Una voce che salva
Scritto da Radio Bullets in data Maggio 14, 2021
Ascolta il podcast
Di Alessandra Fiorentini.
Tra le popolazioni indigene del Brasile e dell’Argentina per capire in che misura la radio, gli audio, il telefono e persino le auto ambulanti provino a mantenere viva la lingua e a non far sentire le popolazioni indigene isolate, ora che anche il Covid-19 è arrivato a minacciare la loro esistenza.
Nell’episodio “Una voce che salva” del podcast “L’eterna lotta per (r)esistere”, Alessandra Fiorentini riflette sulle piccole esperienze di prevenzione nell’emergenza Covid-19, realizzate attraverso messaggi nella lingua madre delle popolazioni indigene che vengono veicolati attraverso mezzi di trasmissione alternativi. In assenza della TV, si ricorre al telefono, per esempio.
Attenzione, però, perché si tratta di esperienze di autorganizzazione (spesso favorite dalla presenza di realtà terze che agiscono per la promozione dei diritti e la salvaguardia della lingua delle popolazioni autoctone). La comunicazione istituzionale, invece, spesso fallisce nell’arrivare al destinatario. È facile intuirlo perché il quadro è quello di contesti in cui si parla prevalentemente la lingua dei colonizzatori e in cui queste minoranze vengono considerate come un ostacolo agli interessi.
L’emergenza Covid-19 ha reso ancora più attuali, quindi, questioni come l’importanza del grado di democrazia dell’informazione che deve poter raggiungere anche le minoranze, la disparità e la mancanza di equilibrio nell’accesso a mezzi e strumenti informativi, nonché il rapporto di forza tra lingua dei colonizzatori e lingua dei colonizzati. Perché la partita dei diritti si gioca anche sul fronte sociolinguistico.
Non a caso il podcast “L’eterna lotta per (r)esistere” è nato ed è stato realizzato da Patricia Fortunato, Niccolò Cicchetti, Alessandra Fiorentini e Anna Scacchioli, all’interno del laboratorio sperimentale di Linguistica e giornalismo tenuto da Angela Zurzolo presso la SSML San Domenico di Roma.
In questo nuovo episodio, Alessandra Fiorentini vi spiegherà che le piccole esperienze di comunicazione in lingua madre, che nascono e vengono gestite dal basso tra le popolazioni indigene, funzionano.
Nella terra indigena di Cachoeira Seca, nel Pará, per esempio, non c’è la televisione. Laggiù, il ponte tra la comunità e ciò che accade fuori è un telefono pubblico. Almeno una volta alla settimana, il team di comunicazione della rete Xingu+ si mette in contatto con i punti focali nei territori di Terra do Meio, Xingu Indigenous Territory e Kayapó, tramite telefono o WhatsApp, per condividere notizie sull’andamento della pandemia e ricevere domande da parte della popolazione.
In seguito, vengono prodotti video, schede, audio e informazioni con dati aggiornati e linee guida di prevenzione, che vengono diffusi nei villaggi, nelle comunità e nelle città attraverso i social network e le applicazioni di messaggistica. Un esempio è il video animato “Corpo Vivo, Parente!” che ha diffuso suggerimenti sulla prevenzione del Covid-19 nelle comunità tradizionali tramite WhatsApp, YouTube e Instagram.
Vi è poi un’altra iniziativa molto originale. Il suo nome è “AudioZap Peoples of the Earth” e il suo scopo è la diffusione di informazioni. Poiché la base della cultura delle popolazioni indigene è la comunicazione orale e qualsiasi materiale stampato potrebbe rappresentare un vettore del virus nei villaggi, l’idea è stata quella di creare piccoli file audio, con 4-6 minuti nelle lingue parlate da queste popolazioni, da distribuire in messaggi e gruppi WhatsApp. Ideato dai professori del Dipartimento di Comunicazione dell’Università del Mato Grosso e sviluppato congiuntamente da volontari, popolazioni indigene e studenti, questo progetto di estensione ha già prodotto ben quattro programmi, in cinque o sei lingue oltre al portoghese, all’interno dei quali specialisti e operatori sanitari forniscono indicazioni sulle modalità di trasmissione e contagio del Covid-19 e sulle complicanze da esso derivanti.
Internet rappresenta dunque un’efficace strategia di comunicazione dell’emergenza, ma non l’unica. Infatti, nei luoghi in cui Internet non arriva, è ancora la radio a garantire che le informazioni abbiano la massima portata possibile. Nonostante il Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani abbia prodotto una serie di video e documenti informativi in sette lingue originarie diverse, le comunità indigene più isolate dell’Argentina, come quelle al nord, a Salta, non sono state raggiunte, dal momento che gran parte di queste comunità non ha ancora l’accesso a Internet. E qui la radio ancora gioca un ruolo fondamentale. È proprio attraverso questo vecchio e intramontabile strumento che vengono trasmessi prodotti di comunicazione in vari formati, dai bollettini audio alla lettura dei decreti e alle interviste rivolte agli operatori sanitari, permettendo così alle popolazioni indigene di non sentirsi isolate.
Le alternative ai mass media non sono finiti qui: chi si sarebbe aspettato che anche delle semplici auto potessero risultare utili? Molti audio e podcast informativi realizzati da comunicatori indigeni sono stati trasmessi con delle vere e proprie automobili ambulanti sonore, che hanno iniziato a circolare sin dall’inizio dell’emergenza. In questo modo, molte persone che non hanno accesso a internet riescono comunque a essere informate e aggiornate.
Si tratta quindi di soluzioni alternative, che permettono di comunicare con i popoli indigeni, ma soprattutto di non cancellare la storica impronta lasciata dalla loro lingua ed esistenza.
L’eterna lotta per (r)esistere, podcast realizzato da Patricia Fortunato, Niccolò Cicchetti, Alessandra Fiorentini e Anna Scacchioli all’interno del laboratorio sperimentale di Linguistica e giornalismo tenuto da Angela Zurzolo presso la SSML San Domenico.
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