Stati Uniti vs Talebani, imminente un accordo di pace in Afghanistan

Scritto da in data Febbraio 20, 2020

Dopo cinque mesi dalle elezioni presidenziali afgane, la commissione elettorale ha annunciato per la seconda volta (il primo conteggio era avvenuto a dicembre), la risicata vittoria del presidente Ashraf Ghani, che fonti a palazzo confermano a Radio Bullets che tutte le operazioni burocratiche delle firme, sono state completate. 50,64 per cento delle preferenze per Ghani che per poco vince su diversi candidati tra cui il rivale di sempre Abdullah Abdullah, che nelle elezioni precedenti, come in questa, aveva contestato il risultato e dopo trattative mediate da americani ed europei, aveva accettato un posto creato appositamente per lui come capo esecutivo del governo.

Elezioni difficili

Anche in questa occasione ha contestato le elezioni che non sono state semplici perché i brogli sono endemici nel complesso tessuto elettorale afgano, perché i talebani minacciavano attacchi contro i seggi, tanto che sui 10 milioni di persone registrate per il voto – anche se l’Afghanistan ha almeno 27 milioni di abitanti – solo 2 milioni hanno votato. In molte zone anche i combattimenti tra talebani ed esercito afgano hanno impedito che la gente sfidasse la violenza per andare a votare. Combattimenti che in un paese martoriato da quarant’anni di guerre (prima russi, poi guerra civile, poi talebani e infine l’invasione americana) fatica a pensarsi in pace, dove il 69 per cento dei bambini che va a scuola teme di saltare su una mina e dove effettivamente 200 persone, soprattutto minori, ogni mese, muoiono o vengono feriti da un ordigno.

La fine della guerra? Non riesco neanche ad immaginarla” dice Ali via Whatsapp, quando interrogato su una possibile tregua. D’altra parte un ragazzo di 20, 25, 30 anni in Afghanistan non ha vissuto mai un giorno di pace in tutta la sua vita. Eppure qualcosa potrebbe accadere.

La tregua temporanea

E’ imminente una tregua temporanea di 7 giorni tra americani (con l’ok delle forze afgane) e i talebani per una riduzione della violenza. Una prova generale, si potrebbe anche definire, in vista di un accordo di pace che ormai da anni si tenta di strappare tra il “movimento dei Taleb” e gli americani. Una trattativa che non è stata facile e non è stata sempre ben vista, le autorità afgane si sono molto risentite del fatto di non essere state coinvolte come se la pace si potesse decidere senza prevedere la presenza di tutti i protagonisti, ma di fatto è quello che accaduto.

Gli americani e i nemici che hanno scoperto dopo 18 anni di non poter sconfiggere, hanno discusso, litigato, fatto saltare trattative per poi tornare sempre allo stesso punto: da una parte gli americani che vogliono togliersi dalla trappola afgana che è costata troppo in risorse economiche e in vite umane, dall’altra i talebani che non hanno mai smesso di fare il bello e il cattivo tempo in un paese dove il governo afgano da solo non è in grado di gestire la sicurezza. In parte anche perché paesi alleati come il Pakistan hanno fatto di tutto perché l’instabilità regnasse sovrana.

Il problema dei profughi

Profughi afghani / Barbara Schiavulli

Il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres e l’inviato Americano Zalman Khalizad sono appena andati in Pakistan per parlare ad una conferenza sul futuro dei profughi afghani anche perché la possibilità di una accordo di pace pone domande sul ritorno, il reintegro e il sostegno internazionale ai paesi ospitanti. Circa 3 milioni di profughi afgani vivono in Pakistan e ancora di più in Iran, anche se nell’ultimo anno, Teheran ha incrementato le deportazioni.

Tornando alla tregua temporanea, è “molto specifica”, verrà applicata in tutto il paese, comprenderà le forze afgane, in alcune zone sempre attive nel combattere i talebani. Se avrà successo, sarà il primo passo verso l’accordo per porre fine a quasi due decenni di guerra e dove ci sono ancora almeno 13 mila soldati americani e svariate migliaia del contingente Nato, tra cui quasi 700 italiani.

L’accordo di Pace

Se la riduzione della violenza funzionasse, si tirerà un respiro di sollievo dopo un ultimo anno tra i più violenti degli 19 passati, già il settembre scorso si era vicini ad una firma, ma il presidente Trump aveva bloccato quelle trattative segrete, spesso svoltesi in Qatar dove i talebani hanno un ufficio di rappresentanza, come risposta ai talebani che avevano ucciso un soldato americano. Ora la firma è stata messa in agenda per il 29 febbraio prossimo.

Non si sa molto dei dettagli dell’accordo, ma questa intesa tra gli Stati Uniti creerà un’agenda di 135 giorni per gli americani per progettare e “chiamare” il completo ritiro in una cornice tra i 3 e i cinque anni. I talebani oltre a smettere di attaccare gli americani e le forze afgane dovranno, invece, combattere contro i militanti dell’Isis che tentano di insinuarsi.

Questo accordo che racchiude molte speranze, ma anche paure soprattutto per le donne che temono uno sdoganamento dei talebani da sempre ostili al femminile, segnano anche da inizio alle trattative interafgane, ovvero tra i talebani e il governo afgano anche se non è chiaro, nonostante Ghani abbia vinto le elezioni, chi siano veramente le figure potenti di un paese spesso diviso e altrettanto spesso, ancora controllato dai Signori della Guerra anche se sono stati tutti riciclati all’interno della politica, stessa cosa che probabilmente accadrà anche ai talebani.

Leggi o ascolta anche:

Afghanistan: storia di un processo di pace andato male

La campagna elettorale in Afghanistan è iniziata. Ed è già insanguinata

Mr President

Il Charlie Chaplin dell’Afghanistan

Afghanistan: 40 bombardamenti al giorni

Messico: femminicidio e la sfida della speranza di Stefania Cingia

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]