Ucraina: 503 bimbi uccisi, 1000 dispersi

Scritto da in data Settembre 5, 2023

Sono 503 i bambini e le bambine morti in Ucraina. Principalmente dalla Regione di Donetsk: 1117 i feriti, 1161 i dispersi, 13 quelli che avrebbero subito abusi sessuali dall’inizio del conflitto: questa la fotografia scattata da una ricerca dell’Universities Network for Children in Armed Conflict (UNETCHAC) con dati registrati nel corso di indagini svolte sul campo. E numeri che, si sottolinea, rischiano di essere sottostimati “stante le difficoltà determinate dal persistente conflitto e l’inerzia da parte della Federazione Russa nel consegnare l’elenco dei bambini e delle bambine deportati in Ucraina”.

La ricerca

L’attività di ricerca condotta dal Network sulla condizione dei bambini in Ucraina è solo parte della ricerca quali-quantitativa, svolta su scala globale e per aree geografiche, sulle gravi violazioni contro i bambini e le bambine causate da situazioni di conflitto armato. Tale ricerca è svolta nell’ambito del Progetto “I Piani di Azione Nazionali sulla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325 e l’impatto dei conflitti su bambini e bambine”, che UNETCHAC sta sviluppando in collaborazione con l’Istituto degli Studi Politici “San Pio V” e con il supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in Italia.

Il IV Piano di Azione Nazionale Italiano di attuazione della Risoluzione 1325 include la protezione dei bambini e delle bambine coinvolti in situazioni di conflitto armato. Per questo il Network “ha deciso di operare attraverso e all’interno di questo importante strumento al fine di accertare e analizzare la situazione dei bambini in conflitto e post conflitto in Africa, Medio Oriente, Asia, Sud America e Europa (Kosovo e Ucraina)”.

L’appuntamento

Laura Guercio | Festival Internazionale del Giornalismo

I lavori della ricerca in Ucraina e in Kosovo vengono discussi durante la Conferenza internazionale organizzata dal Network il 5 settembre presso l’Università di Pristina. Si tratta di una della serie di conferenze organizzate dal Network in ciascuna delle aree geografiche oggetto della ricerca.

“La ricerca che stiamo portando avanti sulla condizione dei bambini in situazione di conflitto e post–conflitto ha un aspetto altamente innovativo in quanto viene condotta contemporaneamente da più università e in più Paesi, unendo così in un unico grande progetto più realtà accademiche e permettendo un proficuo incontro e confronto tra approcci scientifici diversi”, dichiara Laura Guercio, Segretaria Generale di UNETCHAC. “Non vuole produrre e sviluppare solo dei numeri, sia pure importanti, ma far capire le ragioni sociali, culturali, giuridiche che sottostanno ai numeri: anche questo vuole caratterizzare il nostro lavoro”.

“Un nuovo approccio di “analisi vittimologica” del conflitto bellico allo scopo di indagare e denunciare quella che ancora una volta rappresenta la “cifra oscura” delle vittime appartenenti al mondo dei minori sulla base del tragico e solo provvisorio bilancio dei dati che si possono leggere dalle statistiche ufficiali. Tale prospettiva di “vittimologia bellica” viene ad aprire scenari colpevolmente inediti, ancorché purtroppo sempre presenti, in tutti i teatri di guerra”, aggiunge Paolo De Nardis, Presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

Il linguaggio scientifico e giuridico si unisce a quello dell’arte

Durante la conferenza, sono presentate le opere fotografiche di Marzia Ferrone e Vittorio Alonzo che attraverso i loro scatti danno immagine e volti alle vittime silenziose della guerra: piccole mani che a stento impugnano fucili e armi; bambine e bambini erranti, tra detriti e ceneri; cortili chiusi da fili spinati dove i giochi sono un ricordo. Sguardi smarriti in cerca di un orizzonte senza fuoco… di una nuova vita.

Le fotografie sono il frutto del lavoro di forte impronta sociale condotto negli anni dai due artisti, per indagare e raccontare storie di donne e bambini. Dai campi profughi alle war zone dislocate in aree geopolitiche diverse – Africa, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, America Latina – emerge lo stesso tracciato di dramma, dove non manca la speranza che queste giovani vite ricevano la protezione e la salvezza che chiedono.

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