5 dicembre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Dicembre 5, 2025

  • La tregua che non c’è: Israele bombarda Gaza e il Libano. E ruba cinque colonne bizantine in Cisgiordania.
  • Spagna: Eurovision non è più una canzone, ma una condanna.
  • Gli USA moderano un accordo di pace per Congo e Ruanda che includerà l’accesso ai minerali.
  • L’esercito statunitense uccide quattro persone in un nuovo attacco contro una presunta nave adibita al trasporto della droga.
  • Siria: i dossier di Damasco, l’anatomia di un regime. Myanmar: il maggior produttore di oppio.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Introduzione: “L’eccezione americana: Israele, il prezzo del silenzio”

Israele e Palestina

Nuovi attacchi israeliani: almeno sei palestinesi sono stati uccisi e altri 16 sono rimasti feriti nei nuovi attacchi israeliani nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo il Ministero della Salute di Gaza.

Conteggio delle vittime nelle ultime 24 ore: i corpi di otto palestinesi, di cui sei uccisi e due recuperati dalle macerie, sono arrivati ​​negli ospedali di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Il bilancio totale registrato dal 7 ottobre 2023 è ora di 70.125 morti e 171.015 feriti.

Numero totale delle vittime dal cessate il fuoco: dall’11 ottobre, primo giorno completo del cessate il fuoco, Israele ha ucciso almeno 366 palestinesi a Gaza e ne ha feriti 922, mentre 619 corpi sono stati recuperati da sotto le macerie, secondo il Ministero della Salute.

Yasser Abu Shabab, leader del gruppo armato sostenuto da Israele, è stato ucciso: Yasser Abu Shabab, leader di una banda criminale di Gaza accusata di saccheggiare convogli di aiuti umanitari, è stato ucciso giovedì in uno “scontro interno”, secondo fonti israeliane.

Prima della guerra, Abu Shabab era incarcerato a Gaza con l’accusa di traffico di droga e, durante la guerra, funzionari israeliani hanno affermato di aver collaborato con gruppi armati di Gaza, tra cui le cosiddette “Forze Popolari” guidate da Abu Shabab. Non è chiaro chi sia il responsabile dell’uccisione di Abu Shabab.

L’esercito israeliano ha affermato che mercoledì cinque soldati sono rimasti feriti a Rafah est, dopo che le truppe hanno incontrato diversi combattenti che emergevano da un tunnel, secondo il Times of Israel.

 Due combattenti sono stati uccisi in uno scontro iniziale e un terzo combattente ha piazzato un esplosivo su un veicolo blindato israeliano ed è fuggito.

 Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione e ha cercato di cogliere l’occasione offerta dalle vittime per incriminare Hamas per violazione del cessate il fuoco.

In una dichiarazione, l’ufficio del Primo Ministro ha scritto che “l’organizzazione terroristica di Hamas” ha violato il cessate il fuoco a Rafah, dove è noto che i soldati sono intrappolati da settimane.

Israele si rifiuta di consentire ai combattenti di attraversare la Striscia di Gaza in base a qualsiasi accordo negoziale, e le forze israeliane li stanno sistematicamente dando la caccia e uccidendo: almeno 42 dall’inizio del cessate il fuoco.

Quando questi combattenti tentano di difendersi, Israele usa il pretesto per bombardare e uccidere in tutta Gaza, non solo a Rafah, uccidendo soprattutto civili.

Almeno sei persone, tra cui due bambini, sono rimaste uccise mercoledì quando i droni israeliani hanno colpito le tende che ospitavano famiglie sfollate a Mawasi, a ovest di Khan Younis, secondo quanto riportato da Al Jazeera Arabic. Le vittime sono state trasportate al Kuwait Hospital dopo l’attacco.

I carri armati israeliani si spingono nella città di Gaza oltre la “linea gialla”: i carri armati israeliani si sono spinti nella città di Gaza martedì, raggiungendo la rotonda di Shujaiya a circa 700 metri a ovest della “linea gialla” concordata, secondo Maha Hussaini di Euro-Med Monitor, che afferma che Israele ha spostato silenziosamente la linea quasi quotidianamente e costretto centinaia di famiglie ad abbandonare le proprie case.

Un nuovo rapporto della CNN mostra che le IDF hanno utilizzato bulldozer per seppellire i palestinesi uccisi mentre cercavano di raggiungere gli aiuti alimentari vicino al valico di Zikim, nel nord di Gaza, con alcuni corpi spinti in fosse poco profonde e anonime e altri lasciati esposti alla decomposizione o alla presenza di animali.

L’inchiesta ha scoperto che i cadaveri venivano spesso lasciati per giorni e poi sepolti senza identificazione o registrazione, compresi quelli che un veterano ha descritto come “nove corpi di palestinesi disarmati” spinti insieme e coperti da un bulldozer. Il rapporto completo può essere visto qui .

Israele ha confermato mercoledì che i resti del prigioniero thailandese Sudthisak Rinthalak sono stati recuperati a Gaza. Con la restituzione del suo corpo, l’israeliano Ran Gvili è ora l’ultimo prigioniero i cui resti devono ancora essere restituiti, mentre oltre 9.000 corpi palestinesi rimangono dispersi a Gaza.

L‘ONU chiede un’indagine dopo che le forze israeliane hanno ucciso due bambini di Gaza, i fratelli Fadi e Goma Abu Assi, di 8 e 10 anni, in un attacco mirato con un drone mentre raccoglievano legna da ardere.

Israele ha ammesso di aver compiuto l’attacco, affermando che i ragazzi erano “due terroristi” che avevano oltrepassato la linea gialla e rappresentavano una “minaccia imminente”.

Un portavoce dell’ONU ha risposto all’incidente dicendo: “È difficile capire come due ragazzi, di 8 e 10 anni, possano essere considerati una minaccia. È necessario un’indagine e che vengano accertate le responsabilità”.

■ ISRAELE: Netanyahu ha annunciato la nomina del suo segretario militare, Roman Gofman , a prossimo capo dell’agenzia di intelligence del Mossad. L’attuale capo del Mossad, David Barnea, dovrebbe terminare il suo incarico a giugno, dopo aver completato un mandato di cinque anni.

L’ex avvocata generale militare Yifat Tomer-Yerushalmi,
 ricercata per essere interrogata in merito alla fuga di notizie di un video che mostrava guardie israeliane abusare di un detenuto palestinese e al suo insabbiamento, sarà dimessa dall’ospedale venerdì in condizioni restrittive, ha dichiarato la polizia.

Tomer-Yerushalmi era stata ricoverata all’inizio di novembre per timore di farsi del male, secondo una fonte a conoscenza dei dettagli.

■ CISGIORDANIA: Sette palestinesi sono rimasti feriti in un attacco di coloni a nord di Hebron, hanno riferito la rete Quds e la radio al-Alam.

Le IDF e la polizia israeliana hanno affermato di aver inviato forze nell’area e di essere alla ricerca di sospetti in seguito alle segnalazioni secondo cui israeliani mascherati stavano bruciando pneumatici e lanciando pietre contro veicoli palestinesi dopo l’evacuazione di un avamposto illegale, aggiungendo che un veicolo è stato dato alle fiamme e i suoi passeggeri sono stati aggrediti.

Israele sta costruendo una nuova barriera di separazione nel profondo della Valle del Giordano, almeno 12 chilometri a ovest del confine giordano, secondo Haaretz.

Il segmento settentrionale, lungo 22 chilometri e largo 50 metri, attualmente in costruzione richiede la demolizione di case, serre, reti idriche e infrastrutture per il pascolo.

Il progetto intende isolare le comunità agricole e pastorali palestinesi dalle loro terre e le une dalle altre, in modo simile alla frammentazione causata dal muro di separazione in Cisgiordania.

L’esercito israeliano ha confiscato cinque colonne di epoca bizantina nel villaggio di al-Mazra’a ash-Sharqiya, vicino Ramallah. Le autorità israeliane sostengono che i palestinesi stessero danneggiando il sito archeologico, ma per Ramallah è l’ennesimo tentativo di cancellare la memoria del Paese occupato.

Il ministro palestinese delle Antichità denuncia: “Sono 316 i siti storici distrutti o saccheggiati: un crimine di guerra contro la nostra identità.”
Intanto, secondo la PLO, Israele progetta di confiscare oltre mille acri di terra in nome della “protezione dei siti archeologici”.

Dietro la scusa della tutela, continua la spoliazione: non solo di case e ulivi, ma anche del passato — perché cancellare la storia è un altro modo di occupare un popolo.

■ LIBANO: Le IDF hanno affermato di aver preso di mira i depositi di armi di Hezbollah nel Libano meridionale, dopo aver emesso avvisi di evacuazione a diversi villaggi della zona.

Siria

Oltre 134 mila documenti interni e 33 mila fotografie provenienti dai servizi segreti siriani svelano in modo sistematico la macchina di tortura e controllo della dinastia Assad, deposta un anno fa.

L’inchiesta internazionale “I dossier di Damasco”, guidata dalla radio tedesca NDR e dall’ICIJ, racconta come la morte venisse burocratizzata: nei registri degli ospedali militari di Harasta e Tishrin la causa indicata era quasi sempre “arresto cardiorespiratorio” — il codice per esecuzioni sotto tortura.

Le immagini, scattate da fotografi militari, documentano oltre 10.200 corpi numerati tra il 2015 e il 2024.
Dai dossier emergono anche legami operativi tra i servizi siriani, Russia, Iran e persino agenzie ONU, con 11 milioni di dollari di fondi finiti a una società di sicurezza del regime.

L’inchiesta ricostruisce anche la rete di Rami Makhlouf, cugino di Bashar al Assad e “banchiere del potere”.
Un archivio dell’orrore che mostra come la repressione siriana fosse non un eccesso, ma un sistema.

Africa Centrale

Donald Trump ha annunciato a Washington un accordo di pace tra i leader di Congo e Ruanda, definendolo “l’inizio della fine” di un conflitto che dura da decenni.

L’intesa, mediata da Stati Uniti e Qatar, prevede disarmo, rientro dei rifugiati e fine del sostegno ai gruppi armati — ma anche nuovi accordi commerciali per l’accesso americano ai minerali strategici della regione.

Trump ha parlato di “miracolo imminente”, elogiando i due leader come “grandi uomini di pace”.
Ma sul terreno, gli scontri con i ribelli dell’M23 — accusati di ricevere appoggio dal Ruanda — continuano, lasciando molti dubbi sulla reale portata dell’intesa.

Dietro la diplomazia della pace, resta l’interesse per il coltan e il cobalto, le risorse che alimentano i nostri telefoni e le guerre africane.

Spagna

La Spagna si ritira dall’Eurovision 2026 dopo che l’Unione europea di radiodiffusione ha votato per ammettere Israele alla competizione, nonostante le accuse di genocidio a Gaza.

Il governo di Madrid ha appoggiato la decisione della televisione pubblica RTVE: “la cultura deve stare dalla parte della pace e della giustizia, non del genocidio”, ha detto la vicepresidente Yolanda Díaz.

Anche i ministri della Cultura, dei Diritti sociali e dei Trasporti hanno elogiato la scelta, accusando l’Eurovision di essersi piegato agli interessi geopolitici.

Dopo la Spagna, anche Olanda, Irlanda e Slovenia si sono ritirate.
Un gesto simbolico ma potente: quando l’arte tace di fronte ai crimini, la canzone smette di essere musica e diventa complicità.

Stati Uniti

L’amministrazione Trump prepara un nuovo giro di vite sull’immigrazione: il segretario alla Sicurezza interna Kristi Noem ha annunciato che la lista dei Paesi soggetti al travel ban sarà estesa a oltre trenta nazioni.

Il provvedimento, giustificato con la lotta al terrorismo, colpirà non solo i migranti, ma anche studenti, turisti e viaggiatori d’affari provenienti da Paesi considerati “instabili”.

La decisione arriva dopo l’uccisione di due membri della Guardia nazionale a Washington da parte di un rifugiato afghano, episodio che Trump ha usato per promettere lo stop “permanente” all’immigrazione dal cosiddetto “Terzo mondo”.

Il messaggio è chiaro: la sicurezza prima dei diritti, e l’America di Trump torna a chiudere le porte — anche a chi fugge dalle guerre che spesso ha contribuito a creare.

Il presidente Donald Trump ha graziato il deputato del Texas Henry Cuellar e sua moglie, interrompendo il loro processo in corso con l’accusa di aver accettato circa 600.000 dollari in tangenti da una compagnia petrolifera azera e da una banca messicana. Trump ha archiviato il caso come un’azione penale motivata politicamente.

“È stato trattato molto male perché ha detto che non si dovrebbe permettere alla gente di riversarsi nel nostro Paese”, ha dichiarato Trump.

Secondo l’atto d’accusa, il deputato Cuellar ha promesso di usare la sua posizione per influenzare la politica americana in modo da favorire il governo dell’Azerbaigian e per sostenere politiche che potrebbero aiutare la banca messicana; sua moglie è stata anche accusata di aver accettato contratti di consulenza fraudolenti da queste società.

Usa e Venezuela, Pacifico

L’esercito americano ha annunciato di aver ucciso quattro uomini in un attacco contro un presunto “narco-vessel” nelle acque internazionali del Pacifico orientale. È il ventiduesimo raid dal settembre scorso: almeno 87 persone eliminate in quella che Washington definisce “lotta al narcotraffico”.

Ma emergono accuse pesanti: il Pentagono avrebbe ordinato di colpire anche i sopravvissuti di un’operazione precedente — accusa che l’amministrazione respinge.

Intanto, il Dipartimento di Stato rinnova l’allerta massima per il Venezuela, invitando cittadini e residenti americani a lasciare “immediatamente” il Paese per rischio di arresti arbitrari, violenze e collasso dei servizi.

Dal Pacifico a Caracas, la dottrina Trump mostra due volti: colpire in mare, fuggire sulla terra.

Intanto, La compagnia panamense Copa Airlines ha sospeso tutti i voli da e per Caracas per il 4 e 5 dicembre, nel pieno delle tensioni tra Stati Uniti e Venezuela.

La decisione è stata presa, spiega la compagnia, dopo “problemi segnalati dai piloti”, pur assicurando che la sicurezza operativa non è stata compromessa.

Copa monitora la situazione e promette aggiornamenti entro 24 ore.
Un segnale che riflette il clima di crescente instabilità nei cieli latinoamericani, dove le rotte aeree diventano il primo termometro delle crisi diplomatiche.

Colombia

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha denunciato le minacce degli Stati Uniti, accusando Donald Trump di usare la lotta al narcotraffico come pretesto per colpire la sovranità del suo Paese.

“Difenderemo la nostra indipendenza a costo della vita. Chi ci minaccia risveglierà il giaguaro dormiente del popolo colombiano”, ha dichiarato Petro ai suoi militari, rispondendo alle parole di Trump che aveva definito la Colombia “un Paese che produce cocaina” e minacciato “attacchi” contro chi la esporta verso gli USA.

Washington ha intensificato le operazioni militari nei Caraibi e in America Latina, ufficialmente contro i “narco-terroristi”.
Petro replica: è umiliazione travestita da cooperazione.

La guerra alla droga — quella vera — resta quella che da decenni insanguina la Colombia.

Honduras

In Honduras, il candidato centrista Salvador Nasralla accusa Donald Trump di aver interferito nelle elezioni presidenziali.
Il presidente statunitense ha infatti appoggiato apertamente il conservatore Nasry Asfura, definendo Nasralla “un comunista al limite” e minacciando “l’inferno” se i risultati venissero modificati.

Trump ha persino annunciato la grazia per l’ex presidente honduregno Juan Orlando Hernández, condannato negli Stati Uniti per narcotraffico, a pochi giorni dal voto.

Nasralla sostiene che l’intervento americano gli sia costato la vittoria, mentre il conteggio dei voti — ancora parziale — mostra Asfura leggermente in vantaggio.

Tra schede “incoerenti” e sospetti di brogli, la democrazia honduregna vacilla sotto l’ombra pesante di Washington.

India

Vladimir Putin è arrivato a New Delhi accolto con un abbraccio dal premier indiano Narendra Modi, in un gesto che sa di sfida a Washington.

Il presidente russo ha accusato gli Stati Uniti di ipocrisia per aver criticato gli acquisti indiani di petrolio russo mentre continuano a importare uranio da Mosca per le proprie centrali nucleari.

Modi, che definisce Putin “un amico di lunga data”, mostra di non voler cedere alle pressioni di Donald Trump, che ha imposto dazi punitivi del 50% sui prodotti indiani.

L’India, oggi secondo acquirente mondiale di greggio russo, ha risparmiato miliardi acquistando petrolio scontato — ma le nuove sanzioni USA iniziano a pesare.

Putin e Modi discuteranno di cooperazione militare, difesa e commercio.
L’abbraccio di New Delhi è un messaggio chiaro: Mosca non è isolata, e l’India continuerà a camminare su un filo sottile tra Oriente e Occidente.

Le forze di sicurezza indiane hanno ucciso almeno 12 ribelli maoisti in un raid in Chhattisgarh mercoledì, in cui sono morti anche tre ufficiali indiani, secondo quanto riportato dall’AFP.

Lo scontro segue l’uccisione del principale leader maoista Madvi Hidma due settimane fa e avviene in un periodo in cui quasi 300 ribelli si sono arresi, sottolineando il declino del movimento naxalita che un tempo controllava quasi un terzo del paese.

Myanmar

Nel Myanmar devastato dalla guerra, la coltivazione del papavero da oppio ha raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni: 53 mila ettari, con un aumento del 17% in un solo anno.

Lo riferisce l’Ufficio ONU contro la droga e il crimine, secondo cui il Paese è ormai la prima fonte mondiale di oppio illecito, mentre la produzione afghana continua a calare.

Il colpo di Stato militare del 2021, la povertà e il prezzo dell’oppio — più che raddoppiato in cinque anni — spingono migliaia di contadini a tornare alla coltivazione illegale.

L’ONU avverte: senza alternative economiche, il Myanmar resterà intrappolato in un ciclo di guerra, miseria e dipendenza, dove l’oppio è l’unico raccolto che garantisce la sopravvivenza.

Global Sumud Flotilla: Il carcere ep.3

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