Una rivalità perversa
Scritto da Giuliano Terenzi in data Luglio 11, 2020
Rivalità e sport
Il concetto di rivalità è insito nell’essenza dello sport, talmente indissolubile dal concetto di sport che prescinde sia dal tipo di disciplina che dal livello della stessa. Larry Bird contro Magic Johnson, Borg contro McEnroe, Niki Lauda e James Hunt, gli scacchisti Fischer e Spasskij (qui la storia della loro rivalità), per non parlare di Muhammad Ali contro Joe Frazier o del duello tutto italiano fra Coppi e Bartali. Senza questi dualismi saremmo privi di alcuni dei momenti più epici e significativi dello sport. Tutte queste rivalità hanno in comune una cosa: possono essere definite “sane”: per quanto accese e sentite, sono state tutte oneste e hanno spinto gli atleti a migliorarsi sempre di più per poter battere il proprio rivale. La rivalità di cui vi racconto oggi è certamente meno conosciuta e si differenzia da quelle sopracitate proprio perché sconfina in ossessione e perversione.
Invece di leggere prova ad ascoltare: la musica e la narrazione renderanno l’esperienza più coinvolgente!
Nancy Kerrigan, singhiozzando, continua a ripetere “why”, “perché”, “why now”, “perché adesso”, la migliore pattinatrice femminile degli Stati Uniti nonché una delle favorite per vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali del ‘94 è in lacrime. Ha appena finito l’allenamento e sta andando nello spogliatoio per cambiarsi e tornare a casa; è proprio nel tragitto dalla pista di pattinaggio agli spogliatoi che qualcuno la aggredisce colpendola ripetutamente e con violenza con un manganello sul ginocchio.
Chi ha aggredito Nancy Kerrigan ma soprattutto perché?
Per la prima volta nella storia, i giochi invernali si disputano a soli due anni di distanza dai precedenti, quindi all’edizione di Albertville del ’92 segue quella di Lillehammer del ’94. La decisione viene presa per dividere le Olimpiadi invernali da quelle estive che, da quell’edizione, non si disputano più nello stesso anno.
Oltre a Nancy Kerrigan, gli Stati Uniti hanno un’altra atleta in grado di aspirare al gradino più alto del podio: Tonya Harding.
Tonya Harding – Una predestinata
Tonya Harding è di Portland e la sua è un’infanzia tutt’altro che semplice: segnata dalla povertà, dall’assenza del padre e da un difficile, per usare un eufemismo, rapporto con la madre. Le cose che non le mancano sono uno spiccato atletismo e il talento per il pattinaggio, caratteristiche che la spingono a lasciare gli studi per concentrarsi completamente sullo sport. La Harding cresce e non perde le sue qualità innate che, invece, sviluppa ogni giorno di più grazie ai costanti e intensi allenamenti; sotto l’aspetto fisico non ha eguali tanto da essere la seconda atleta della storia, dopo Midori Itō, a riuscire ad eseguire un “Triplo Axel”, un salto notevolmente complesso in cui l’atleta salta pattinando in avanti e non all’indietro. Per darvi conto della difficoltà del gesto tecnico e atletico vi basti pensare che, a oggi, sono soltanto dieci le atlete a essere riuscite ad eseguirlo in una competizione ufficiale. Il suo punto debole, invece, è l’interpretazione artistica: il suo stile dirompente e mascolino non le ha mai consentito di essere apprezzata pienamente dai suoi allenatori e dai giudici delle manifestazioni. Alla quarta partecipazione ai campionati nazionali statunitensi ottiene la sua prima medaglia e due anni dopo vince, con merito, i campionati nazionali del 1991.
In quegli stessi campionati Nancy Kerrigan si posiziona al terzo posto, ottenendo così la sua prima medaglia in gare senior ufficiali. La Kerrigan, un anno più grande della Harding, è un atleta diametralmente opposta alla sua collega: dotata di uno stile aggraziato, fa dell’eleganza e dello stile i suoi punti di forza. Il terzo posto ai campionati nazionali le vale la qualificazione ai mondiali dove vince la medaglia di bronzo in un podio tutto statunitense: l’oro Kristi Yamaguchi, l’argento Tonya Harding e il bronzo Nancy Kerrigan.
Due carriere in ascesa
Le carriere di entrambe le atlete sembrano essere in ascesa, entrambe sono determinate a migliorarsi e hanno come obiettivo i giochi olimpici dell’anno successivo. Nel ‘92 la Kerrigan va a podio in tutte le competizioni disputate: bronzo olimpico, argento mondiale e argento nazionale. La Kerrigan, invece, subisce un brusco calo di prestazioni, forse proprio a causa dei successi ripetuti della sua rivale, che la portano a esternare un crescente disagio e nervosismo: ha la sensazione, in parte confermata dai fatti, che la Kerrigan le sia superiore sotto tutti i punti di vista: le sue doti atletiche passano in secondo piano di fronte all’innata eleganza della rivale a cui basta un vestito elegante per far colpo sui giudici, sul pubblico e sulla stampa che non perde occasione per palesare la sua superiorità nei confronti della rivale. Il declino psicologico della giovane e tormentata Harding è inevitabile: comincia a dare la colpa delle sue difficoltà all’asma ma viene fotografata e ripresa più volte mentre fuma sigarette, e ogni volta ha una scusa per giustificare prestazioni al di sotto del suo livello abituale; insomma se c’è una favorita per le imminenti Olimpiadi di Lillehammer questa non è Tonya Harding ma Nancy Kerrigan che però abbiamo lasciato in lacrime dopo l’aggressione.
“Perché adesso” continua a ripetere l’atleta statunitense che non si capacita dell’accaduto. Un’aggressione in piena regola: improvvisa e all’apparenza ingiustificata; la Kerrigan è disperata e dolorante e non può fare a meno di pensare che quell’attacco potrebbe costarle il suo sogno e la sua ambizione. Fra i primi a soccorrerla c’è il padre, Daniel Kerrigan, che l’abbraccia e cerca di tranquillizzarla in attesa dei soccorsi che per fortuna non tardano ad arrivare:
“I medici mi dissero che se fossi stata colpita poco più in basso non avrei più camminato”.
Per fortuna l’anonimo aggressore, di cui la pattinatrice è riuscita a vedere solo il profilo, non è riuscito completamente nel suo intento e la lesione è meno grave del previsto: una contusione all’incavo del ginocchio destro, tale, però, da pregiudicarle la partecipazione alle qualificazioni per le Olimpiadi.
La notizia ha immediatamente una grande risonanza sia negli Stati Uniti che all’estero: i giornalisti seguono la Kerrigan come segugi sia durante la riabilitazione che agli allenamenti. Come preventivato, la Kerrigan è costretta a rinunciare a partecipare ai campionati nazionali, in cui a vincere è Tonya Harding. Nonostante il piazzamento nei primi posti fosse un requisito necessario per essere ammesse alle olimpiadi, la federazione statunitense decide di fare uno strappo alla regola e, tenendo conto di quanto successo, del potenziale dell’atleta e dei suoi piazzamenti negli anni precedenti, permette a Nancy Kerrigan di partecipare ai Giochi di Lillehammer.
Le Olimpiadi di Lillehammer del 1994
Entrambe le atlete statunitensi hanno raggiunto il loro obiettivo: sono alle Olimpiadi ed entrambe avrebbero possibilità di vincere o quantomeno di arrivare a medaglia. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’atleta più provata e più in difficoltà nell’approccio alla manifestazione è la Harding che sembra agitata e coi nervi a fior di pelle; la Kerrigan, invece, è concentrata, sembra aver assorbito completamente il fattaccio di qualche giorno prima e delizia il pubblico con una performance straordinaria, oscurata solo in parte dalla prestazione dell’ucraina Oksana Bajul che per un solo decimo di punto vince la medaglia d’oro. La prestazione della Harding, invece, è da dimenticare: comincia male e prosegue peggio, con un errore dietro l’altro fino a quando, durante l’esibizione, in preda a un pianto isterico, si avvicina al tavolo della giuria supplicando i giudici di farle ripetere la prestazione a causa di un problema ai lacci dei pattini. I giudici si consultano e le concedono di ricominciare ma la storia non cambia e la Harding deve accontentarsi dell’ottavo posto.
Chi ha aggredito Nancy Kerrigan?
Come mai Tonya Harding è arrivata così nervosa a un appuntamento così importante. Lei che ha sempre fatto della freddezza e dalla concentrazione due dei suoi maggiori punti di forza. Il motivo è presto spiegato. Le indagini sull’aggressione alla sua collega si stanno stringendo e la Harding è una delle maggiori indiziate. Possibile che dietro l’aggressione ci sia lei? È quello che si chiedono tutti in quel periodo negli Stati Uniti e l’FBI, che dirige le indagini, comincia a essere sempre più convinta del suo coinvolgimento tanto che, pochi giorni dopo l’aggressione, apre un’inchiesta a carico di Shawn Eckhardt, guardia del corpo della Harding e di suo marito, Jeff Gillooly. Eckhardt viene arrestato pochi giorni dopo e confessa: dietro all’attacco a Nancy Kerrigan c’è Gillooly, il marito della Harding, il quale, a sua volta, confessa e coinvolge anche la moglie, rea di essere la mente dell’operazione. La Harding è con le spalle al muro, nega di essere lei la mandante dell’aggressione ma, per evitare di incorrere in sanzioni peggiori, visto anche il ritrovamento di un appunto a casa Harding con gli orari di allenamento della Kerrigan e che una perizia calligrafica accerterà essere stato scritto dalla pattinatrice, si dichiara colpevole di omessa denuncia e intralcio alle indagini e patteggia una pena di tre anni di libertà vigilata, 160 mila dollari di multa e 500 ore di servizi sociali. Il 30 giugno, dopo un’indagine lunghissima, anche la federazione americana di pattinaggio condannò Harding per comportamento anti-sportivo e le ritirò il titolo di campionessa nazionale che aveva vinto nel 1991.
Dopo quella gara alle Olimpiadi la Harding smette di pattinare, fa la comparsa in alcuni programmi televisivi e intraprende una breve carriera nella boxe femminile, senza troppa voglia e nessun successo. Nel 2008 pubblica un libro autobiografico, intitolato “The Tonya Tapes”, in cui sostiene che all’epoca voleva denunciare il piano dell’aggressione, ma il marito la costrinse a tacere dopo averla violentata insieme a due uomini che non conosceva. La sua rivale Nancy Kerrigan, invece, nel 2004 è stata inserita nella Hall of Fame del pattinaggio statunitense.
Per non perdere neanche un episodio della rubrica sportiva segui la pagina Facebook di Sportcast e iscriviti al canale su Spotify
Ti potrebbe interessare anche:
- Viaggio nel luoghi di Gogol’ di Julia Kalashnyk
- MSF Grecia: rifugiati vulnerabili per strada ad Atene
- Il corpo ci lascia in vita di Sara Alzetta
- Venezuela: una voce in esilio di Barbara Schiavulli
- Il ruolo dello stato nell’economia, di Pasquale Angius per la rubrica Economicando
- Gli approfondimenti di Sportcast di Giuliano Terenzi
- Cecenia, medici licenziati dopo la protesta, di Julia Kalashnyk
- Un silenzio assordante, una squadra di rugby perseguitata dalla dittatura, di Giuliano Terenzi
- Affetti Instabili: Ep.1 – L’amicizia. Di Valentina Ruozi
- La terra promessa di Barbara Schiavulli per la rubrica Parole scompigliate
- L’economia dopo il coronavirus di Pasquale Angius
- Un singolo passo: perché fare l’Erasmus? di Valentina Barile per la rubrica Un libro sul comodino
- Il notiziario di Radio Bullets
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici