Viaggio nella “Città sommersa”

Scritto da in data Febbraio 18, 2021

A cura di Federica Paoli.

«Non è soprattutto di parole superflue e silenzi che è fatta la vita con chi abbiamo amato, quando cerchiamo di ricordarla?».

Con “Città sommersa” Marta Barone, già autrice di libri per bambini e ragazzi, esordisce nella narrativa per adulti con un romanzo di struggente bellezza, un testo acuto, pieno di amore e contraddizioni, come solo il rapporto con un padre può essere.

A distanza di tempo dalla morte del genitore la protagonista, io narrante e autrice del libro, viene a conoscenza di una vicenda giudiziaria che ha coinvolto suo padre, accusato di aver dato appoggio all’organizzazione terrorista Prima Linea e di averne curato un militante ferito in uno scontro a fuoco.

Questa scoperta dà l’avvio a un lungo viaggio di ricerca che coinvolge il passato di L.B., Leonardo Barone, suo padre, un uomo che «aveva un talento per la gioia» e una smisurata passione per la politica.

Marta si troverà a dover fare i conti con i vuoti, le omissioni, le confusioni e le rielaborazioni delle persone che giorno dopo giorno interpella nella sua ricerca di tracce ed elementi. Alla memoria viva dei protagonisti affianca la ricerca negli archivi, le ore passate a guardare i filmati per cercare di intravedere la figura di suo padre durante una manifestazione, un corteo, in occasione di una occupazione.

Le contraddizioni sono dietro l’angolo e l’opacità che ancora copre questi anni della nostra storia può essere schiarita solo dalla carica di umanità, amore e passione che animano il lavoro di Marta Barone e che nutrono una scrittura venata di nostalgia. Una nostalgia che però ha la caratteristica di essere coniugata al futuro anteriore, la nostalgia di chi non può più chiedere al diretto interessato come siano andati i fatti, quali siano state le emozioni, quali i disinganni, quali eventualmente i rimpianti…

Il rimpianto, d’altro canto, è quello che prova la protagonista per non aver chiesto di raccontare, per non aver avuto il tempo di ascoltare ma, come recita anche la quarta di copertina, «sono consapevole che il libro esiste perché non c’è più l’uomo».

La vicenda umana, specifica e particolare, raccontata in questo romanzo travalica lo stretto cerchio del privato e diventa immagine del bisogno di una generazione − quella nata tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta − di raccontare e fare chiarezza sulle vicende degli uomini e delle donne che hanno animato una stagione politica piena di esaltazione, furore e desiderio di rivolta, una stagione terminata troppo velocemente e chiusa sotto una pesante lastra di piombo.

In copertina: Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

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