suo canale Telegram sostiene i manifestanti. «Il potere della solidarietà ha spaventato il regime che usa la repressione perché non è capace di nient’altro», ha scritto lunedì. Successivamente, nel secondo giorno di sciopero, ha incitato i bielorussi a sostenere i lavoratori delle fabbriche in sciopero. Sembra, invece, che Lukashenko per il momento non abbia commentato gli eventi degli ultimi due giorni. 

Foto di copertina: TUT.BY

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