Sapersi perdere
Scritto da Massimo Sollazzini in data Gennaio 13, 2020
“Non ti perdere” è una tipica raccomandazione che gli adulti fanno ai bambini, A volte però, smarrirsi senza eccedere, può portare a conoscenze nuove e magari a ritrovarsi meglio con sé stessi. Fin dall’antichità, i labirinti sono una tipica occasione per farlo. E anche oggi, in Italia e nel resto d’Europa, fantasia e meraviglia sono dietro l’angolo: tra pesci-occhio, alberi uovo e linguaggi incomprensibili. Massimo Sollazzini per Radio Bullets
“Non perderti”
La prima preoccupazione per un genitore, o per chiunque accudisca un minore, è sostanzialmente una: non perdersi. Evitare le vie traverse, le strade sconosciute, che siano quelle fisiche da percorrere con i piedi o quelle mentali, dettate dal fare cose a cui non sono preparati. Non spingersi a caccia di marmellate riposte troppo in alto, in cerca di compagnie fuori dal proprio campo visivo, in spunti di conoscenza che possan far smarrire le loro certezze, o le nostre. La “retta via” è da sempre il navigatore dell’educazione. E trovare altri su quella stessa strada, oggi bambini domani adulti, dovrebbe essere il presupposto per la cosiddetta società civile.
Ma, a volte serve anche perdersi: per mettersi alla prova, per testare nuovi punti di vista, per tener viva la curiosità, che poi è un altro dei motori dell’esistenza. C’è modo e modo di perdersi: ad ognuno sta trovare quello adatto, con annessa uscita di sicurezza. E se c’è un luogo dove perdersi per definizione, cosa è questo se non un labirinto?
I labirinti
Giocare a perdersi è un’attività che ha appassionato gli umani sin dall’antichità. Tra i graffiti della Valcamonica, risalenti a prima dell’età del ferro, ne spicca uno che simboleggia un intricato percorso da cui trovare la via d’uscita. L’antica Grecia ci ha messo del suo con le vicende mitologiche di Dedalo, Arianna, il Minotauro. Ma è soprattutto tra il Medioevo e il Rinascimento che il labirinto ha affascinato le menti. Il più grande disegno della specie fu realizzato a Chartres, nella cattedrale-simbolo del Gotico. Più avanti, passando da finzione a realtà, ha preso piede la tecnica del labirinto in siepi, soprattutto nel Regno unito. Nel Wiltshire, ad esempio, ancora oggi si impiegano in media 90 minuti per trovare l’uscita dal percorso di Longleat house, 6mila metri quadri dove le pareti in erba si alternano a ponti di legno che di tanto in tanto aiutano gli smarriti visitatori.
Tra il Settecento e i giorni nostri l’Italia non è stata da meno. Ha più di tre secoli quello di Stra, vicino Venezia, voluto dal Doge Pisani per celarvi i propri incontri amorosi.
Il labirinto della Masone
Più recente, e ben più grande, è il il labirinto della Masone. Si trova a Fontanellato, in provincia di Parma, dove la Padana è più pianura che mai. Esiste dal 2015, quando un singolare amante dell’arte riuscì a dar seguito ad una promessa fatta ad un amico e scrittore argentino. L’ideatore è Franco Maria Ricci, che nella vita è stato designer, bibliofilo, collezionista d’arte ed editore: l’amico era Jorge Luis Borges, uno tra i più grandi letterati del Novecento, appassionato di filosofia, metafisica e, appunto, labirinti.
Per dar vita all’intricato sogno, Ricci ha fatto piantare 200mila bambu, piante che non si spogliano tra una stagione e l’altra e assorbono quantità di anidride carbonica superiori alla media. Disposte su un’area di 8 ettari, compongono un perimetro a forma di stella, richiamandosi al Trattato di architettura di Filarete piuttosto che al borgo di Palmanova, in Friuli. Da 5 anni questo dedalo è aperto al pubblico tutti i giorni, sia pure a pagamento, eccezion fatta per una pausa invernale quest’anno in corso fino al 7 febbraio. Per adulti e minori, perdervisi è un esperienza molto più divertente che inquietante. Districandosi tra i corridoi verdi, ci si imbatte di quando in quando in sculture esotiche e giochi di luce. Mediamente la via d’uscita si rintraccia in meno di mezz’ora, e nel caso in cui ci si senta proprio persi, si può sempre chiedere aiuto ad un apposito numero di emergenza.
Come spesso succede, la vera magia è quella che non ti aspetti. Oltre che del labirinto, Masone è sede espositiva per la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, nonché per la sua produzione editoriale, che per decenni ha spaziato tra design, oggetti unici e creatività. Visitandola, di sala in sala ci si imbatte in opere pregevoli, singolari, a volte spiazzanti. Come le grottesche, figure umane in pose mostruose con cui si dilettava anche Leonardo da Vinci. O come il Codex Seraphinianus. enciclopedia scritta in un linguaggio inventato e incomprensibile, e illustrata con immagini di totale fantasia.
Quarantacinque anni fa, un aspirante architetto romano cominciò casualmente a disegnare figure fantastiche su un foglio. Dalla matita uscivano occhi che in realtà erano pesci, matrioske di rinoceronti, impenetrabili torri di babele, cavalli dalla coda in forma di carrozza. Un puro sollazzo grafico che poco a poco prese altra consistenza: leggenda vuole che una sera, per negarsi ad un invito al cinema, al suo autore scappò detto che stava preparando un’enciclopedia. Il suo nome era Luigi Serafini: i passi successivi lo videro completare un’opera di 370 pagine, pensare a Franco Maria Ricci come unico editore possibile, fargli la posta, convincerlo. Nè usci una prima edizione in più lingue, poi una seconda con prefazione di Italo Calvino, negli anni duemila altre due per Rizzoli, una delle quali in versione deluxe, copertina avorio e oro.
Oggi il Codex Seraphinianus è un must per bibiofili di tutto il mondo, disposti a pagare anche centinaia d’euro per le versioni più datate. Ma l’aspetto più affascinante è un altro. In prefazione all’edizione più recente, Serafini spiega che l’idea del Codex prese forma pensando alla sensazione che provano i bambini quando sfogliano un libro illustrato, e non sono ancora in grado di leggere i testi che accompagnano le immagini.
Osservare figure di amanti che diventano coccodrilli, alberi-uovo e calligrafie eleganti quanto incomprensibili offre una sensazione estraniante ed entusiasmante. Si ha l’idea di trovarsi davanti a un’espressione priva di senso, che in realtà ne assume uno grandissimo: suscitare curiosità, meraviglia, e fantasia, sensazioni ricorrenti tra i bambini, per lo più sopite in gran parte tra gli adulti.
Al primo piano della palazzina che sovrasta il labirinto della Masone è esposta una copia del Codex Seraphinianus: imbattersi nelle sue coloratissime tavole è una meritata sorpresa, per chi va a Fontanellato per giocare a perdersi, e trova qualcos’altro oltre la semplice via d’uscita. E se a giocare sono adulti e bambini insieme, il gioco vale doppio.
Nota di servizio per i fedelissimi di Radio Bullets: qualche mese fa, a Masone avrebbe dovuto ritrovarsi tutto il gruppo del Notiziario Kids. Qualcuno però perse la strada prima ancora di arrivare; e ora, nell’attesa che la ritrovi, noi imbecchiamo l’uscita da questa puntata di Minori Report – fatti per la crescita. Da Massimo Sollazzini un saluto, e alla prossima.
Elisa – Labyrinth (https://www.youtube.com/watch?v=j2wa9EWPLNA ) – per la voce di Franco Maria Ricci ed i brani di pianoforte: Labirinto della Masone
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