Vera Gheno e “Le ragioni del dubbio”
Scritto da Valentina Barile in data Novembre 12, 2021
Dubbio, riflessione, silenzio. Cosa raccontano queste parole? Se dovessimo creare una frase che le raccolga tutte e tre, quale sarebbe? Valentina Barile su Radio Bullets con Vera Gheno – sociolinguista, traduttrice, saggista e docente universitaria – e il suo ultimo libro “Le ragioni del dubbio”, pubblicato da Einaudi.
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Dubbio
Cosa è il dubbio? Uno stato d’incertezza che genera una incapacità di compiere delle scelte. Come si traduce nell’era della comunicazione spietata dove il silenzio, spesso, viene interpretato per assenza? Lo chiediamo a Vera Gheno: «Cerco di esercitare sempre il dubbio, creo in me lo spazio per la riflessione, e se non ho nulla di intelligente da dire preferisco il silenzio. Il silenzio, a sua volta, crea lo spazio per il dubbio, che crea modo di fare riflessione e così via. Secondo me dubbio, riflessione e silenzio sono le tre pietre angolari di un sistema di ecologia linguistica volto a migliorare la propria vita all’interno di una situazione cognitivamente complessa come quella nella quale viviamo; quindi dubbio, riflessione, silenzio come guida contro l’infodemia e contro il buttare cartacce nel mondo della comunicazione nella nostra sfera comunicativa».
Riflessione
Ma il nemico serve davvero per affermare la propria identità? Dall’individuo al gruppo, come si diffonde questa ossessione che sembra essersi impadronita del nostro tempo? Vera Gheno: «Demonizzare i social, e più latamente Internet, è un modo per fare dell’othering, cioè per altrizzare il problema. È molto difficile ammettere che se la nostra sfera comunicativa è sporca, dipende da noi e dalla nostra incapacità di stare zitti o di scegliere che cosa dire e che cosa non dire. È molto più facile incolpare qualcuno o qualcos’altro e Internet, o meglio, i social media sono il capro espiatorio perfetto perché per molte persone sopra una certa età rappresentano quanto di più lontano ci sia dalla loro esperienza quotidiana: si continua a insistere, a pensare che Internet sia altro rispetto alla vita reale, quando invece ne è parte. Non a caso Luciano Floridi parla di “onlife”».
Silenzio
«C’è il silenzio del colpevole che non vuole confessare, il silenzio dell’eroe che non vuole rivelare i segreti che magari metterebbero a repentaglio la vita dei suoi compagni, il silenzio di chi non sa rispondere a un’interrogazione, il silenzio di chi non riesce a dire alla propria metà che è finita, il silenzio della vittima che teme di non essere creduta o di venire screditata se parla; il silenzio di chi non ha le parole per dire certe cose […]. Poi c’è il silenzio dell’indifferenza, quello dell’imbarazzo, quello della stanchezza e quello della malattia. C’è insomma una pletora di silenzi: il silenzio è potenzialmente polisemico, esattamente come le nostre parole». – da “Le ragioni del dubbio” (Einaudi). Vera Gheno conclude su Radio Bullets: «Io non credo che sia il silenzio a costare, quello che costa è la parola, che ha un costo altissimo perché più se ne usano con superficialità e più aumenta il rischio di incappare in un incidente comunicativo. Quindi, in realtà, il vero costo ce l’hanno le parole. Il silenzio ha un costo nel senso che si preferisce pagare per avere il silenzio, per esempio andando a una lezione di yoga o facendo il ritiro spirituale di tre giorni senza parlare, invece di rendersi conto che possiamo crearci noi stessi delle bolle di silenzio, e di conseguenza vivere meglio tutta la sfera comunicativa. Però, prima di scoprire che il primo silenzio da trovare è quello dentro di sé, si preferisce fare outsourcing anche di quello e andarlo a cercare a pagamento».
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