Riad – Roma: impegno comune

Scritto da in data Febbraio 7, 2024

di Elena L. Pasquini

Di “impegno comune” racconta la notizia in primo piano sul sito del Ministero della Difesa. In ballo c’è la stabilità del Mar Rosso e la preoccupazione per le possibili ripercussioni della crisi in Medio Oriente su tutta l’area.

Guido Crosetto, a capo del dicastero che dirige le forze armate italiane, e il suo omologo, il principe Khalid bin Salman bin Abdulaziz, si sono incontrati ieri a Riad, Arabia Saudita.

“Preziosa opportunità per rafforzare i rapporti tra in nostri Paesi”, si legge nello stringato dispaccio.

La difesa italiana in Arabia Saudita

Quello che non dice la nota, è che a Riad, proprio mentre si suggella l’amicizia in nome del più umano dei bisogni – proteggersi – va in scena una delle fiere militari più importanti del mondo.

L’industria della difesa globale è lì, a due passi, per il World Defence Show, alla sua seconda edizione.

“Equipped for the Future”, è lo slogan con cui il regno che galleggia sul petrolio promuove un’esposizione a cui partecipano circa 750 imprese da tutto il mondo e dove in cinque giorni si prevede che andranno assegno affari per un valore di 29,6 bilioni di dollari.

Equipaggiati, pronti, per un futuro di guerra, solo di guerra, ma sempre più tecnologica, sempre più avveniristica.

Durante la fiera, la Leonardo – compagnia al 30 per cento di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel paese che all’articolo 11 della sua Costituzione ripudia la guerra – ha firmato un memorandum di understanding con il Ministero degli Investimenti dell’Arabia Saudita e l’Autorità Generale per l’Industria militare.

Obiettivo, sviluppare possibili collaborazioni in molteplici aree dei settori spazio e difesa, prima fra tutte il combattimento aereo, ma anche pilotaggio remoto, tecnologie digitali e tutto ciò che rende moderna la guerra. La partita, però, è sempre anche politica:

“Per quanto riguarda l’Italia, l’attenzione verso l’Arabia Saudita è molto alta e l’intenzione è quella di migliorare ulteriormente i rapporti.

Lo dimostra il fatto che tra domani e martedì sarà qui il Ministro della Difesa Guido Crosetto, accompagnato dal Segretario Generale della Difesa, Generale Luciano Portolano, e dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Enrico Credendino”, riporta la Rivista Italiana Difesa.

“Le opportunità evidentemente ci sono e sono molto importanti”, Eurofighter TYPHOON, il possibile acquisto di quattro fregate leggere e chissà, anche elicotteri, scrive Pietro Batacchi.

Abbiamo chiesto all’ufficio stampa di confermare la presenza del Ministro all’evento e conoscere gli obiettivi ed esiti di queste giornate, ma abbiamo ricevuto in risposta il link al comunicato ufficiare. Niente di più.

Si vis pacem para bellum

“Si vis pacem para bellum”. Sembra sentir risuonare il vecchio adagio che millenni di storia e di sangue hanno smentito.

Il futuro, visto da qui, non appare dunque un mistero: un futuro di guerra, in cui l’Arabia Saudita vuole giocare la sua parte, non solo con armi importate, ma sviluppando la sua industria.

La petrolmonarchia – implicata nella guerra in Yemen dove sono finiti armamenti prodotti in mezzo mondo, inclusa l’Italia – nel 2017 ha creato la Saudi Arabian Military Industries il cui obiettivo è diventare entro il 2030, una delle 25 compagnie più importanti del mondo nel comparto difesa.

La chiave è tutta nella ricerca, nelle università, nello sviluppo delle proprie capacità, come ha spiegato a The National, Abdullah Alajmi, direttore del business development alla Lockheed Martin Space in Arabia Saudita.

“Nutrire il talento”, scrive ancora il quotidiano, nel Regno che vorrebbe arrivare al 50% di armi home-made e che ad oggi è tra i più grandi acquirenti delle imprese statunitensi, in un mercato globale con un giro d’affari dell’ordine dei due trilioni di dollari.

Prepariamoci alla guerra, mettiamoci tutto il nostro talento: questo il futuro, ci dicono da Riad, in coro, Paesi nemici, all’occorrenza uniti sotto la stessa bandiera, tutti dentro lo show.

Cinesi e americani, che mostrano i muscoli nel mar Cinese e il meglio della loro tecnologia in quello di sabbia della penisola arabica.

Ci sono i russi, con la Rosoboronexport, la compagnia di Stato che gestisce l’85% dell’export di armi del grande nemico dell’Occidente, e gli Europei, divisi dalla guerra, ma uniti nella fedeltà a quell’antico adagio: “Si vis pacem para bellum”.

Elena L. Pasquini

Giornalista, esperta di Africa, ma specializzata nelle politiche di sviluppo internazionali e in quelle agricole globali. Ha pubblicato La meccanica della pace, il racconto di chi è riuscito a negoziare un accordo, a far cessare la violenza o a contribuire alla riconciliazione di due comunità in lotta.

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