Tornare in Afghanistan

Scritto da in data Luglio 18, 2022

Sembra impossibile che sia già passato un anno. Non dimenticherò mai quei giorni in cui i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan e, con un colpo di spazzola, hanno cancellato le donne, distrutto sogni e diritti, smantellato il giornalismo, l’attivismo, l’arte.
È l’unico paese al mondo dove lo Stato vieta la musica e costringe le ragazzine dopo i dodici anni a non andare a scuola. Un paese dove le donne sono prigioniere delle debolezze dei maschi. A cui si aggiunge la povertà, l’isolamento finanziario internazionale, il terremoto.
Una catastrofe umanitaria, politica, sociale ed economica. Una volta dicevo che amavo l’Afghanistan perché, nonostante tutto, bastava una battuta per innescare una risata, perché nonostante tutto amavano la musica, l’arte, migliorarsi. Ora nessuno riesce a ridere, con gli occhi colmi di lacrime. Non che prima la vita fosse facile, ma c’era l’idea che potesse esserlo. Invece l’Occidente, abbandonando e tradendo l’Afghanistan, ha ucciso la speranza.
Radio Bullets da quel maledetto 15 agosto, è tornata due volte. Prima a settembre 2021 e poi a gennaio 2022. Perché abbiamo preso l’impegno di non dimenticare. E tra poco torneremo. Perché le storie ci chiamano.
Perché le afghane vogliono urlare il loro dolore. Perché la conoscenza ci rende più liberi.
Non non siamo una grande testata, ma non abbiamo mai smesso di raccontare né l’Afghanistan né tutte le crisi che ci circondano. Lo faccio da ventun anni. Sosteneteci se volete o potete.
Siate lo strumento che ci permette di tornare, e vi porterò con me.

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