Bielorussia, una settimana di proteste. Oggi la grande marcia per la libertà

Scritto da in data Agosto 16, 2020

Foto in evidenza: Daria Buryakina / Tut.by

Marcia per la libertà

Oggi in Bielorussia, esattamente una settimana dopo le elezioni, si sta svolgendo la Marcia per la libertà: decine di migliaia di persone sono scese per le strade di Minsk e delle altre città, chiedendo le dimissioni di Alexander Lukashenko, il rilascio di tutti gli arrestati durante le proteste e giustizia per i colpevoli di torture, pestaggi e umiliazioni senza precedenti. Tante sono le bandiere bianco-rosso-bianco che sventolano oggi sopra le città bielorusse, simbolo delle proteste. 

Le strade di Brest, domenica 16 agosto.

Di nuovo Minsk. La Marcia per la libertà è stata definita anche come la più grande della storia del Paese.

I manifestanti sulle strade di Grodno.

In precedenza la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, che ora si trova in Lituania, ha invitato i sindaci delle città del Paese a organizzare le proteste del 15 e 16 agosto e a fermare il sanguinoso massacro. 

Lukashenko risponde

Nello stesso giorno a Minsk è iniziata una manifestazione filogovernativa: lo stesso Aleksandr Lukashenko ha tenuto un discorso di fronte ai suoi sostenitori. In sintesi: se non ci sarà lui a guidare il Paese, allora sì che il popolo sarà in ginocchio – è il ragionamento di Lukashenko. Le forze della NATO sono già ai confini occidentali della Bielorussia e il blocco Lituania, Lettonia, Polonia e Ucraina vorrebbe che ci fossero nuove elezioni, sostiene il presidente in carica da 26 anni. In più, “l’ultimo dittatore d’Europa” ha chiesto ai manifestanti che riforme vorrebbero e si è reso disponibile ad attuarle già da domani. 

La Nato ha ufficialmente smentito di aver rafforzato le proprie posizioni militari a ridosso del confine della Bielorussia, come sostenuto da Lukashenko alla contromanifestazione dei suoi sostenitori a Minsk. “La presenza multinazionale della Nato nella parte orientale dell’Alleanza non costituisce una minaccia ad alcun Paese. Essa è strettamente difensiva, proporzionata e concepita per prevenire i conflitti e preservare la pace”, dice un portavoce dell’Alleanza, citato dal sito FranceInfo.

Le immagini dei sostenitori di Lukashenko, con le bandiere ufficiali del Paese.

Secondo quanto hanno riportato i media locali, le persone che sono venute a sostenere il presidente uscente sono state portate direttamente alla manifestazione con gli autobus. In tanti sono stati costretti, dietro minaccia di licenziamento. Secondo varie stime, a sostegno di Lukashenko in Piazza Indipendenza si sono radunate dalle cinquanta alle settantamila persone, scrive Meduza. Invece la Marcia per la libertà, secondo le stime di Tut.by, nel centro di Minsk ha visto la partecipazione di non meno di duecentomila persone.

Lukashenko chiama Putin

Ieri, il 15 agosto, Lukashenko, dopo una serie di telefonate con il presidente russo Putin, ha detto che avrebbe ricevuto l’aiuto da Mosca “alla prima richiesta”. Secondo le sue affermazioni, la Russia sarebbe pronta a fornire un’assistenza completa per garantire la sicurezza della Bielorussia in caso di minacce militari esterne, scrive il giornale russo Kommersant.

Il Cremlino oggi, 16 agosto, ha pubblicato una dichiarazione in cui afferma di aver avuto un’altra conversazione con Lukashenko “sulla situazione che si è creata in Bielorussia dopo le elezioni presidenziali, tenendo conto anche delle pressioni esterne sul paese”. Così Mosca conferma la sua disponibilità a fornire assistenza per risolvere i “problemi” sorti nel Paese, basata sui principi della CSTO, alleanza difensiva tra sei paesi ex sovietici, di cui fanno parte anche Russia e Bielorussia.

Le proteste

Secondo la versione ufficiale, alle elezioni del 9 agosto avrebbe vinto il presidente uscente Aleksandr Lukashenko, ottenendo l’80,1% di voti. La sua rivale Svetlana Tikhanovskaya, salita agli onori delle cronache della scena politica bielorussa dopo l’arresto del marito Sergey Tikhanovsky, il 10,1%. La piazza che ne è seguita però, racconterebbe una storia diversa: in tanti si sono opposti ai risultati delle presidenziali, definendole truccate e falsificate. A sostegno di questa tesi ci sono prove video, testimonianze di coloro che monitoravano le sedi elettorale nonché i risultati del conteggio indipendente della piattaforma online locale Voce.

Dal 9 di agosto non si placcano le manifestazioni nelle piazze e nelle vie di Minsk e tante altre città: i bielorussi e le bielorusse chiedono elezioni oneste ed esprimono forte dissenso verso la violenza e le torture con cui la polizia, in tenuta antisommossa, ha cercato di sopprimere le proteste anti-governative. Il centro di detenzione Okrestino oramai è il simbolo funesto delle ultime elezioni in Bielorussia: diverse sono le testimonianze delle persone arrestate che affermano di essere state picchiante brutalmente lì, torturate e di aver subito forti umiliazioni. “Non Okrestino, ma Auschwitz”: con queste parole viene definita la prigione da coloro che, sfortunatamente, ne hanno varcato la porta. Tra i manifestanti ci sono anche due morti.


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