Vero o… falsificato?
Scritto da Raffaella Quadri in data Aprile 8, 2023
Ci sono dichiarazioni nelle quali tutti noi riponiamo la totale e immediata fiducia. Non sto parlando né di quelle fatte in campagna elettorale né di quelle amorose, mi riferisco piuttosto a quanto riportato sulle etichette dei nostri alimenti. Ma se anche queste ci mentissero?
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La sicurezza del cibo, qualità dei semi
Le merci prodotte in Italia sono tra le più contraffatte al mondo: dalle auto alla moda, dall’arte al cibo, non c’è ambito in cui non cerchino di imitarci. Esiste però anche un tipo di contraffazione che non ha a che fare necessariamente con il made in Italy, ma è più pericolosa e riguarda gli alimenti.
Recentemente, persino l’Europa è intervenuta per modificare le norme circa le indicazioni da apportare sulle confezioni di alcuni beni alimentari. Complice l’esigenza di limitare gli sprechi di cibo, la Commissione Europea ha proposto di modificare le attuali indicazioni di scadenza, introducendo anche la dicitura ‘spesso buono oltre’. In tal modo si concederebbe un lasso di tempo ben più ampio per la conservazione e il consumo di alcuni cibi, ovviamente laddove sia possibile farlo senza incappare in rischi per la salute.
Quello della sicurezza alimentare è un tema tanto importante quanto delicato, ma la qualità del cibo può essere compromessa persino a monte, ovvero sin dalle semine e dai raccolti.
La falsificazione delle sementi è un problema che affligge l’agricoltura, in particolare dei paesi in via di sviluppo. Si stima che addirittura la metà di tutti i semi venduti in alcune zone dell’Africa sia contraffatta e abbia tassi di germinazione inferiori a quelli dichiarati, con la conseguenza di avere una produzione agricola decisamente inferiore.
L’etichetta bio applicata sui semi
Come ovviare, dunque, a queste frodi? Il tentativo era stato fatto già in passato, applicando delle etichette di tracciamento, che però presto si sono rivelate facili da hackerare. Etichette che, per di più, sono applicate sull’imballaggio delle sementi, quindi semplici anche da manomettere.
La soluzione è stata trovata da un gruppo di ricercatori del MIT – Massachusetts Institute of Technology – che ha ideato un’innovativa etichetta la quale è un intreccio di fibre e di chimica, ed è di minuscole dimensioni, tanto da poter essere applicata direttamente sui singoli semi.
In pratica, vengono rilasciati sulla superficie del seme dei tag PUF, che sono etichette elettroniche biodegradabili, miniaturizzate e realizzate con microparticelle della seta.
Con PUF – acronimo che significa “physical unclonable functions” ovvero “funzioni fisiche non clonabili” – si intendono quei tag che sono basati appunto sulla struttura molecolare della materia e che sono utilizzati anche in alcuni chip inseriti all’interno di sistemi di identificazione a radiofrequenza, RFID.
La particolarità dei tag PUF è che possono essere generati in continuazione, e attraverso un assemblaggio del tutto casuale delle microparticelle. Ogni tag conterrà una combinazione unica di diverse firme chimiche, la cui composizione esatta sarà praticamente impossibile da duplicare e, quindi, a prova di manomissione.
La scelta poi di ricorrere alle proteine della seta è stata fatta perché si tratta di un materiale innocuo per l’ambiente e sicuro anche per l’uso su alimenti.
Leggibili con lo smartphone
In questo progetto, inoltre, i tag PUF sono stati realizzati per poter essere facilmente leggibili. Non servono strumenti sofisticati, come uno spettrografo o un microscopio portatile, ma potranno essere letti persino attraverso la fotocamera di uno smartphone. L’immagine elaborata localmente per generare il codice PUF verrà poi inviata al cloud e confrontata con i dati presenti su un database, che permetteranno di assicurarsi dell’autenticità dei semi.
L’obiettivo dei ricercatori è di realizzare un sistema che possa essere di facile accesso per gli agricoltori, semplicemente attraverso, appunto, il proprio smartphone. Ed è esattamente a questo che ora stanno lavorando.
Un protocollo crittografico
In definitiva, il sistema è basato su un protocollo crittografico di autenticazione dei semi, capace di fornire per ognuno un codice univoco creato casualmente e che non può essere duplicato.
Il segreto è stato ideare un sistema che fosse non tanto impenetrabile in senso assoluto – perché, come spiegano i ricercatori, questo è quasi impossibile –, ma talmente laborioso da replicare da rendere l’operazione per nulla conveniente.
Dunque, questa tecnologia realizzata dal MIT è una soluzione altamente sicura per l’anticontraffazione e la tracciabilità dei prodotti in agricoltura, e vuole essere al contempo uno strumento che possa essere utilizzato facilmente da tutti gli agricoltori.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
Musica: “Strawberry fields forever” – The Beatles
Foto in copertina: MIT, courtesy of the researchers, edited by Jose-Luis Olivares
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