L’onda anti-russa a Tbilisi

Scritto da in data Giugno 25, 2019

“Il governo giustifica la brutalità della polizia incolpando i partiti di opposizione, ma resta il fatto che alcune persone durante le proteste hanno perso un occhio, molte sono state colpite da proiettili per animali di grossa taglia, in faccia o sulla schiena e non nelle gambe”, racconta Marita, una giornalista che ha partecipato alle proteste anti-russe a Tbilisi e in corso dal 20 giugno. Radio Bullets ha cercato di capire le ragioni dei manifestanti e cosa c’entra la Russia. Da Kiev Julia Kalashnyk.

FOTO CREDITS: MARITA TEVZADZE

Georgia e Russia

E dal 2008, dalla breve guerra russo-georgiana durata 5 giorni e che ha visto contendere le regioni separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, che i rapporti tra Russia e Georgia non andavano in crisi, e l’uscita dal tunnel potrebbe essere ancora molto lontano.

Nel 2008 la Georgia, sotto la guida di presidente filo-occidentale Mikheil Saakashvili aveva interrotto i rapporti diplomatici con la Russia, dopo aver perso in una guerra lampo sovranità sull’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, che il Cremlino ha riconosciuto come Stati indipendenti.

Dal 2012, invece, a tenere le redini della guida del Paese è il partito Sogno Georgiano, fondato e guidato da Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco della Georgia che ha fatto la sua fortuna nel settore bancario e metallurgico vivendo e lavorano in Russia. Il partito ha speso oscillato tra politiche europeiste e retorica filo-russa, nonostante la Russia occupi il 20% del territorio georgiano.

Ivanishvili ha sempre ritenuto che la guerra in Abkhazia e Ossezia del Sud fosse stata una provocazione di Saakashvili e si è mostrato a favore del recupero delle relazioni russo-georgiane.

Dopo che il suo partito ha vinto la maggioranza nelle elezioni parlamentari, è iniziata la lenta ripresa dei legami commerciali ed economici tra Georgia e Russia.

Così, nel 2014, Russia e Georgia riprendono i voli e nell’anno successivo, la Russia facilita la prassi del rilascio visti per i cittadini georgiani. La Russia resta il maggiore importatore del vino georgiano e nel 2019 Tbilisi termina le trattative con Gasprom per il transito del gas russo in Armenia, nonostante lo sconcerto e le preoccupazione dell’opposizione per l’avvicinamento del paese nell’orbita del Cremlino.

E solo la visita del parlamentare russo Gavrilov, che si è seduto sulla poltrona del presidente del Parlamento, ha destabilizzato quel equilibrio sottile portando alle violente proteste anti-russe, ormai in corso da 5 giorni.

Radio Bullets ha cercato di parlare con i manifestanti, per capire meglio le ragioni.

I ragazzi della protesta

Lasha Merebashvili, laureando in relazioni internazionali all’università statale di Tbilisi Ivane Javakhishvili, si trova sotto il Parlamento a manifestare e ci racconta:

“Negli ultimi anni il governo della Georgia ha eseguito una linea politica di pacificazione con la Russia che è completamente sbagliata e inefficace, poiché crea la sensazione che l’occupazione russa sia tollerata e legalizzata. Questo è inaccettabile per la nostra società ed era assolutamente necessario dimostrarlo. Vedere un deputato comunista russo anti-georgiano sulla sedia del presidente del Parlamento è stato uno schiaffo al nostro popolo che continua a lottare contro l’occupazione russa. Le proteste dimostrano che non tollereremo i nostri nemici nel nostro Paese e, soprattutto, nella nostra più alta sede istituzionale. Questo è stato un messaggio al regime criminale del Cremlino, che il popolo georgiano non dimenticherà mai e condannerà ciò che la Russia ha fatto, continuando a minare la nostra sovranità e integrità. Nello stesso tempo, le proteste sono anche un messaggio al governo, che dimostra che non tolleriamo loro politiche incompetenti e sbagliate”.

Marita Tevzadze, giornalista freelance e documentarista:

“La mattina del 20 giugno ci siamo collegati a Facebook e abbiamo visto qualcosa di incredibile: un deputato russo seduto sulla sedia del Presidente del parlamento georgiano che stava conducendo la sessione in lingua russa. E’ stato incredibile e ci ha confermato tutti i terribili dubbi che avevamo sui rapporti tra i funzionari georgiani e quelli russi. Questo ci ha insultato profondamente e siamo scesi in strada. La maggior parte dei manifestanti rappresenta una generazione giovanissima, quella che non ha mai vissuto in Unione Sovietica”.

Le chiediamo dettagli e Marita ci racconta:

“Le persone hanno cominciato a radunarsi, portando alla crisi politica in una sola notte, che è diventata poi la “notte di Gavrilov.  Il governo sta giustificando la brutalità della polizia dando colpa ai partiti di opposizione, ma resta il fatto che alcune persone durante le proteste hanno perso un occhio, molte sono state colpite da proiettili per animali di grossa taglia, in faccia o sulla schiena e non nelle gambe. La polizia stava inseguendo le persone a 2 km di distanza dall’epicentro delle proteste, picchiandole e arrestandole. 35 giornalisti sono rimasti feriti, circa 200 persone ricoverate in ospedale e fino a 350 – arrestate. Due manifestanti in ospedale ora stanno lottando per la vita. La rabbia è aumentata dopo la “Notte di Gavrilov” e le persone stanno tornando a protestare dopo aver lasciato gli ospedali”.

Dopo i primi giorni delle proteste si è dimesso il presidente del Parlamento georgiano, Irakli Kobakhidze, cedendo alle richieste dei manifestanti, e sembra che il partito il Sogno Georgiano abbia anticipato le elezioni parlamentari che si baseranno sul sistema proporzionale.

Non si è fatta attendere la risposta della Russia. Il 21 giugno il presidente Vladimir Putin ha bandito i voli da e per la Georgia a partire dall’8 luglio. Inoltre, il Cremlino minaccia di rafforzare il controllo sul vino georgiano, mettendo a grosso rischio le importazioni. Le proteste in Georgia, secondo il Cremlino, sono una provocazione fabbricata dall’opposizione russofoba.

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