Proteste in Bielorussia: la polizia picchia più forte che mai
Scritto da Julia Kalashnyk in data Agosto 12, 2020
In Bielorussia terza notte di seguito di proteste: le persone continuano a scendere in piazza dal 9 agosto, da quando sono usciti i risultati delle elezioni presidenziali con gli exit-poll. Secondo i dati ufficiali, il presidente uscente Alexander Lukashenko, al potere del 1994, avrebbe ottenuto l’80% dei voti, invece la sua rivale e simbolo dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, meno del 10%.
I bielorussi, profondamente convinti dei brogli elettorali – data la testimonianza massiccia sui social e media locali – sono immediatamente scesi per le strade di Minsk e di altre città, chiedendo elezioni eque e libere, nonché le dimissioni di Lukashenko. Non si è fatta attendere la riposta delle autorità: dura e sproporzionata secondo tante testimonianze, soprattutto video. Granate stordenti, gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma, botte con manganelli: tutto si è riversato sui manifestanti, che, a loro volta, hanno usato fuochi d’artificio e hanno costruito barricate. È volata anche qualche bomba molotov.
In serata l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha condannato la repressione delle proteste e chiesto la liberazione degli arrestati. “Le persone hanno il diritto di esprimersi e di non essere d’accordo, soprattutto nel contesto delle elezioni, quando le libertà democratiche dovrebbero essere mantenute, non soppresse”, dice l’Alta Commissaria Onu, Michelle Bachelet.
Arresti
Ci sono anche tantissimi arresti e la polizia antisommossa OMON che picchia forte, persino passanti e adolescenti, ma anche tanti giornalisti. Così, ci sono testimonianze video in cui la polizia getta a terra un ragazzo, che grida di avere solo 15 anni. In un altro video si vede la polizia antisommossa sparare contro le finestre degli edifici residenziali a Minsk, dopo che qualcuno ha gridato “Vergogna!”, riferendosi all’uso sproporzionato della violenza su un manifestante. In tanti sottolineano la brutalità senza precedenti delle forze dell’ordine.
In totale sono state arrestate circa seimila persone, la polizia ha aperto 17 procedimenti penali per l’attacco alle forze dell’ordine. Mercoledì 12 agosto, i parenti dei detenuti, perlopiù donne, sono andati numerosi al centro di detenzione in via Okrestin per sapere qualcosa su coloro che non sono tornati a casa, a partire dalla notte del 9 agosto, ma anche quelle successive. In tanti anche a testimoniare le brutalità e violenze della polizia su coloro che si trovano dietro le sbarre.
La testimonianza
Radio Bullets ha parlato con Pavel, un giovane ragazzo di Minsk che è stato arrestato nella notte del 9 agosto, nel momento in cui tornava a casa.
“Stavo tornando a casa dopo le proteste, e nel camminare ho visto un gruppo di giovani davanti a me. Da un momento all’altro sono arrivate le macchine, due pulmini della polizia, poi un altro, poi un altro ancora, infrangendo tutte le regole stradali. Hanno cominciato a correre dietro i ragazzi davanti, quelli scappavano, mi sono messo a correre anche io”, racconta a Radio Bullets Pavel.
“Ci hanno presi, picchiando, bestemmiando e dicendo tante parolacce, qualcosa come ‘Venite qui, cagne’. Mi hanno distorto la mano. Poi ci hanno portato dentro un edificio della polizia. Mi hanno messo per terra sdraiato, con le manette e hanno usato l’elettroshock per un paio di volte. Tutto questo accompagnato con un ‘Vuoi ancora, cagna?’. Ero in un stanzino di circa 10 metri quadri con almeno altri 25 uomini, ci hanno fatti inginocchiare, ammanettati per almeno due ore”, conclude il ragazzo. Pavel è rimasto dentro dalle 2.00 di notte fino alle 17.00 del giorno dopo. Poi è stato rilasciato in attesa del processo.
Foto in evidenza: Ales Piletsky / Tut.by
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