Triage a quattro zampe

Scritto da in data Settembre 9, 2020

Rilevare i parametri di chi è sospetto di positività al coronavirus e curare chi ha contratto Covid-19 sono tra le attività che mettono più a rischio il personale sanitario. Ecco perché un team composto da medici, scienziati e ingegneri ha trovato un valido sostituto: ha quattro zampe, una serie di telecamere e un tablet. Segni particolari: è un robot.
Musica: “I, Robot” – Marco Edward Beltrami
Photo: MIT News

La robotica cambierà il nostro modo di vivere e lo renderà a tratti un po’ più comodo e, in certi casi, persino un po’ più sicuro.
Senza voler scomodare la fantascienza alla “Io, robot”, nei prossimi anni potremmo vedere spostarsi tra noi automi dalle più svariate forme e funzioni.
Un futuro in cui stiamo entrando ormai a grandi passi, anche quando si parla di ospedali.

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Robot in corsia

Ancora una volta parliamo di coronavirus. Sappiamo che Cov-Sars 2 continua a viaggiare nel mondo e i contagi, seppure con numeri e situazioni differenti da Paese a Paese, sono all’ordine del giorno. Bisognerà attendere ancora qualche mese per il vaccino che, a oggi, pare essere l’unica possibilità di fermare il dilagare del virus. Intanto ci si deve attrezzare.
È fondamentale osservare la massima cautela possibile, soprattutto da parte di chi, per ragioni lavorative, si trova in prima linea ed è ovviamente a maggiore rischio di contrarre la malattia. Un aiuto importante in questo può arrivare proprio dalla robotica.

La forza nelle quattro zampe

Negli Stati Uniti la società di ingegneria e robotica Boston Dynamics ha messo a disposizione della lotta a Covid-19 una delle sue più note invenzioni: Spot.
Si tratta di un robot a quattro zampe progettato per operare in ambienti pericolosi, in particolare in contesti industriali, militari e durante disastri naturali.
Dotato di batteria intercambiabile e di telecamera che gli permette di vedere a 360 gradi, il quadrupede robotico è capace di lavorare sotto la pioggia e tra la polvere, e a temperature che variano tra -20 e i +45 gradi C, trasportando oggetti che possono arrivare a pesare sino a 14 chilogrammi.
La sua forza è proprio nell’essere un quadrupede. Le quattro zampe robotiche gli consentono di essere più stabile, di superare facilmente ostacoli, salire e scendere le scale, e di camminare anche su terreni impervi. Inoltre, se cade, Spot sa agire in modo dinamico e proprio le sue quattro zampe gli consentono di rialzarsi da solo senza difficoltà. Può persino aprire le porte, grazie a un braccio robotico collegato alla sua schiena.
Un lavoratore instancabile che presto potrà anche indossare il camice.

Un robot per il triage

Già in aprile la Boston Dynamics aveva strutturato Spot perché potesse aiutare medici e infermieri impegnati con pazienti affetti dalla malattia o sospetti di avere contratto il virus.
I tecnici dell’azienda americana hanno collaborato con gli scienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e il personale medico del Brigham and Women’s Hospital di Boston al fine di preparare Spot all’utilizzo in ospedale, in particolare nelle fasi delicate del triage.
Il robot viene controllato a distanza dal personale medico attraverso un dispositivo portatile ed è dotato di un tablet grazie al quale i medici possono parlare con i pazienti e chiedere del loro stato di salute. In questo modo possono valutarne i sintomi, senza però stare a loro diretto contatto.
Oltre a essere il mezzo per il primo approccio con i malati, il robot è in grado di effettuare anche un primo controllo, persino a una distanza di due metri. Le quattro telecamere montate su Spot servono per misurare:

  • la temperatura della pelle
  • la frequenza respiratoria
  • la frequenza cardiaca
  • la saturazione di ossigeno nel sangue.

L’occhio vigile del robot

Nello specifico si tratta di una termocamera a infrarossi (IR) e di tre telecamere monocromatiche che agiscono con l’aiuto degli algoritmi sviluppati appositamente dai ricercatori. Gli algoritmi sono in grado di correlare la temperatura rilevata dalla telecamera sulla pelle del volto con quella interna, tenendo conto delle variabili date dall’ambiente esterno e dalla distanza tra il robot e il paziente.
Mentre dalla rilevazione della temperatura della mascherina, sempre attraverso la termocamera, si riesce a risalire alla frequenza respiratoria.
Le tre telecamere monocromatiche, invece, hanno la capacità di filtrare diverse lunghezze d’onda della luce – 670, 810 e 880 nanometri – e, in tal modo, evidenziano quei cambiamenti di colore della pelle, persino se minimi, che sono indicativi dello scorrere del sangue in vene e arterie. Sempre grazie a un apposito algoritmo, il robot è in grado così di calcolare frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno nel sangue.

Tutti questi elementi insieme, dunque, consentono una valutazione a distanza e in sicurezza del paziente.

Negli ospedali di domani

Testato con buoni risultati presso l’ospedale di Boston su pazienti con sintomi di Covid-19 – per combattere il quale, tra l’atro l’azienda americana ha reso il proprio lavoro open source –, già si pensa a potere utilizzare questa tecnologia anche in futuro e in altre occasioni, sia contro il virus, utilizzando Spot per disinfettare superfici e luoghi, sia in altre situazioni che non necessariamente interessano le malattie infettive, per esempio per esercitare un monitoraggio costante delle condizioni dei pazienti nelle corsie degli ospedali.

Dunque la robotica sta cambiando e cambierà ancora il volto della medicina, agevolando il rapporto tra medico e paziente, e rendendolo più sicuro.

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