Una siringa, un biocerotto e un bacio

Scritto da in data Maggio 6, 2021

Nel viaggio che ognuno di noi fa in questo mondo può accadere di ferirsi più o meno gravemente e per svariati motivi. Non ferite superficiali – per quelle la scienza dice che un cerotto e un bacio risolvono tutto –, bensì causate da infortuni che interessano i tessuti molli e per i quali spesso c’è bisogno dell’intervento di un chirurgo – che se poi vi bacia, va bene comunque…

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Un idrogel per curare le ferite che non si vedono

Trovare il modo di curare i tessuti come le cartilagini senza dover intervenire con il bisturi è un obiettivo che la ricerca medica studia da tempo. Una nuova soluzione arriva dal Laboratorio di Ortopedia Biomeccanica (LBO) della Scuola di Ingegneria dell’EPFL (École Polytechnique Fédérale de Lausanne), il Politecnico Federale di Losanna.
Il team, guidato da Dominique Pioletti, ha ideato un nuovo tipo di biomateriale adesivo in grado di legarsi a diversi tessuti molli. Si tratta di un cerotto biocompatibile, quindi che può essere riassorbito dal corpo.
La sua conformazione è un gel biodegradabile a base di acqua, ovvero un idrogel, che un membro del team, Peyman Karami, ha sviluppato durante il proprio dottorato di ricerca presso l’ateneo svizzero.
La particolarità di questa sorta di “biocerotto” è di essere iniettabile nel punto in cui vi è la necessità di curare una lesione. Una volta applicata una fonte di luce, il biogel passa dall’iniziale forma liquida a una conformazione che gli permette di aderire ai tessuti da riparare. Il tutto senza la necessità di trattamenti aggiuntivi.
L’idrogel è costituito da acqua per l’85% ed è in grado di cambiare la propria consistenza e di aderire così ai diversi tessuti molli con cui è posto a contatto.

Dominique Pioletti e Peyman Karami (foto Alain Herzog 2021 EPFL)

 

Un gel che si adatta ai tessuti

Il ricorso a idrogel in medicina non è una novità, ma la particolarità di questo ritrovato è la sua struttura chimica che gli permette di essere utilizzato in qualunque parte del corpo umano. Questo è possibile in quanto il nuovo idrogel è in grado di adattarsi, senza però alterare le funzioni della parte dell’organismo in cui è iniettato. In pratica è quello che Pioletti definisce una specie di materiale “universale”.
In laboratorio i ricercatori sono partiti dal polimero di base e lo hanno modificato con due amminoacidi: uno prodotto dal corpo umano e uno derivante invece dalle cozze – in particolare hanno utilizzato quella molecola che permette ai molluschi di ancorarsi alle superfici, per esempio agli scogli.
Hanno lavorato quindi sulla conformazione chimico-fisica del gel, ottenendo precise prestazioni meccaniche e adesive.

Un veicolo per le medicine

Oltre alle funzioni di riparatore delle lesioni, il nuovo idrogel è anche in grado di fungere da veicolo di trasporto di medicinali. Può quindi:

  • riparare le ferite
  • trasportare farmaci in loco per accelerare la guarigione
  • essere infine riassorbito

La ricerca del team dell’EPFL, che è stata pubblicata sulla rivista “Macromolecular Rapid Communications”, prosegue. Sinora l’idrogel è stato testato su vari tessuti come cartilagine, cornee e menisco, e su organi quali cuore, fegato, polmoni e reni. Inoltre ha preso il via la collaborazione con i chirurghi dell’Ospedale universitario di Losanna (Centre hospitalier universitaire vaudois – CHUV) per studiare nuove applicazioni in campo ortopedico.
L’obiettivo – anche grazie all’ottenimento di una borsa di studio Innosuisse, l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione – è d’industrializzare l’idrogel entro cinque anni.

Musica: “Shout” – Tears For Fears
Foto di copertina: Ulrike Leone da Pixabay

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