ONU: veto Stati Uniti sui combattenti stranieri dell’Isis
Scritto da Barbara Schiavulli in data Settembre 1, 2020
A causa del coronavirus hanno dovuto votare via mail, i paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Non che servisse a molto, perché gli Stati Uniti hanno posto il veto vanificando gli sforzi dell’Indonesia che, nel mese di agosto, ha guidato il Consiglio e ha proposto una risoluzione (14 paesi a favore) che serviva a perseguire, riabilitare e reintegrare chi è stato coinvolto in attività legate al terrorismo. “La risoluzione indonesiana davanti a noi, presumibilmente progettata per rafforzare l’azione internazionale contro il terrorismo, è stata peggio di nessuna risoluzione”, ha commentato Kelly Craft, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite.
Perseguirli in patria o dove è stato commesso il reato?
“La risoluzione non include nemmeno un riferimento al rimpatrio nei paesi di origine o nazionalità”, ha detto la Craft. Gli Stati Uniti chiedono che i combattenti stranieri siano perseguiti e riabilitati a casa. Tuttavia gli stati europei, inclusi Regno Unito e Francia, non hanno condiviso l’entusiasmo degli Stati Uniti, preoccupati per le conseguenze sull’opinione pubblica o per il rischio di nuovi attacchi sul proprio suolo. Hanno anche parlato delle difficoltà nel raccogliere prove per i crimini avvenuti in Iraq e Siria. Nel caso dei membri della famiglia dei combattenti, la risoluzione richiedeva “il ritorno dei bambini nei loro paesi di origine caso per caso”.
Molti dei combattenti stranieri dell’Isis, ormai ritiratisi dai territori che avevano conquistato, si trovano nella parte nord orientale della Siria, mentre grandi campi per sfollati, siriani o iracheni, ospitano migliaia di donne, figli spesso piccoli o familiari di questi combattenti in zone per lo più curde.
L’ONU si dice preoccupato per le condizioni di questi campi, sovraffollati, oltre a ritenere necessaria una soluzione tempestiva al problema dei combattenti stranieri e delle loro famiglie, essenziale per prevenire una ripresa delle attività terroristiche.
“Ci rammarichiamo che la risoluzione non sia stata adottata”, ha detto un portavoce del Ministero degli Esteri inglese dopo il veto. “Stiamo lavorando a stretto contatto con i partner internazionali per ridurre il rischio che collettivamente ci presentino i combattenti stranieri”.
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