Uno Zimbabwe per la Turingia?
Scritto da Paola Mirenda in data Ottobre 27, 2019
Un altro dei Länder della Germania Est è andato al voto questa domenica. Per la prima volta Die Linke potrebbe diventare il primo partito in una elezione regionale. Ma deve fare i conti con AfD, che raddoppia i consensi. All’orizzonte, l’ipotesi di una größe Koalition. Dai colori, ancora una volta, di una bandiera africana.
Si sono chiuse alle 18 le urne in Turingia, il terzo dei Länder della Germania Est ad andare al voto in questa fine d’anno 2019. Alta l’affluenza: il 14 per cento ha già votato per posta, il resto ha dimostrato una massiccia partecipazione; alle 12 aveva votato oltre il 40 per cento, quasi il doppio che alle ultime elezioni nel 2014. Mentre comincia lo spoglio dei voti, iniziano le prime proiezioni, elaborate sulle interviste a campione fatte fuori dai seggi. E i risultati per ora sconfessano – almeno in parte – i sondaggi della vigilia.
Le previsioni
L’ultimo sondaggio realizzato consegnava ancora, al 25 ottobre, un buon vantaggio per Die Linke in Turingia. Con il 28 per cento dei consensi si candidava a diventare il primo partito, un risultato davvero inedito per la sinistra. Ma se pure il pronostico fosse rispettato – e per ora sembrerebbe addirittura superato – il primo ministro uscente Bodo Ramelow potrebbe non riuscire a conquistare un secondo mandato con l’attuale coalizione (Linke-Spd-Verdi) che governa la regione. Pesano, sulla sua riconferma, i voti persi dalla Spd, che come quasi ovunque in Germania è scesa ai minimi storici. Anche i Verdi, che a livello nazionale sono accreditati del 20 per cento, in questa regione dell’Est oscillano tra il 7 e l’8 per cento. La Linke invece resiste e sembra l’unica che in questa tornata non cede i suoi voti né all’astensionismo né alla destra di Alternative für Deutschland, il solo partito in crescita oltre ai liberali. Con il 21 per cento nei sondaggi, AfD diventerebbe la terza forza politica della regione. Ma i sondaggi finora non hanno mai fotografato l’esatta dimensione del partito di estrema destra: per molti che ne apprezzano le idee conserva un’immagine poco positiva da spendere, quindi non dichiarano l’intenzione di voto. Lo si è visto anche nelle recenti elezioni in Sassonia e in Brandeburgo, dove i risultati sono stati maggiori di quanto previsto dalle rilevazioni. Alle prime proiezioni, sembrerebbe addirittura essere il secondo partito, con il 23 per cento. Sabato in piazza, nell’ultima manifestazione prima della chiusura della campagna, il leader regionale di Alternative, Björn Höcke, ha raccolto intorno a sé 1.500 persone. Annegrete Kramp-Karrembauer, leader della Cdu, appena 250, meno delle 350 raccolte nella stessa giornata dal Partito marxista leninista o delle 700 (cifra fornita dalla polizia ) che si sono ritrovate in corteo a contestare il comizio di Höcke. Cifre minuscole rispetto alla platea degli elettori, circa 1,7 milioni, che hanno diritto di voto.
Il peso di AfD
A differenza della Sassonia, la Turingia non viene percepita dall’esterno come una regione “nera”. Eppure la sua capitale Erfurt è stata teatro di numerosi episodi di violenza soprattutto nei confronti degli immigrati e dei rom. L’Ufficio per la protezione della Costituzione ha inserito sette gruppi locali tra le organizzazioni di estrema destra e tre gruppi, tra cui Der Dritte Weg, nell’elenco delle organizzazioni che si ispirano al nazifascismo. Lo stesso Björn Höcke – che nell’AfD rappresenta l’ala più dura e oltranzista – è sospettato di scrivere, sotto il falso nome di Landolf Ladig, articoli su riviste neonazi. Lui ha sempre negato, ma ora, dopo la denuncia di una organizzazione evangelica, la Junge Gemeinde , dovrà dimostrare in tribunale di non essere la stessa persona.
Quale coalizione?
Qualunque sia il risultato che la destra potrà ottenere, non sarà un risultato di governo. Nessun partito si è dichiarato disposto a entrare in coalizione con loro. La Cdu nazionale ha escluso la possibilità di un’alleanza, qui come in altri Länder. Sul tavolo, con le attuali previsioni di voto, restano poche possibilità: quelle di un governo di minoranza, a guida Linke o a guida Cdu, oppure una larga, larghissima coalizione anti-destra, che vedrebbe i quattro maggiori partiti mettere da parte le enormi differenze che tra loro ci sono in nome della difesa dei valori costituzionali. La Cdu spera in una buona affermazione dei liberali, che se superassero di molto la soglia di sbarramento potrebbero consentire di mettere all’angolo sia die Linke sia AfD e costruire quella che viene chiamata “Zimbabwe Koalition”, dai colori della bandiera dello Stato africano: nero (Cdu), giallo (Fpd) verde (Grüne) e rosso (Spd). Ma se i sondaggi attuali fossero rispettati mancherebbero almeno due seggi per poter governare. La Linke, al contrario, deve sperare che i liberali non ce la facciano e che i suoi due attuali partner di coalizione se la cavino meglio del previsto. Solo se Verdi e Spd mantenessero gli stessi seggi ci sarebbe una maggioranza possibile: ne servono infatti almeno 45 per governare e per adesso il numero resta fermo a 40.
A rendere meno amara la chiusura dei seggi c’è la legge elettorale della Turingia, che non prevede un termine limite per la nomina del nuovo presidente. In caso di mancato raggiungimento dei propri obiettivi di coalizione, i partiti potrebbero lasciare tranquillamente al proprio posto Bodo Ramelow, che continuerebbe così a governare come vecchio e al contempo nuovo Ministerpresident. Sarebbe un governo di minoranza, ma senza doverlo dire.
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