Marco Frittella racconta “L’oro d’Italia”

Scritto da in data Settembre 16, 2022

Un viaggio nei beni culturali e artistici recuperati di quell’Italia lasciata abbandonata per anni. Marco Frittella, volto storico del Tg1, direttore editoriale di Rai Libri, racconta le storie e i protagonisti dei recuperi nel suo ultimo libroL’oro d’Italia”. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con l’autore.

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Cura

Esistono persone che curano un luogo, un bene comune, un patrimonio storico lasciati nell’abbandono. Sono donne e uomini che offrono il proprio contributo in maniera volontaria. Marco Frittella su Radio Bullets: «Sì, è vero, anche nel mondo dei beni culturali ci sono degli eroi civili; non dobbiamo risalire fino a quei salvatori del nostro patrimonio artistico durante la guerra, ma possiamo andare tranquillamente ai tempi nostri, come il caso, per esempio, che racconto nel libro, del signor Tommaso Cestrone il quale, di fronte alla rovina, all’abbandono, alla devastazione della Reggia borbonica di Carditello, si autonominò custode volontario e si propose di far diventare la reggia patrimonio dello stato. Missione che gli riuscì, anche se purtroppo non fece in tempo a vedere la riuscita della sua missione perché il ministro dei Beni culturali dell’epoca che lui aveva coinvolto, Massimo Bray, annunciò l’acquisto della reggia borbonica soltanto qualche giorno dopo la la morte di Tommaso Cestrone avvenuta nella notte di Natale, mentre lui sta facendo il consueto giro di guardia della reggia. Tommaso è un eroe civile perché crede nello stato, perché crede che il patrimonio culturale è degli italiani, è di proprietà degli italiani, lui lo sente come propria identità, come proprie radici, e quindi la difende come bene proprio, e perché crede nella rinascita civile della sua terra, che è quella dei fuochi».

Abbandono

Quando crollano una cinta muraria o un soffitto sono segni di abbandono e incuria, ma possono essere anche un monito per chi si distrae facilmente. Perché? Marco Frittella: «Io parlo di un crollo benedetto, quello del 2010 della Schola Armaturarum di Pompei, perché quell’ennesimo crollo dovuto alle piogge, all’incuria — peraltro la scuola Armaturarum a Pompei era chiusa da moltissimi anni, c’è da ricordare che a quell’epoca molte Domus erano chiuse addirittura a seguito dei danni del terremoto del 1980, trent’anni dopo ancora non erano stati effettuati i lavori di restauro —, bene, quel crollo causò, provocò un’attenzione mondiale sul disfacimento del sito archeologico più importante, più bello e più grande del mondo, e cioè Pompei. Da lì, è scattata una rinascita, una forma di rifiuto di questa malagestione del bene pubblico, e oggi Pompei, grazie al lavoro di uomini coraggiosi ma anche a nuove leggi e nuove normative, è completamente diverso da quello che era quando nel 2010 crollò quella parete famosa della Schola Armaturarum».

Missione

L’attivismo delle persone comuni a volte arriva lontano, come la storia di Tommaso Cestrone, l’agricoltore campano che si occupò per lungo tempo della Reggia di Carditello, documentando il suo lavoro di manutenzione via Facebook. Così facendo riuscì ad arrivare all’attenzione di Massimo Bray, il ministro dei Beni culturali che nel 2014 permise l’acquisto del sito storico da parte del ministero. Marco Frittella: «Io ho intervistato delle persone che si sono poste come propria missione quella di difendere, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale storico, artistico e paesaggistico del nostro paese, dal grande archeologo Volpe, che è stato un po’ l’anima delle riforme degli ultimi anni, come l’autonomia dei musei, come la riforma delle soprintendenze che sono un po’ alla base del rinnovamento di questo settore, a Marco Magnifico che è il presidente del FAI e gestisce questa meravigliosa realtà del Fondo per l’ambiente italiano che si ispira al National Trust inglese e che è andato veramente tanto avanti dalla geniale ispirazione di Giulia Maria Crespi, ad altri che sono i volontari di Fare Ambiente, di Legambiente, che sono coloro i quali si dedicano con calore, come Simone Verde, il direttore della Pilotta di Parma, un altro bene che era andato in abbandono e che oggi è meravigliosamente risorto. Tutte persone che hanno assunto la difesa del nostro patrimonio come missione della propria vita e questa è una cosa che io penso sia giusto raccontare nel suo valore più profondo, che è quello civico oltre che culturale».

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