Madoff – Morto il più grande truffatore della storia USA

Scritto da in data Aprile 14, 2021

Oggi vi racconteremo la storia di Bernard, detto Bernie Madoff, l’ideatore della più grande truffa finanziaria della storia americana: la bellezza di 60 miliardi di euro spariti nel nulla.

Invece di leggere prova ad ascoltare: la musica e la narrazione renderanno l’esperienza più coinvolgente!

Iniziamo da una citazione letteraria leggendo un piccolo brano di un libro che tutti abbiamo letto:

Il gatto e la volpe

“Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome «Acchiappacitrulli». Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito, di pecore tosate, che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta e senza bargigli, che chiedevano l’elemosina d’un chicco di granturco, di grosse farfalle che non potevano più volare, perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e di fagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillanti penne d’oro e d’argento, oramai perdute per sempre.

In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi, passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe, o qualche gazza ladra, o qualche uccellaccio di rapina

— E il Campo dei miracoli dov’è? — domandò Pinocchio.

— È qui a due passi.

Detto fatto traversarono la città, e, usciti fuori delle mura, si fermarono in un campo solitario che, su per giù, somigliava a tutti gli altri campi.

— Eccoci giunti; — disse la Volpe al burattino — Ora chinati giù a terra, scava con le mani una piccola buca nel campo, e mettici dentro le monete d’oro.

Pinocchio obbedì. Scavò la buca, ci pose le quattro monete d’oro che gli erano rimaste: e dopo ricoprì la buca con un po’ di terra.

— Ora poi — disse la Volpe — vai alla gora qui vicina, prendi una secchia d’acqua e annaffia il terreno dove hai seminato.

Pinocchio andò alla gora, e perché non aveva lì per lì una secchia, si levò di piedi una ciabatta e, riempitala d’acqua, annaffiò la terra che copriva la buca. Poi domandò:

— C’è altro da fare?

— Nient’altro — rispose la Volpe. — Ora possiamo andar via. Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti, e troverai l’arboscello già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete.

Il povero burattino, fuori di sé dalla contentezza, ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto, e promise loro un bellissimo regalo.

— Noi non vogliamo regali — risposero que’ due malanni. — A noi basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica, e siamo contenti come pasque.

Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona raccolta, se ne andarono per i fatti loro”.

Come va a finire la storia lo sappiamo tutti, i due malanni, il Gatto e la Volpe riuscirono a derubare il povero Pinocchio facendo affidamento sulla sua ingenuità e sulla sua avidità.

Qualche anno fa un ministro della Repubblica Italiana affermò pubblicamente che con la cultura non si mangia. Forse aveva ragione, ma se i clienti di Bernie Madoff avessero dedicato un po’ del loro tempo a leggere un libro come Pinocchio avrebbero capito che il campo dei miracoli e l’albero degli zecchini d’oro non esistono se non in una bella favola per bambini e probabilmente non si sarebbero fatti fregare i loro soldi.

Chi è Bernie Madoff

Partiamo dall’inizio di questa storia. A Manhattan, nel cuore di New York, tra una selva di grattacieli rettangolari, sorge il Lipstick Building, un edificio a base ellittica, che per la sua forma bizzarra ricorda quella di un enorme rossetto: lipstick, in inglese. In quell’edificio aveva sede la società di Bernie Madoff. Occupava ben tre piani, il diciottesimo e il diciannovesimo, dove aveva sede una normale società di brokeraggio che in pratica acquistava e rivendeva titoli per conto dei suoi clienti; poi c’era il diciassettesimo piano, interdetto ai più, dove potevano accedere soltanto Bernie Madoff e pochi fidatissimi collaboratori. Qui, al diciassettesimo piano, parallelamente all’attività legale, aveva creato un’autentica piramide finanziaria, la più classica delle truffe, che seguiva il famigerato “schema Ponzi” del quale abbiamo parlato nella puntata precedente.

Bernie Madoff nasce in una famiglia della buona borghesia ebraica di New York. All’inizio degli anni Sessanta, mettendo assieme un po’ di risparmi e grazie anche all’aiuto del suocero, fonda una società di intermediazione finanziaria, la BMIS (Bernard Madoff Investment Securities) una società che si occupa sia della negoziazione di titoli sui mercati regolamentati che sui cosiddetti mercati OTC (Over the counter), detto in maniera semplice al di fuori dei mercati borsistici ufficiali nei quali ci sono minori controlli e le regole vengono definite dagli operatori. Ma la società di Madoff si occupa anche dello sviluppo di piattaforme elettroniche per il trading finanziario, anzi fu uno dei pionieri nello sviluppo di queste tecnologie. Quest’ultima attività lo porterà a diventare un importante operatore del Nasdaq, dove sono quotati i titoli delle principali aziende tecnologiche, e per un certo periodo Madoff diventerà anche Presidente del Nasdaq.

Cos’è il NASDAQ

Fu la prima borsa valori completamente elettronica al mondo. Istituita all’inizio degli anni Settanta cominciò ad applicare da subito i computer per diffondere le informazioni sui prezzi dei titoli, mentre inizialmente il passaggio degli ordini avveniva per via telefonica. Successivamente con lo sviluppo dell’informatica e delle piattaforme elettroniche anche le contrattazioni sono state effettuate via computer. Le quotazioni fatte per via elettronica aumentavano la trasparenza del mercato ma anche la velocità delle transazioni. Attualmente al listino del Nasdaq sono quotate più di 3.000 società, in prevalenza del settore tecnologico; ci sono per esempio società come Microsoft, Apple, Facebook, e via di seguito.

Nella società, sin da subito assieme a Madoff lavora anche la moglie Ruth, un personaggio importante sia perché suo padre aveva aiutato Bernie ad aprire la società, sia perché era una donna molto dinamica e molto brava a intessere relazioni sociali, quelle relazioni che saranno fondamentali per il successo del marito.

Per molti anni, quindi, Madoff operò come molti altri broker facendosi un po’ alla volta un nome e vedendo crescere la sua società. Negli anni Novanta era diventato ormai uno dei protagonisti principali di Wall Street: era entrato ormai a far parte, in un certo senso, dell’establishment finanziario newyorchese.

L’inizio della truffa

Ma probabilmente in quegli anni nacque l’idea della truffa. Madoff sostanzialmente a fianco, o meglio in parallelo con la tradizionale attività di trading borsistico legale, cominciò a dirottare fondi in una sorta di grande schema Ponzi. In pratica si faceva dare soldi dai suoi clienti che non venivano investiti ma parcheggiati su conti bancari.

Cos’è lo schema Ponzi?

Truffe finanziarie, lo schema Ponzi

Al diciassettesimo piano del Lipstick Building, utilizzando vecchi computer e vecchie stampanti ad aghi, Bernie e i suoi complici stampavano periodicamente false ricevute di transazioni finanziarie che inviavano ai loro clienti per tranquillizzarli. A quel piano dell’edificio dove si svolgeva la truffa non venivano ammessi nemmeno i consulenti informatici per aggiornare i vecchi sistemi operativi o i vecchi computer: si aveva paura che qualcuno potesse accorgersi di quello che accadeva in quelle segrete stanze.

Ovviamente con quei soldi Madoff faceva anche una vita da nababbo: ville di lusso, attici prestigiosi, auto sportive, yacht, jet privati, gioielli, vacanze da sogno e tutto ciò che un vero “paperone” è solito concedersi.

E come dice un detto popolare “soldi chiamano soldi”. Madoff frequenta gli ambienti dove è facile trovare e conoscere gente molto facoltosa.

Palm Beach in Florida è uno di quei posti nei quali c’è una delle più elevate concentrazioni al mondo di miliardari. In quella cittadina i ricchi newyorchesi comprano casa – casa per modo di dire, si tratta generalmente di lussuosissime ville – per svernare in un clima mite. Anche Madoff prende casa a Palm Beach e lì trova un ambiente ideale per allargare il suo giro, per trovare nuovi clienti. A Palm Beach c’è un’elevata concentrazione di “paperoni” e molti di questi sono ebrei, come Madoff. Questo particolare gli consente di entrare più facilmente in contatto con questi suoi correligionari che si fidano di lui perché Madoff è uno dei loro. I criminologi chiamano i crimini commessi da persone di cui ci si fida “crimini d’affinità”. Il criminale sceglie le sue vittime all’interno della comunità d’appartenenza, in questo caso la comunità ebraica, oppure all’interno della famiglia o del giro di amici e conoscenti.

Madoff comincia a frequentare l’esclusivo Palm Beach Country Club dove sono iscritti anche molti ebrei. Si tratta di un club molto elitario, il costo dell’iscrizione è di 300.000 dollari ma vige anche la regola che chi si iscrive deve devolvere in beneficenza una cifra pari al costo dell’iscrizione, quindi in totale 600.000 dollari per entrare a far parte di questo club riservato.

Col tempo un terzo degli iscritti al club diventeranno i prima clienti e poi ovviamente le vittime di Madoff.

Ma come è stato possibile che questo meccanismo, che solitamente può andare avanti per massimo qualche anno, perché poi la piramide finanziaria crolla, sia riuscito ad andare avanti per 15-20 anni?

La genialità di Madoff

Qui sta quella che potremmo chiamare la “genialità” criminale di Bernie. Lui applica un classico e banale schema Ponzi ma con alcune innovazioni importanti.

Innanzitutto, Madoff non prometteva guadagni mirabolanti ai suoi clienti. Lui garantiva guadagni modesti ma costanti nel tempo, indipendentemente da come andavano i mercati lui riusciva a garantire comunque un modesto guadagno. Questa piccola variante è importante perché di fronte a qualcuno che promette guadagni stratosferici, molte persone, quanto meno quelle più avvertite e competenti, cominciano a sospettare o a sollevare qualche dubbio.

Seconda variante anche questa importante. Madoff non corre dietro ai suoi clienti, o meglio fa finta di non correre dietro ai clienti, non mostra quindi quell’aggressività e quell’avidità che spesso si riscontra nei consulenti finanziari. Lui quando incontra un nuovo cliente si dimostra quasi disinteressato e poi gli propone una soluzione minimalista. Gli dice più o meno, facciamo così, lei cominci ad investire una piccola somma e se poi, con il tempo, ci troviamo bene entrambi ed entriamo in sintonia, lei deciderà se investire somme più cospicue. Questo approccio rassicurava subito i clienti perché non faceva pensare a qualcuno che volesse rapinargli i loro risparmi.

L’altra caratteristica importante è che Madoff era riuscito a dare alla sua società di brokeraggio un’aura quasi di club esclusivo, come se per diventare un suo cliente occorresse avere meriti speciali. Per dirla con un’espressione un po’ gergale Madoff “se la tirava un po’”, faceva finta di non poter accogliere tutti e anche questa tecnica serviva a rassicurare i suoi clienti.

Ma Madoff ebbe anche un’altra intuizione: andò a cercarsi clienti tra gli enti di beneficenza.  Questi enti solitamente funzionano così: hanno un capitale che deriva magari dal lascito di un ricco benefattore e investono questo capitale ma non lo vogliono indietro perché in realtà finanziano le loro attività con la remunerazione di quel capitale. Facciamo un esempio pratico. Se un ente benefico ha un capitale, supponiamo, di 150 milioni di dollari, investirà questo capitale in titoli, azioni, fondi d’investimento, o qualsiasi altra cosa. Supponiamo che questo capitale investito dia un rendimento annuo di 10 milioni di dollari, quei 10 milioni saranno utilizzati per realizzare le attività di beneficenza ma il capitale non sarà intaccato. Quindi, qui sta la novità utile per Madoff: gli enti benefici difficilmente chiederanno indietro il loro capitale a condizione che gli si garantisca un buon rendimento annuo.

La lista dei truffati

Moltissimi enti filantropici ebraici diventarono clienti di Madoff, compresa anche la Foundation for Humanity, fondata Elie Wiesel, famosissimo scrittore, premio Nobel per la Pace, un sopravvissuto all’Olocausto.

Ma nella rete del “pescecane” Madoff cascarono anche molte star di Hollywood e del mondo dello spettacolo, registi come Steven Spielberg, attori come John Malkovich, conduttori televisivi come Larry King. Ma ci cascarono anche fondazioni come la Kissinger Foundation e persino numerose società finanziarie e banche come l’inglese HSBC o l’italiana Unicredit.

La lista dei truffati da Madoff, che venne presentata al processo, era lunga ben 162 pagine. Moltissimi furono i truffati, più di 5.000 clienti, per un importo complessivo che arrivava ai 60 miliardi di euro. Considerando che mediamente una manovra finanziaria del Governo italiano si aggira sui 30 miliardi di euro annui, possiamo renderci conto della dimensione del buco.

Il crollo del castello di carta di Madoff

La crisi dei mutui subprime che porta al fallimento della banca Lehman Brothers nel settembre del 2008 innesca una delle più grandi crisi finanziarie ed economiche degli ultimi cento anni. Molti clienti in difficoltà chiedono di rientrare dei loro investimenti e in pochi mesi Madoff riceve richieste di disinvestimento e di rimborso per 7 miliardi di dollari ma non ce la fa, non è più in grado di onorare i suoi impegni. Parte un’indagine federale e l’11 dicembre del 2008 Madoff viene arrestato. Tutto il suo incredibile castello di carte crolla. Si dichiara colpevole e gli americani, che sui reati finanziari non sono per nulla teneri, il 29 giugno del 2009 lo condannano a 150 anni di carcere e lo rinchiudono in un istituto di pena del North Carolina. Nel 2014 altri suoi cinque stretti collaboratori vengono a loro volta ritenuti complici della truffa e finiscono anche loro al fresco.

Ovviamente il caso Madoff ha acceso i riflettori anche sui sistemi di controllo che esistono nei mercati finanziari, argomento complesso che non possiamo trattare in questo breve spazio.

Certamente qualcosa non ha funzionato se per anni Madoff, per quanto diabolicamente abile, non è stato scoperto. Dov’era la vigilanza?

Nonostante ci fossero state nel corso degli anni, segnalazioni da parte di alcuni analisti finanziari alla SEC, la Security Exchange Commission, l’ente federale che ha il compito di vigilare sulla Borsa americana, non ci furono conseguenze. Madoff faceva parte ormai dell’establishment finanziario statunitense, era conosciuto, apprezzato, aveva ricoperto incarichi importanti come quello di presidente del Nasdaq e tanto bastò perché si creasse quella sorta di “spirito corporativo” che spinge spesso gli esseri umani a stringersi a difesa dei propri simili, a prescindere, senza fare alcuna valutazione approfondita dei loro reali comportamenti.

In realtà questo è un problema che si è posto sempre quando ci sono crack finanziari di qualunque genere. Lo stesso problema fu posto quando scoppiò il caso Parmalat o quando, in anni più recenti, ci furono scandali eclatanti in diverse banche, da Banca Popolare di Vicenza a Banca Etruria e altre.

Sicuramente ci sono delle falle nei sistemi di vigilanza. Va detto, però, che anche nel mondo finanziario, come in qualunque altro settore dell’attività umana, se qualcuno decide di intraprendere comportamenti criminali e fa di tutto per occultarli è oggettivamente difficile scoprirli in anticipo. Solitamente li si scopre dopo che hanno commesso i crimini. Cosa vogliamo dire? Così come non è possibile impedire a qualcuno di commettere un omicidio, un furto o qualunque altro tipo di reato è altrettanto difficile impedire a un truffatore di mettere in piedi una truffa finanziaria.

Se non capisci, lascia stare!

Non è questa la sede per fare il decalogo del buon investitore però è bene ricordare alcuni concetti fondamentali dell’economia e della finanza, cominciando da un consiglio che ha dato Warren Buffet, uno dei più grandi capitalisti americani, il quale disse: se non capisci lascia stare. In pratica se qualcuno vi propone un qualsiasi investimento e non siete in grado di capire come funziona quel business, forse è meglio lasciar perdere.

Non bisogna poi fidarsi di chi promette guadagni mirabolanti. Non credete a chi vi dice che a fronte di guadagni consistenti non ci sono rischi. Se volete guadagnare molto dovete rischiare molto, questa è una regola aurea dell’economia e della finanza. Se non siete disposti a rischiare accontentavi di guadagni bassi o quantomeno di salvaguardare il vostro capitale.

Nella finanza quando qualcosa è troppo bello per essere vero sicuramente non è vero! Nessuno regala soldi e i soldi non crescono sull’albero degli zecchini d’oro, come alla fine aveva capito, a sue spese, persino il povero Pinocchio!

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