Paola Zannoner racconta “Il ritratto”
Scritto da Valentina Barile in data Giugno 11, 2021
Volgere lo sguardo al passato, scegliere un’opera d’arte, costruire una storia d’amore che lega due culture, due modi di guardare il mondo, la nostra storia. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Paola Zannoner – Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2018, scrittrice tradotta in numerosi paesi del mondo – a proposito del suo ultimo romanzo “Il ritratto” (Giunti).
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La Velata
Un dipinto, una fotografia, un libro e tutte le altre espressioni dell’arte creano un legame tra ciò che raffigurano, riproducono, raccontano e chi osserva, legge, ammira. Cosa è l’arte? Lo chiediamo a Paola Zannoner: «Raffaello ha dipinto moltissime donne, molti ritratti di donna, proprio con questo sguardo che va verso lo spettatore, insomma va verso chi guarda il quadro, e sono sempre delle donne bellissime, con questi occhi grandi, che ci affascinano ancora, ci emozionano; ecco, questo è, poi, un po’ l’importanza di quello che a noi contemporanei succede guardando un quadro di cinquecento anni fa. Ma nel caso specifico del mio libro, io non volevo costruire una storia con pesantezza di esposizione, cioè, con una sorta di sfoggio che non è, fra l’altro, nelle mie corde – sfoggio di erudizione su conoscenze della storia dell’arte, di quello che è stato il Rinascimento – ma volevo soffermarmi soprattutto su una storia contemporanea, su quanto l’arte ispira e parla a noi contemporanei, soprattutto i più giovani, i ragazzi e le ragazze di oggi. Mi piace l’idea che scrivendo questa storia, le lettrici e i lettori avessero voglia di andare al museo, avessero voglia di vedere queste opere, di vedere le opere immortali di Raffaello, un artista che è morto abbastanza giovane – aveva trentasette anni – ma che già a vent’anni era un artista famosissimo, adorato dai papi, dai principi, dai nobili, una specie di popstar dell’epoca, quindi mi piacerebbe che appunto questa storia diventasse un incentivo per conoscere meglio l’arte, per approfondire, e certo, anche per approfondire questo concetto della lettura, della lettura e dell’interpretazione delle opere che abbiamo a disposizione noi più di altri, perché gli italiani hanno uno straordinario patrimonio artistico conservato in musei molto belli, molto ben tenuti, quindi abbiamo questa possibilità, dobbiamo sfruttarla.
L’arte e l’amore
«Doyun torna a guardare la strada, come al solito affollata di turisti al punto che non riescono a camminare vicini. Deve scendere e salire dal marciapiede, per restare accanto a Silvia. “Non conosco la tua vita, questo è vero. Ma riconosco la tua sensibilità, l’ho avvertita. Sei un’artista?” “No, non proprio”. D’un tratto, lui le sfiora il braccio con una leggera presa: “Togliamoci da questa via, troppa gente!” “Sì, non riesco quasi a sentirti”, ammette lei, che per quel semplice gesto ha provato un brivido lungo il braccio e sulla schiena». – da “Il ritratto” (Giunti). Paola Zannoner: «Io ho trattato spesso il tema della conoscenza che diventa anche amore, se non diventa amicizia, tra persone che appartengono a culture diverse. Ho sempre trattato il tema della diversità perché credo che il tema della diversità sia quello molto trattato dalla letteratura perché la letteratura ci permette una riflessione profonda sull’unicità di ogni essere umano e la diversità di ogni essere umano dagli altri. E solo la letteratura ci permette di andare così a fondo su questo tema dell’identità e della conoscenza degli altri, dell’alterità. Ed era Italo Calvino a ricordarci come proprio la letteratura ci fornisse gli anticorpi nei confronti dell’intolleranza, dell’omologazione, dell’ignoranza, perché la letteratura è multiculturale per sua essenza. Non leggiamo solo le storie di casa nostra, dei nostri vicini, ma ci interessano le storie del mondo. La diversità, in questo caso, di due ragazzi – una ragazza italiana e un ragazzo che proviene dalla Corea del Sud – e che sono accomunati da questa passione per l’arte. Silvia, perché lavora in un museo ed è arrivata a lavorare in questo museo – a fare la custode – perché adora il Palazzo Pitti, lo sente come casa sua. Questo dovrebbe essere un po’ per noi – tutti, italiani no – il museo, il palazzo, le quadrerie, sentirlo un po’ come la nostra casa perché è quello che ci appartiene. Doyun, perché è uno studente d’arte, in particolare di arte rinascimentale, viene a Firenze, ovviamente, per approfondire i suoi studi sull’arte rinascimentale, poi naturalmente scopriremo che c’è qualcos’altro. Allora, questo incontro tra due persone, certamente diverse perché provengono da due paesi, culture, formazione, famiglie diverse, ma come sempre c’è qualcosa che li unisce e normalmente le persone sono unite da delle passioni, dalle cose che amano, dalla musica, dall’arte. Quindi, è proprio quello che ci attrae nell’altra persona, la grande diversità, ma poi come ci assomiglia nell’essenza, nell’interiorità e nelle passioni che condividiamo.
Come sarebbe il mondo senza arte?
Lo sguardo della Velata è un invito a tornare nei musei, nelle biblioteche, nei luoghi dell’arte e della cultura che per troppo tempo sono rimasti all’ombra e con le porte chiuse. Il desiderio di visitare una mostra, di ammirare i dipinti, di andare al cinema accende una vivacità taciuta per diversi mesi. Paola Zannoner: «Io ho scritto il libro proprio in questo periodo e devo dire che, come sempre, l’arte mi ha sostenuto, mi ha sostenuto in una ispirazione, in una visione della grande importanza che ha, del grande sostegno, della grande consolazione, mi viene da dire, che rappresenta per noi tutti l’arte antica, moderna, l’arte anche contemporanea. Della grande riflessione sulla creatività, sul tentativo di cogliere l’essenza tra le persone appunto attraverso i ritratti. Un’arte che dovremmo conoscere di più, che dovremmo studiare di più, non dovremmo smettere mai di studiare. Io mi auguro anzi che la storia dell’arte venga insegnata fin da piccolissimi, qualsiasi scuola sia, non solo ai licei; studiare storia dell’arte, ma studiarla in tutte le scuole proprio perché noi italiani abbiamo un rapporto particolare con l’arte, ci viviamo dentro, nelle nostre città, nei nostri paesi, ovunque siamo, nord o sud Italia. La mia interrogazione in questo periodo è stato che cosa possa fare la nostra narrativa, che cosa possa proporre la narrativa, la letteratura per le persone, per la cultura e anche per costituire un momento di riflessione collettiva. Ho visto che molta nostra narrativa, ma non soltanto quella italiana, un po’ in generale, è diventata intimista, c’è stato un ripiegamento in questo anno e mezzo di emergenza, di difficoltà, di solitudine, di separazione. Io ho pensato invece che la letteratura da sempre offre anche una finestra, non soltanto uno specchio per riflettersi, ma una finestra, attraverso cui guardare, quindi guardando oltre, fuori. Io scrivo per i giovani, penso sempre ai miei lettori e alle mie lettrici come individui giovani che guardano avanti e che non possono appoggiarsi alla nostalgia degli adulti o alla melanconia diffusa, quindi ho pensato a una storia di avventura, di mistero, ho pensato appunto a un’avventura dentro un museo, perché l’arte fosse il carburante, l’energia attraverso il quale un po’ ricominciare, ripartire».
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