Sulle tracce di Van Gogh

Scritto da in data Febbraio 5, 2021

Un viaggio sui luoghi dell’arte, tra le sfumature urbane, i cieli notturni e l’esplosione dei colori in una mano. Quella di Van Gogh. In cerca di luoghi fisici e mentali che hanno ispirato la sua arte. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Gloria Fossi – storica dell’arte, scrittrice, giornalista – a proposito del suo ultimo libro “Sulle tracce di Van Gogh” (Giunti Editore).

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Cromatismo

Danilo De Marco, Mario Dondero e Gloria Fossi – due fotografi e una storica dell’arte – partono per un viaggio: Van Gogh. Un percorso umano, artistico che Gloria Fossi traccia nel suo ultimo lavoro fatto di immagini e parole. Le fotografie di De Marco e Dondero si cuciono in una narrazione che ha il giallo come sfondo conduttore. Un itinerario romantico raccontato per noi da Gloria Fossi su Radio Bullets: «Io credo che Van Gogh, al di là delle apparenze, della sua fama planetaria, del suo nome ormai entrato nel mito, non sia sorto con un talento innato. Può sembrare paradossale, ma lo si capisce dalle prime opere, dai primi disegni incerti, e lo si capisce soprattutto leggendo le sue lettere e analizzando il grande lavorio che lo ha portato a dipingere quello che oggi tutto il mondo ammira. Il suo stile è fatto di studio, di letture – le più disparate – ma anche di conoscenza dei grandi artisti del passato che cita spesso, e di attenzione anche ai suoi contemporanei che conosceva e studiava a fondo. E nel suo contatto a Parigi, per esempio, con gli impressionisti e con Gauguin, si vede anche che la luce della sua pittura, quelle pennellate vorticose, così riconoscibili, derivano anche dallo studio della natura. In questo, molto simile, per esempio, è Leonardo che non a caso proclamava la necessità di dipingere sempre en plein air, cioè sempre dal vero».

Giallo Van Gogh

La scala di colori è un sistema di codificazione standardizzato per l’identificazione univoca dei colori. I sistemi di standardizzazione cambiano a seconda dell’ambito di utilizzo. Tipografia, fotografia, grafica video, computer o colori per l’edilizia, ma non è tutto. Quante sfumature di giallo conosciamo? Come accade per le lingue, in cui le comunità di parlanti decidono le sorti di una parola, un pronome o un verbo – creano, distruggono – allo stesso modo, l’immaginario sceglie di associare un colore a un nome di riferimento per le ragioni più sconosciute o semplicemente per tenere a memoria. C’è una tonalità di giallo che è propria delle tele di Van Gogh. Gloria Fossi: «Forse è banale ma è proprio così: dopo aver girato il mondo, in questa pausa forzata così tragica per tutti, ho dovuto fermarmi e mi ha stimolato. Il libro su Van Gogh era previsto ma ho potuto concentrarmi, riprendere le fila di uno studio mai interrotto, di tanti viaggi, di tante immagini, di tante fotografie, mostre, quadri visti. Era da anni che dovevo e volevo farlo, e aspettavo il momento. Il giallo – il colore che non a caso adoro –, quel giallo cromo così tipico della pittura più solare e lieta di Van Gogh mi è stato, in effetti, di grande stimolo, tanto che il bravissimo grafico di questo libro, Sansai Zappini, è stato lieto di assecondarmi, usando proprio quel giallo – il giallo di Van Gogh – come colore di fondo ai miei approfondimenti su alcune opere di Van Gogh, nel libro si vede bene».

Gloria Fossi, Parigi – Cié des artistes (Les Fusains, 1990) ©Danilo de Marco

«Il giallo delle case di Ramsgate colpisce il giovane, non ancora dedito alla pittura, nel 1876. Poi sarà frequente nelle descrizioni di atmosfere, luoghi, progetti di dipinti, fino a diventare “l’altra nota gialla”: colore fisico e mentale, ricercato nella solarità della Provenza, e trovato anche nelle copertine dei romanzi naturalisti francesi, da lui molto amati. A Londra, d’altra parte, già in quegli anni il giallo iniziava a costituire un segno di trasgressione e libertà». – “Sulle tracce di Van Gogh” (Giunti Editore).

Gloria Fossi: «Provo una gioia immensa, quella che provano – io credo – tutti gli scrittori, studiosi, viaggiatori quando possono comunicare la meravigliosa libertà, la serenità mentale che dona l’arte. Condividere, una parola che oggi è molto di moda, ma che è assolutamente pregnante, in questo caso. Quando scrivo, mi pongo sempre il problema: ma chi leggerà queste pagine? Oppure: a chi può interessare questa storia? – un dubbio che mi pongo spesso. E nel caso di questo mio nuovo libro su Van Gogh, spero che accada quel miracolo che mi è accaduto col primo che avevo scritto trent’anni fa. Mi è accaduto una decina di anni fa, in un atollo sperduto della Polinesia, dove ero sulle tracce di Matisse; conobbi una giovane in viaggio di nozze che, ignorando il mio nome – e io, purtroppo, ignoro il suo – mi raccontava che amava l’arte da quando la nonna le aveva regalato un libro per la sua comunione tanti anni prima. Era il mio libro su Van Gogh; le vennero e mi vennero i brividi, una gioia infinita che mi auguro, spero che accada anche con questo perché è per questo, in fondo, che noi scriviamo».

Il viaggio di Van Gogh

Olanda, Belgio, Inghilterra e Francia sono i luoghi fisici che conservano le tracce di un artista che continuerà a unire colori e generazioni nei secoli dei secoli. E non solo: “Sulle tracce di Van Gogh” cammina già oltre i confini italiani, come solo i libri sanno fare, per raccontare attraverso la penna di Gloria Fossi chi fu, chi è, e chi sarà Vincent Van Gogh.

Vincent Van Gogh, Notte stellata sul Rodano – Arlés (Musée d’Orsay, Parigi) ©Wikimedia

«Tornando all’idea di un Van Gogh outsider, come lo fu, in fondo, anche l’amico Gauguin, direi che la sua pittura così riconoscibile, così unica, si sviluppi partendo dalle brume della sua terra natale, l’Olanda, dalle nebbie, dalla pioggia dell’Inghilterra, dallo scuro, il grigiore del Belgio delle miniere per esplodere letteralmente, come spesso si dice, negli ultimi anni dei suoi soggiorni soprattutto in Provenza e poi nell’ultimo soggiorno nell’Île-de-France. Io credo che Van Gogh, nonostante tutto quello che si dica, non sia affatto un genio isolato, ma sia senz’altro uno straordinario talento che si è – come dire – esercitato per tutta la vita per diventare quello che è diventato – per la sua breve vita – ed è un uomo assolutamente del suo tempo, e questo non lo sminuisce, ma lo rende forse ancora più grande».

«Continua a camminare tanto e ad amare / la natura, perché questo è il vero modo / per imparare a capire l’arte, ogni giorno di più. / I pittori comprendono la natura e l’adorano / e ci insegnano a saper vedere». – Vincent Van Gogh

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