25 luglio 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Luglio 25, 2025

  • La Francia riconoscerà lo Stato di Palestina, mentre falliscono i colloqui in Qatar.
  • Cambogia – Tailandia: chiuso il confine, scontri.
  • Tragedia nei cieli della Siberia: 48 morti in un incidente aereo.
  • Storico accordo commerciale India–Regno Unito: una nuova alleanza globale.
  • Venezuela: arrestata Albany Colmenares, sale la repressione contro gli oppositori.

Introduzione al notiziario: Indignarsi non basta più
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Israele e Palestina

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che il suo paese riconoscerà lo Stato palestinese a settembre, in un contesto di crescente pressione su Israele per la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.

“In linea con il suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ho deciso che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina”, ha affermato Macron in un post sui social media giovedì sera.

L’annuncio ufficiale verrà fatto a margine della prossima riunione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, ha aggiunto.

L’annuncio di Macron ha provocato una dura reazione da parte del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

“Condanniamo fermamente la decisione del presidente Macron di riconoscere uno Stato palestinese accanto a Tel Aviv in seguito al massacro del 7 ottobre”, ha dichiarato Netanyahu in un post sui social media.

“Una mossa del genere premia il terrore e rischia di creare un altro stato emissario iraniano, proprio come è successo a Gaza”, ha aggiunto.

Mentre molti paesi occidentali sembrano essere diventati più critici nei confronti di Israele per le sue azioni contro i civili a Gaza, nessun altro membro del G7 ha preso la decisione di riconoscere la Palestina come nazione. Spagna, Irlanda e Norvegia sono tra i paesi occidentali che riconoscono la Palestina.

■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Gli Stati Uniti si sono uniti ad Israele ritirando i propri negoziatori dai colloqui di cessate il fuoco a Gaza, con l’inviato Steve Witcoff che ha incolpato Hamas, dicendo che non sono in un buona fede, per il mancato raggiungimento di un accordo e ha affermato che Washington considererà soluzioni alternative, senza però specificare quali.

Hamas ha dichiarato di essere rimasta sorpresa dalle dichiarazioni dell’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

“Il movimento afferma la sua volontà di proseguire i negoziati e di impegnarsi in un modo che aiuti a superare gli ostacoli e porti a un accordo di cessate il fuoco permanente”, ha affermato Hamas in una dichiarazione venerdì mattina.

In Qatar, da oltre due settimane i mediatori si sono alternati tra le delegazioni israeliana e di Hamas nel tentativo di garantire una svolta nei colloqui indiretti per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani dopo quasi due anni di bombardamenti.

Una fonte palestinese a conoscenza dei colloqui ha affermato che la risposta di Hamas includeva proposte di modifica alle clausole di ingresso degli aiuti, mappe delle aeree dalle quali l’esercito dovrebbe ritirarsi e garanzie per assicurare una fine definitiva della guerra.

L’Hostages and Missing Families Forum ha risposto che ” un’altra occasione persa per restituire tutti gli ostaggi è imperdonabile. È un altro fallimento morale, politico e di sicurezza”.

Una fonte palestinese ha riferito ad Haaretz che la risposta di Hamas alla proposta è stata “positiva”, ma con riserve , in particolare riguardo al mantenimento del controllo israeliano su alcune aree di Gaza e al dispiegamento delle forze dell’IDF.

Secondo la fonte, Israele insiste per mantenere il controllo sul 24-28% del territorio, il che limiterebbe la libertà di movimento dei cittadini di Gaza.

Una fonte importante di Hamas ha detto a Reuters che c’è ancora la possibilità di raggiungere un accordo di cessate il fuoco , ma ci vorranno alcuni giorni a causa di quello che ha definito “temporeggiamento” israeliano.

La fonte ha aggiunto che Hamas sta chiedendo una clausola che impedisca a Israele di riprendere la guerra se non si raggiunge un accordo entro il periodo di tregua di 60 giorni.

Israele non può definirsi attraverso la propaganda di Hamas. Deve definirsi attraverso i suoi valori. E questi valori sono: non lasciare indietro nessuno. Gaza ha pagato un prezzo terribile. La sua gente vede distruzione ovunque.

Che diano la colpa ad Hamas o a Israele è secondario. Ciò che conta è ciò che verrà dopo. Se c’è una possibilità di plasmare il futuro di Gaza, inizia con un atto di coscienza ora. Porre fine alla guerra, si legge su Haaretz

■ GAZA: Il Ministero della Salute guidato da Hamas ha dichiarato che 89 palestinesi sono stati dichiarati morti nelle ultime 24 ore, aggiungendo che gli ospedali hanno segnalato due nuovi decessi dovuti a fame e malnutrizione.

Il tasso di malnutrizione infantile a Gaza è salito all’8,8% dal 2,4% di febbraio, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari . Sulla base di uno screening su 56.440 bambini a Gaza, il rapporto dell’OCHA ha rilevato che quasi 5.000 erano gravemente malnutriti e 838 erano gravemente malnutriti.

Un portavoce della Commissione europea ha affermato che, nonostante Israele abbia compiuto alcuni sforzi per migliorare la situazione umanitaria a Gaza, la situazione resta disastrosa , aggiungendo che ” tutte le opzioni restano sul tavolo ” se Israele non rispetta l’accordo raggiunto con l’UE all’inizio di questo mese, che prevede un aumento sostanziale degli aiuti destinati alla Striscia.

Amichay Eliyahu, ministro del patrimonio israeliano e membro del partito di estrema destra Otzma Yehudit, ha dichiarato a una stazione radio religiosa che il governo israeliano “sta correndo per far sì che Gaza venga cancellata ” e che ” tutta Gaza sarà ebraica “.

Oltre 200 israeliani residenti nel Regno Unito hanno chiesto al governo britannico di esercitare pressioni su Israele affinché ponga fine alla guerra a Gaza , anche sospendendo la cooperazione militare e sanzionando le organizzazioni.

“Vediamo Israele commettere crimini efferati e chiediamo a voi, nostri rappresentanti nel Regno Unito, di agire”, si legge nella lettera scritta da Mi-Neged , che si definisce un gruppo di israeliani residenti nel Regno Unito “che lottano per la giustizia e l’uguaglianza per tutti”.

■ CISGIORDANIA: Le forze israeliane hanno sparato e ucciso Ibrahim Hamran, un ragazzo di 14 anni , all’ingresso della città di Arraba, a ovest di Jenin, mercoledì, ha riferito il Ministero della Salute palestinese.

Hamran è il terzo adolescente ucciso dal fuoco delle IDF la scorsa settimana.

■ ISRAELE: Giovedì un uomo ha speronato un gruppo di soldati fermi a una fermata dell’autobus vicino a una base militare nel centro di Israele , ferendone otto prima di darsi alla fuga .

Lo Shin Bet ha successivamente dichiarato di aver arrestato un uomo sospettato di aver collaborato all’attacco e di aver emesso un avviso di ricerca per Arkhan Khaled, un ventisettenne residente nella città israeliana di Taibeh, sospettato di aver speronato l’auto.

La Freedom Flotilla Coalition (FFC) ha annunciato di aver perso i contatti con la “Handala”, una nave che trasportava aiuti umanitari a Gaza nell’ambito della missione del gruppo volta a rompere il blocco israeliano.

La coalizione esorta i suoi sostenitori a “fare pressione per la sicurezza dell’equipaggio”, invitando la gente a contattare i propri rappresentanti e i media locali per “fare pressione su Israele affinché lasci andare ‘Handala’ e garantisca un passaggio sicuro verso Gaza”.

Regno Unito

In un momento storico per le relazioni economiche tra India e Regno Unito, i premier Narendra Modi e Keir Starmer hanno firmato un accordo di libero scambio (FTA) destinato a far crescere gli scambi bilaterali di circa 34 miliardi di dollari all’anno.

L’intesa prevede:

  • l’eliminazione o riduzione dei dazi doganali su oltre il 90% dei prodotti britannici in India, e il 99% di quelli indiani nel Regno Unito;
  • la semplificazione dei processi normativi e doganali in settori chiave come tessile, automotive, cosmetica, dispositivi medici, elettronica e gioielli;
  • prezzi più accessibili in India per beni di lusso importati, come whisky scozzese, gin, automobili e cosmetici;
  • vantaggi per i prodotti agricoli indiani, che ora godranno di parità tariffaria con esportatori europei come la Germania.

Tra i settori indiani che più beneficeranno:

  • cuoio e tessile, con proiezioni di un +5% di quota di mercato nel Regno Unito in soli due anni;
  • elettronica ed ingegneria, che potrebbero raddoppiare le esportazioni entro il 2030;
  • gioielli e pietre preziose, con esportazioni previste in crescita del 100% entro tre anni.

Secondo le stime ufficiali, le esportazioni britanniche verso l’India potrebbero crescere del 60% nel lungo periodo.

La firma dell’accordo è avvenuta nella residenza ufficiale di Chequers, durante la quarta visita di Modi nel Regno Unito.

 I due leader hanno anche discusso del Partenariato Strategico Globale, che include temi come tecnologia, difesa, clima, sanità, educazione e relazioni tra i popoli. Modi incontrerà anche re Carlo III.

In un mondo segnato da protezionismi e guerre commerciali, un accordo di libero scambio come questo appare come una boccata d’ossigeno per due economie in cerca di slancio.

Per l’India è un passo avanti verso la leadership regionale, un modo per posizionarsi come alternativa alla Cina nel commercio globale. Per il Regno Unito post-Brexit, è una vittoria simbolica e pratica: dimostra che Londra può ancora tessere accordi significativi da sola.

Ma dietro l’entusiasmo, restano sfide importanti: proteggere i diritti dei lavoratori, garantire standard ambientali e non trasformare la liberalizzazione in una corsa al ribasso. Per ora, però, è chiaro un messaggio: India e UK vogliono contare di più sullo scacchiere globale, e vogliono farlo insieme.

Russia e Ucraina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato di aver approvato un nuovo testo di legge per garantire l’indipendenza delle due principali agenzie anti-corruzione del Paese, il NABU (Ufficio Nazionale Anticorruzione) e la SAP (Procura Anticorruzione Specializzata), dopo giorni di forti proteste popolari e critiche internazionali.

Appena pochi giorni fa, era stato proprio Zelensky a firmare una legge che sottoponeva entrambe le agenzie al controllo del procuratore generale—una figura nominata dal presidente stesso.

Una mossa che ha fatto scattare l’allarme in patria e tra i partner occidentali, preoccupati per un possibile arretramento democratico.

In numerose città ucraine sono scoppiate manifestazioni: migliaia di persone in piazza, cartelli e slogan per chiedere il veto alla legge. Le proteste sono state le più ampie dall’inizio dell’invasione russa nel 2022.

L’Unione Europea—che ha concesso a Kyiv lo status di candidato all’adesione—ha subito espresso “serie preoccupazioni”, ricordando che lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione sono condizioni imprescindibili per l’ingresso nella UE.

Zelensky ha giustificato inizialmente la norma come una misura per contrastare le infiltrazioni russe—proprio mentre l’intelligence ucraina compiva arresti tra presunte spie nelle istituzioni anti-corruzione.

Ma ora fa marcia indietro, parlando di un nuovo testo “bilanciato” che, però, non è stato ancora reso pubblico.

Russia

Tutti i 48 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo di un volo passeggeri della compagnia Angara Airlines sono morti in seguito allo schianto dell’aereo nella Russia orientale, nei pressi della cittadina di Tynda, nell’estremo est del Paese.

Il velivolo, un turbopropulsore sovietico progettato quasi 50 anni fa, stava effettuando la tratta Khabarovsk–Blagoveshchensk–Tynda quando è scomparso dai radar durante un secondo tentativo di atterraggio.

Secondo i media russi, le condizioni meteo erano avverse al momento dello schianto e la posizione remota – una collina a 15 km da Tynda – ha complicato le operazioni di soccorso. Le immagini diffuse mostrano rottami dispersi nella foresta, con colonne di fumo visibili tra gli alberi.

Il governatore della regione dell’Amur, Vasily Orlov, ha parlato di “tragedia terribile” e ha indetto tre giorni di lutto. Le autorità hanno aperto un’indagine per violazioni della sicurezza del volo – una prassi dopo incidenti di questa entità.

Resta incerto il numero preciso delle vittime: un primo comunicato parlava di 49 persone a bordo, poi corretto a 48.

Ancora una volta, un incidente aereo in Russia riporta l’attenzione su un settore duramente colpito dalle sanzioni internazionali e da anni di trascuratezza tecnologica. L’uso di aerei progettati mezzo secolo fa, combinato a mancanza di pezzi di ricambio e formazione carente, rende i cieli russi sempre più insicuri.

 Ma questa tragedia è anche un simbolo: la Siberia dimenticata, le infrastrutture fatiscenti, l’isolamento geopolitico che presenta il suo conto in vite umane. Quando un aereo precipita in mezzo alla taiga, il rumore si sente ovunque. O dovrebbe.

Stati Uniti

Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha incontrato giovedì Ghislaine Maxwell, l’ex socialite britannica condannata a 20 anni di carcere per traffico sessuale di minori nel caso Epstein. Maxwell sta scontando la pena in un carcere federale in Florida.

Secondo fonti dei media USA, all’incontro ha partecipato anche Todd Blanche, attuale viceprocuratore generale e, ironicamente, ex avvocato personale di Donald Trump durante il processo sul pagamento in nero alla pornostar Stormy Daniels.

Blanche ha dichiarato che il Dipartimento di Giustizia è pronto ad ascoltare Maxwell “se ha informazioni su altri responsabili di crimini contro le vittime”.

Il colloquio arriva in un momento politicamente incandescente: cresce la pressione interna tra i sostenitori repubblicani di Trump, molti dei quali ritengono che sul caso Epstein sia stato fatto un insabbiamento, con legami mai chiariti tra il miliardario e figure di alto profilo.

Il Wall Street Journal ha gettato ulteriore benzina sul fuoco, rivelando che il nome di Trump apparirebbe in documenti del Dipartimento di Giustizia relativi al caso Epstein.

La Casa Bianca ha smentito. La stessa testata sostiene anche che Trump abbia scritto una lettera “sessualmente ambigua” a Epstein nel 2003, fatto per cui l’attuale presidente ha intentato una causa da 10 miliardi di dollari.

Intanto, per placare la base più radicale, l’amministrazione Trump ha rilanciato teorie infondate secondo cui Barack Obama avrebbe orchestrato un “colpo di Stato” manipolando le indagini sull’interferenza russa nel 2016.

Una teoria che contraddice le conclusioni di quattro diverse inchieste ufficiali, tutte concordi nel confermare che Mosca intervenne per favorire l’elezione di Trump.

Il ritorno del caso Epstein nella sfera pubblica – con Maxwell al centro – è una spina nel fianco per Donald Trump. E non perché i suoi nemici lo attacchino, ma perché sono i suoi stessi sostenitori a pretendere trasparenza su uno scandalo mai chiarito.

Trump aveva promesso di “rivelare tutto” una volta tornato al potere, ma ora liquida il caso come una bufala.

E quando le promesse non si mantengono, il boomerang politico è inevitabile. Attaccare Obama non basterà a placare chi, anche dentro il trumpismo, vuole sapere: chi proteggeva Epstein? E chi sapeva?

Restiamo negli Stati Uniti, sono stati trasferiti al centro ICE di Krome, a Miami, i due cittadini italiani Fernando Eduardo Artese e Gaetano Cateno Mirabella Costa, inizialmente detenuti in una prigione nota come Alligator Alcatraz—un centro di detenzione nel sud della Florida tristemente famoso per le condizioni dure.

A renderlo noto è la Farnesina, che assicura di aver mantenuto i contatti con le famiglie dei due connazionali.

 I parenti hanno già versato del denaro sui conti detenuti – una sorta di carta prepagata per coprire spese come l’acquisto del biglietto aereo, in caso di rimpatrio autorizzato.

Il caso di Mirabella Costa resta più complesso: dovrà presentarsi davanti a un giudice dell’immigrazione che valuterà le accuse a suo carico.

Nel frattempo, i suoi effetti personali sono stati trasferiti a Krome per consentirgli di partire appena possibile. Fernando Artese, invece, potrebbe essere espulso molto presto.

Uno dei due, con passaporto scaduto, ha ricevuto un nuovo documento temporaneo emesso dal Consolato italiano, già riconosciuto dalle autorità della Florida—un passaggio che dovrebbe velocizzare le procedure di rimpatrio.

Dietro una nota diplomatica asciutta si cela una storia dai contorni poco chiari, ma che rivela molto.

Le strutture ICE, e in particolare luoghi come Alligator Alcatraz, sono spesso denunciate per le condizioni disumane in cui vengono trattenuti migranti e irregolari.

Che due cittadini europei vi finiscano dentro, con famiglie costrette a pagare di tasca propria per evitare la permanenza, è un segnale d’allarme.

In tempi di tensioni migratorie, la cittadinanza non basta più a garantire diritti, e le autorità italiane si trovano a dover intervenire in un contesto dove diritti e procedure spesso sfumano nel grigio della detenzione amministrativa americana.

Venezuela

Il regime di Nicolás Maduro ha arrestato l’attivista Albany Colmenares, segretaria del partito Vente Venezuela di María Corina Machado nello stato di Carabobo.

Colmenares era da mesi costretta alla clandestinità, dopo essere sfuggita alle persecuzioni scatenate in seguito alle contestatissime elezioni presidenziali del 28 luglio 2024, vinte — secondo la Piattaforma Unitaria Democratica — dal candidato d’opposizione Eduardo González.

Secondo le denunce delle ONG per i diritti umani e dei partiti politici, oltre 35 dissidenti sarebbero stati arrestati arbitrariamente negli ultimi giorni. Tra loro si contano studenti, sindacalisti, giornalisti, avvocati e dirigenti di partiti.

L’arresto di Colmenares arriva all’indomani della scarcerazione dell’ex ministro delle Finanze Rodrigo Cabezas, in un apparente tentativo del governo di mostrare segnali di apertura. Ma l’opposizione non si lascia ingannare.

“Nessuna liberazione può nascondere la verità”, ha dichiarato la Piattaforma Unitaria, accusando Maduro di manipolazione sociale e ricordando che la crisi economica e la sofferenza del popolo venezuelano non si cancellano con gesti isolati.

La direttrice del Casla Institute, Tamara Suju, ha parlato apertamente di “sequestri” da parte della “Tirannia”, denunciando l’uso sistematico della repressione politica.

L’arresto di Colmenares è solo l’ultimo tassello in una strategia ben nota: colpire il dissenso attraverso il terrore, l’arbitrio e la persecuzione sistematica.

Le liberazioni “umanitarie” di alcuni dissidenti sembrano una tattica per bilanciare la repressione, in vista di possibili concessioni diplomatiche o per distogliere l’attenzione internazionale. Ma la macchina repressiva non si ferma.

Brasile

Durante un interrogatorio presso la Corte Suprema brasiliana, il generale in pensione Mario Fernandes, ex segretario esecutivo della Presidenza sotto Jair Bolsonaro, ha ammesso di essere l’autore del documento intitolato “Pugnale verde e giallo”, un piano che prevedeva l’assassinio dell’allora presidente eletto Luiz Inácio Lula da Silva, del vicepresidente Geraldo Alckmin e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes.

Tuttavia, secondo la Polizia Federale, il generale stampò almeno tre copie del piano nel Palazzo del Planalto e, subito dopo, si recò al Palazzo dell’Alvorada, residenza ufficiale del presidente, dove si trovavano Bolsonaro e il suo aiutante di campo, il tenente colonnello Mauro Cid. La tempistica, secondo gli inquirenti, non sarebbe affatto casuale.

Nonostante le prove, Fernandes ha negato di aver mostrato il piano a Bolsonaro:

“Ho stampato solo per leggerlo meglio, poi l’ho strappato. Non l’ho condiviso con nessuno.”

Intanto, La campagna elettorale per le elezioni comunali di domenica prossima in Venezuela durata 14 giorni si è chiusa con manifestazioni organizzate dal chavismo, che si prepara ad accaparrarsi tutti i posti di sindaco in lizza mentre l’opposizione si astiene dal partecipare e si prevede un’alta astensione.

Sono circa 21 i milioni di venezuelani aventi diritto al voto del 27 luglio per eleggere 335 sindaci e 2.471 consiglieri comunali dopo le elezioni per eleggere i 24 governatori del 25 maggio scorso, quando con un’astensione dell’80% il governo ha dominato.

Thailandia e Cambogia

È bastata una mina esplosa mercoledì lungo il confine thailandese-cambogiano, con il ferimento di cinque soldati thailandesi, per scatenare l’ennesima fiammata lungo una frontiera contesa da oltre un secolo.

Giovedì, le tensioni sono esplose in un conflitto a fuoco tra i due eserciti, con scambi di artiglieria e razzi da parte della Cambogia, e il coinvolgimento di jet militari thailandesi.

Il bilancio è grave: almeno 16 morti, la maggior parte civili, e 28 feriti. Bangkok accusa Phnom Penh di aver colpito anche obiettivi non militari, tra cui un ospedale. La Cambogia ribatte di aver solo risposto a una violazione del proprio territorio da parte di droni e truppe tailandesi.

Le autorità thailandesi hanno ritirato l’ambasciatore da Phnom Penh, espulso il rappresentante cambogiano e chiuso tutti i valichi di frontiera.

I cittadini thailandesi sono stati invitati a lasciare la Cambogia immediatamente. Intanto, i luoghi turistici nei pressi del confine, come i templi di Preah Vihear e Ta Muen Thom, sono stati chiusi.

Il Regno Unito ha emesso un’allerta ai viaggiatori, avvertendo del rischio concreto di nuovi scontri armati lungo la frontiera. Le zone di confine tra Thailandia e Malesia restano anch’esse sconsigliate per attività militanti in corso.

La notizia è allarmante ma non inaspettata. Le frontiere tracciate con righello e colonialismo sono ferite mai rimarginate del tutto.

In Asia, come altrove, sono sufficienti un ordigno, una pattuglia troppo avanti o un drone di troppo per innescare la violenza. A pagare sono sempre i civili: famiglie in fuga, scuole chiuse, templi deserti.

E in un’epoca dove le guerre “ufficiali” dominano i riflettori, queste escalation periferiche rischiano di passare inosservate. Ma ogni vita persa per una disputa di confine è un fallimento della diplomazia e un ammonimento per chi dimentica quanto fragile sia la pace.

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