Vola solo chi osa. Buon Viaggio, Luis
Scritto da Valentina Barile in data Aprile 16, 2020
Versione spagnola
Per nove anni, ogni lunedì, ero andato al consolato cileno per sapere se potevo tornare. Nove anni nel corso dei quali avevo ricevuto circa cinquecento volte la stessa risposta: No. Il suo nome è sulla lista di quelli che non possono tornare. E all’improvviso, un lunedì di gennaio, il triste funzionario spezzò la routine e, al contempo, i miei schemi: Quando vuole. Può tornare quando vuole. Il suo nome è stato cancellato dalla lista. Uscii dal consolato tremando. Passai lunghe ore seduto su una panchina davanti all’Alster, finché non ricordai che gli impegni presi con gli amici sono sacri, e decisi che sarei partito per la fine del mondo nei giorni successivi.
Patagonia Express. Appunti dal sud del mondo.
Con queste parole, Luis Sepúlveda racconta l’imminente partenza per il suo viaggio in Patagonia con la benedizione di Bruce Chatwin, un altro grande scrittore e viaggiatore inglese, che lo fece qualche tempo prima. Il titolo originale del diario di viaggio è Al andar se hace el camino se hace el camino al andar. A cura di Valentina Barile
Una vita militante
Luis Sepúlveda – classe 1949 – che della sua vita ne ha fatto una militanza etica, vola via, oggi, in questa primavera boreale, lasciandoci senza più la speranza e gli orizzonti delle sue storie e i racconti pescati alla fine del mondo, nella sua terra magica, il Sudamerica.
Scrittore, giornalista e regista cileno, Luis è stato impegnato come attivista politico durante la stagione bollente di Salvador Allende.
Il momento successivo al colpo di Stato ordinato dal generale Pinochet, lo vedono al fianco del presidente Allende – con gli altri attivisti Grupo amigos del Presidente (GAP) e il direttore generale dei Carabineros de Chile, il quale non aveva aderito al Golpe –, il quale non voleva abbandonare il Palacio de La Moneda.
Sepúlveda, da quel momento, vivrà drammaticamente la storia della sua resistenza. Arrestato dal regime, torturato per sette mesi, sarà scarcerato grazie alle pressioni di Amnesty International.
Continua la sua battaglia contro il regime, che gli costerà un nuovo arresto e la successiva condanna all’ergastolo. In quegli anni, si diventava presto desaparecidos se voleva la giunta militare. E Luis, grazie ancora una volta ad Amnesty, riesce a scontare solo due anni di carcere. Sarà poi esiliato per altri otto.
Una vita da viaggiatore
Nel 1977, lascia il Cile per trasferirsi in Europa, ma al suo scalo a Buenos Aires, scappa. Da quel momento, attraversa per un anno il suo adorato continente, nascondendosi e riuscendo a sfuggire al regime uruguayano, che non lo riconosce come rifugiato politico. Partecipa alla rivoluzione nelle Brigate Internazionali Simon Bolivar per l’indipendenza del Nicaragua e vive sette mesi in Amazzonia ecuadoriana con gli indigeni Shuar.
L’anno dopo, parte per l’Europa. Da questo punto della sua vita, avremo la meraviglia di leggere le sue favole magiche e lo sconforto delle storie amare di un Sudamerica solcato dalle cicatrici dei colonizzatori che non hanno mai smesso di colpirlo.
Una vita da scrittore
Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (2018) – libro per bambini e per adulti, – narra la realtà di un Antartico invaso dalle baleniere, e gli uomini di Greenpeace – del quale equipaggio farà parte per sette anni –, che insieme agli indigeni cercano di salvare il mare e le sue creature.
Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (2013), il suggerimento a rallentare, l’elogio della natura e dei suoi tempi. E poi ancora, Le rose di Atacama (2002) che ci dicono quanto la vita sia un miracolo nelle terre aride e remote.
La sua scrittura semplice, come mezzo per arrivare al cuore degli umani. Nei suoi tanti libri.
«Sogno un mondo di amicizia, senza le brutalità del potere. È un’utopia. Ma credo sia possibile!»
Ciao, Luis
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