Sogno di una notte di mezzo autunno
Scritto da Paola Mirenda in data Novembre 9, 2019
di Paola Mirenda da Lipsia su Radio Bullets
Una Trabant lungo le strade americane, Bruce Springstein nello stereo e le Montagne Rocciose come destinazione: se ogni giovane ha un sogno per quando sarà grande, questo era quello di Angela Merkel quando era ancora una ragazza che viveva all’Est e il 1989 era ancora un anno come tutti gli altri. Non che immaginasse la libertà, semplicemente si vedeva pensionata e con una sicurezza economica garantita dallo Stato socialista. “Nella Ddr si andava in pensione a sessant’anni”, racconta a Der Spiegel. Chi non doveva più lavorare “aveva la libertà di viaggiare” e l’America era lì, non proprio a portata di mano ma c’era. La vita nella Ddr era anche vivere il presente e immaginare il futuro. “E’ una cosa che i tedeschi dell’Ovest faticano a capire”, dice la Cancelliera. Faticano a capire che “auch in einer Diktatur gelungenes Leben geben konnte”, che anche in una dittatura si può avere una vita soddisfacente.
Sono passati trent’anni. Gli anniversari “tondi” portano inevitabili celebrazioni da cui Lipsia sembra però quasi immune, al contrario di Berlino. Lì c’era il muro, qui ci sono stati i ponti e le strade – attraversate da migliaia di Ossi – che hanno portato il Muro a cadere. Tuttavia non si sfugge da un certo senso dell’obbligo di esserci, anche se quest’anno gli elementi critici sembrano prevalere su quelli agiografici. Politicamente le vittorie dell’estrema destra nelle ultime consultazioni regionali a est hanno segnato una nuova frattura con l’Ovest, frattura che investe anche il piano sociale e culturale. Lo storico Marcus Böick prova a spiegarla tornando ai tempi del Treuhandanstalt, l’istituzione fiduciaria che ha traghettato il sistema economico socialista verso liberismo e privatizzazioni togliendo dalla proprietà statale più di 20mila società, di cui solo il 5 per cento furono comprate da tedeschi dell’Est (per chi volesse approfondire, qui lo studio completo).
Il divario economico non si è mai colmato. Tuttora c’è una diversità di salari e una diversità di costo della vita che il Rapporto annuale sull’Unità tedesca non può non mettere in evidenza anche nella sua edizione del 2019. Di recente il quotidiano francese Le Monde ha realizzato un sunto – prendendo i dati del 2018 – che è di immediata comprensione attraverso poche tabelle, come quella qui allegata.
La prima mappa mostra il tasso di disoccupazione, la seconda il reddito medio, la terza le aree agricole. In 30 anni, scrive Le Monde, “il livello di vita dei tedeschi dell’Est è costantemente aumentato, ma non ha mai raggiunto quello dei tedeschi dell’Ovest. Lo scarto del reddito mediano tra la due Germanie era al suo massimo (4.432 euro l’anno) all’indomani della riunificazione, nel 1991, poi si è riassorbito a 2.092 euro nel 1997. Ma dall’inizio degli anni 2000 è lentamente risalito per attestarsi a 3.623 euro nel 2016. In tutto questo periodo, lo scarto tra i redditi ha fluttuato, ma è sempre rimasto vicino al 20 per cento”.
——-> Leggi anche: Due mondi – a cura dell’Institut der deutschen Wirtschaft
Altri indicatori testimoniano la distanza tra vecchi e nuovi Länder. La scuola, per esempio, o meglio la scarsità dell’educazione civica e politica nelle scuole dell’Est; i figli e le relazioni di coppia (all’Est una donna ogni quattro è madre single, all’ovest la percentuale scende a una donna ogni sei); l’incremento (e decremento) demografico; il rapporto con il corpo e la sessualità. Tuttavia, se il divario economico persiste a tutte le età, tra giovani dell’Est o dell’Ovest il divario culturale è meno significativo che nelle persone anziane. Si potrebbe liquidare questa differenza come un fenomeno tipico di quasi tutti gli Stati europei: differenze strutturali tra nord e sud le presenta la Francia, così come le presenta l’Italia e sono altrettanto significative in Gran Bretagna. Ma nell’est tedesco queste differenze inevitabilmente si legano con “quel che poteva essere e non è stato”, il senso di una rivoluzione perduta per troppa fretta. Scrive la rivista Kreuzer: “In seinem Gründungsdokument von 1989 wünschte sich das Neue Forum unter anderem eine bessere Warenversorgung und schrieb dazu: ‘Andererseits sehen wir die sozialen und ökologischen Kosten und plädieren für die Abkehr von ungehemmten Wachstum. Wir wollen Spielraum für wirtschaftliche Initiative aber keine Erwartung in eine Ellenbogengesellschaft. Wir wollen das Bewährte erhalten und doch Platz für Neuerung schaffen, um sparsamer und weniger naturfeindlich zu leben”. È successo, alla fine, il contrario, o almeno così viene percepito. I temi dell’89 sono quelli che oggi, a occidente come a oriente, rappresentano le istanze delle generazioni più giovani. Ma anziché una speranza, sembra il segno di una sconfitta.
Trent’anni dalla caduta del Muro, per approfondire:
Mostre e Musei:
Stasi Museum, Rund Ecke, Dittrichring 5: sabato 9 novembre alle 19 manifestazione silenziosa. Il 23 novembre apertura del bunker sotterraneo della Stasi.
Giornali:
Su Die Zeit, la bella serie podcast dedicata ai diversi gruppi sociali nella Ddr, dal punk al medico, dall’insegnante agli avventori delle Kniepe.
Lo speciale di Der Spiegel sul 1989, cifre e protagonisti.
Da Berlino, la raccolta di articoli di Taz
Un interessante punto di vista sui fallimenti del 1989 sulla rivista Kreuzer
In francese, la raccolta di link di Le monde
Libri:
Clemens Meyer, Eravamo dei grandissimi, Keller editore, traduzione a cura di Roberta Gado e Riccardo Cravero
Christiane Eisler, Wutanfall – Punk in der DDR 1982-1989. Die Protagonisten damals und heute
Politica:
Il dibattito nel Bundestag in occasione del trentennale
Ascolta/leggi anche:
- “Proteggi l’ambiente, rifiuta il nazi” di Paola Mirenda, da Lipsia, per la rubrica Delipsiosa (vivere nell’ex Ddr)
- Cile: La rivoluzione non è una cena di gala
- Bolivia: il presidente si dimette, le reazioni dei paesi vicini
- “Imprese di classe” di Massimo Sollazzini per la rubrica Minori Report
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