Non accetteremo niente di meno
Scritto da Barbara Schiavulli in data Agosto 24, 2017
Caracas. Giorno 7
E’ carismatica, appassionata, bella e parla come se non ci fosse un domani. Forse per questo piace tanto alla gente in un Venezuela che sembra affondare ogni giorno di più nel disastro umanitario. Maria Corina Machado è uno dei tre leader dell’opposizione, più amato. Forse anche perché l’opposizione che si scaglia contro Maduro ha subito un colpo non indifferente con l’elezione della Costituente il 30 luglio scorso, sostituendo di fatto il parlamento. Ora i poteri sono tutti in mano a Maduro e ai suoi perché l’opposizione non ha voluto partecipare a quello che considera un inganno chiamato Costituente. Ma la piazza, la gente, quelli delle proteste, affamati, messi in ginocchio dall’inflazione e dalla mancanza di lavoro stanno punendo l’opposizione per aver accettato di partecipare alle elezioni dei governatorati il prossimo ottobre. Per il Mud, la coalizione formata dall’opposizione meglio partecipare piuttosto che restare fuori dai giochi politici, per Machado, che si è staccata con il suo partito, è inaccettabile, adeguandosi alle proposte della Costituente significherebbe legittimarla. Il paese ora è diviso tra chi sostiene Maduro per ragioni ideologiche, quanto pratiche, tra chi resta legato al pensiero politico chavista e che è rimasto legato all’eredità impersonata da Maduro. A quelli che negli ultimi mesi, delusi si sono lentamente staccati da Maduro non riconoscendone più il pensiero. E una grossa fetta che con la presa di potere della Costituente, non riescono proprio più ad allinearsi. Poi c’è l’opposizione variegata e divisa che impersonifica l’essere contro Maduro, ma che al suo interno ha di tutto, da quelli che cercano una via moderata, a quelli che sono pronti alla lotta armata. A quelli che invocano un processo politico classico fatto di elezioni e parole, a quelli che si stanno addestrando per la guerra civile che verrà. Le percentuali di chi sostiene chi, in questo momento critico, non sono affatto chiare. Per strada a parlare con la gente sembrano tutti quelli che non hanno una buona ragione, che di solito è finanziaria, quindi sostegno lavoro, sembrano tutti contro Maduro, ma nelle campagne e nell’esercito sicuramente lui è sostenuto. C’è chi ti dice che tutto il paese è contro, e chi ti dice che è solo una manipolazione e una campagna di propaganda della destra. Gli unici fatti reali è che la gente fruga nei cassonetti per trovare da mangiare, i giovani sono completamente scioccati da quello che sta accadendo, che le università pubbliche a settembre non riapriranno e chi ha i soldi per farlo se ne va e che è più facile curarsi bevendo un bicchiere d’acqua che trovare una medicina. Ora che questa sia una macchinazione dell’opposizione, con il sostegno degli americani, e dei paesi allineati con loro, sarà il futuro a dircelo e schiere inchieste e analisti e tribunali, che ci sia nel frattempo una cattiva gestione della cosa pubblica, dove la corruzione all’interno dilaga e impera sembra abbastanza evidente anche a chi non è un esperto. E ancora, che si tenti di guadagnare tempo piuttosto che aiutare la gente sembra altrettanto visibile, magari nella speranza che salga un po’ il prezzo del petrolio, al momento l’unica risorsa del paese.
Maria Corina, 50 anni, mi riceve nella sede del suo partito in un quartiere buono di Caracas ma ora preso di punta dalla criminalità. Ingegnere, è entrata nel parlamento nel 2010. Proviene da una delle quattro famiglie dell’acciaio venezuelano e non esclude che alle prossime elezioni presidenziali possa candidarsi. Ma prima di poterne anche solo parlare, molte cose, secondo lei devono cambiare nel paese. —- Per molti anni abbiamo cercato di spiegare che quello che sta accadendo in Venezuela, va oltre una tradizionale o convenzionale dittatura quello che si è creato in Venezuela, è uno stato criminale. Qualcuno la chiama una narco-dittatura, uno stato mafioso, potete chiamarla come volete resta uno stato criminale dove scientemente chi è al potere ha creato profonde e complicate relazioni con le reti criminali, narcotraffico, sì, ma anche organizzazioni lucrative e illegali che raggiungono il terrorismo. E il modo in cui la nostra società è stata ferita va oltre quello che è ovvio in una crisi umanitaria. Questo regime ha deciso di distruggere il tessuto sociale, la coesione delle famiglie e nella comunità e naturalmente facendo precipitare tutte le istituzioni democratiche, la capacità di produrre e creare ricchezza. E’ stata distrutta l’istruzione, la nostra vita culturale, Quello in cui sono stati molto bravi è nella propaganda e nel creare un mito come quello di Chavez, ma le crifre, i dati sono lì. Chavez è giunto con la sua retorica dove avrebbe punito chi ruba la ricchezza ai poveri, ma ha creato una società dove la maggioranza dipende dallo Stato. E non negherò gli errori commessi prima di Chavez. Quando Chevez è arrivato il petrolio costava otto dollari e la povertà era del 40 percento, 18 anni dopo quando il prezzo del petrolio è andato oltre i 150 dollari, e ora è sopra ai 50, la gente non è mai stata così povera. Quando Chavez è arrivato lo stipendio minimo era di 400 dollari al mese ora è meno di dieci.
Cosa ha fatto andare così male le cose?
Qualcuno si chiede se sia successo per caso, o se è stato fatto apposta, io credo che questo regime sia un pericoloso mix tra populismo, idee estremiste del comunismo e militarismo, e quando leghi tutto con la corruzione è inevitabile che prevalga la parte criminale, non dico che questa sia stata la loro idea iniziale, ma questo situazione è apparsa velocemente, ma va oltre e sono spesso fatti che molti vogliono ignorare, la mafia ha penetrato non solo il governo o le istituzioni ma anche il sistema finanziario, le forze armate, e certi partiti politici. Quando parliamo di come liberarci di una dittatura non convenzianale, parliamo di tutto un sistema criminale che si è infiltrato all’interno della società.
Se questo è vero, come potrete fare?
Abbiamo combattuto da soli per due decenni. Anche gli Stati Uniti non hanno reagito seriamente, anche l’unione Europea. Il 90 per cento della cocaina che arriva in Europa parte dal Venezuela, e i gruppi terroristici sono finanziati anche dal narcotraffico, questo è un problema che coinvolge anche altri paesi. E quando sono andata in giro, perché per quattro anni non ho potuto mettere piede in Venezuela e parlavo con i vostri governi, mi dicevano ci dispiace ma abbiamo l’Ucraina, la Siria e così via. Ora finalmente grazie alla gente che si è svegliata ed è scesa in piazza che lotta da quattro mesi, il mondo ha dovuto guardare il Venezuela e il dramma è emerso, non solo nella sua dimensione sociale, —– più di ottanta venezuelani stanno morendo al giorno per la mancanza di cibo, di medicine, per le bande criminali, stiamo parlando di un’enorme dolore silenzioso che viene repressa con le armi. Parliamo di migliaia di persone che sono scappate in Colombia e quello che vedremo nei prossimi giorni sarà molto più grave di quello che abbiamo visto finora. Non c’è modo per fermare questo dramma fino a che ci sarà il regime al potere. La soluzione non è portare cibo in Venezuela. L’aiuto serve quando hai un’emergenza che è localizzata. Quello che sta accadendo in Venezuela è strutturale ed è nazionale.
Pensate ad un colpo di Stato?
Non necessariamente. Il colpo c’è già stato. E questa è una cosa su cui bisogna insistere, il colpo di Stato è avvenuto nel momento in cui Maduro, non solo ha abolito il parlamento, ma ha abolito la Costituzione, la Costituente non solo non è stata riconosciuta da noi ma neanche da 50 altri paesi. L’unico modo per uscirne è applicare abbastanza forza dall’interno e dall’esterno del paese perché quelli all’apice del potere e Maduro stesso, capiscano che c’è solo una opzione, facilitare le negoziazioni il cui unico scopo sia la sua rimozione dal potere.
E le elezioni ad ottobre potrebbero essere l’inizio di questo processo?
Non penso, al contrario per Maduro è un modo per ottenere tempo e non è la prima volta. Perfino il Papa è stato coinvolto per guadagnare tempo. Il regime non ha alcuna intenzione di negoziare, un paio di mesi dopo i colloqui con il vaticano, il nostro cardinale ha commentato che perfino il papa è stato preso in giro.
Una cosa che mi preme dire, il nostro paese non è diviso. Il Venezuela è più unito che mai. Il 90 per cento della popolazione dice di volere un cambiamento. Abbiamo riunito il paese e fatto implodere il chavismo, e cominciamo ad avere segnali dalle forze armate, e quello che chiediamo loro è di abbassare le armi e di non essere complici della repressione della popolazione. E ora si sta muovendo anche la comunità internazionale spostandosi dall’indifferenza e la retorica, verso azioni concrete. Di fronte a tutto questo che sta accadendo il regime ha proposto elezioni locali con lo stesso sistema elettorale che è stato accusato di brogli, lo ha detto perfino la compagnia che ha si è occupata del voto elettronico. La fraudolenta costituente deciderà chi vince e chi no. Non importa quanti governatorati l’opposizione potrebbe avere, se si partecipa si legittima la costituente e si dà tempo al regime di cui ha disperatamente bisogno
Come pensare che Maduro lasci?
Con la pressione della gente in piazza, con le pressioni esterne, con pressione sull’esercito, con pressioni ai poteri pubblici, noi non tollereremo un narco state in Venezuela. E Maduro vedrà che la sua unica alternativa è fare un passo indietro.
—– Noi non vogliamo essere un paese che muore di fame come l’africa, questo da una prospettiva etica è inaccettabile. Il Venezuela ha tutte le risorse per essere prospero, il 90 per cento vuole vivere in una democrazia. Dobbiamo rassegnarci? Non ci arrenderemo, non vivremo con l’elemosina di altri paesi. Non è solo la gente che muore, ma è il futuro di questo popolo, di come vivranno i nostri figli. Ogni giorno che resta Maduro, è un danno al paese. L’unica cosa rimasta, è disobbedienza civile, protesta, forza ed è quello che abbiamo fatto da aprile e che riprenderemo a fare presto, e speriamo che la comunità internazionale sia dalla parte della gente e non del regime.
In Venezuela non c’è mai stato un partito di sinistra, il mio Vente, non è di destra è —– centro liberale noi crediamo nei mercati aperti, crediamo nelle opportunità, nel rispetto della proprietà privata, crediamo che l’individuo abbia diritto di crearsi il suo futuro, crediamo nella solidarietà, nella cooperazione, nelle opportunità per tutti. Credo in una società dove ci sia sanità ed educazione per tutti. La destra non è mai stata al potere in Venezuela e ora non c’è neanche la sinistra, quello che abbiamo è comunismo radicale. Io capisco che alcuni partiti possano essere affezionati all’idea del socialismo, ma qui bisogna guardare la realtà, la fame, la corruzione, i morti, miliardi di dollari rubati, come si può giustificare questo, in nome di cosa? Del socialismo? Della giustizia? Della religione? Della pace? Questa è la pace dei cimiteri. Pace senza libertà è sottomissione.
Sono Barbara Schiavulli da Caracas, Venezuela per Radio Bullets. A domani con il prossimo appuntamento di Covering Venezuela, una serie di reportage finanziati dagli amici e sostenitori di Radio Bullets, buon proseguimento di ascolto e di giornata.
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Radio Bullets On Agosto 24, 2017 at 12:17 pm
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