18 novembre 2025 – Notiziario in genere

Scritto da in data Novembre 18, 2025

Addio alle gemelle Kessler, insieme e rivoluzionarie fino all’ultimo momento. Condannata a morte l’ex premier del Bangladesh Sheikh Hasina. Un disegno di legge per vietare la cosiddetta “propaganda LGBT” nel parlamento del Kazakistan consoliderebbe lo stigma e violerebbe gli obblighi internazionali in materia di diritti umani.

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Germania

Sono morte insieme le gemelle Alice e Ellen Kessler.
Lo riferisce l’agenzia di stampa Dpa.
Avevano 89 anni e si sono spente a Gruenwald, vicino a Monaco di Baviera.

Bangladesh

Un tribunale speciale del Bangladesh ha condannato a morte l’ex premier del Bangladesh Sheikh Hasina, oggi in esilio in India, riconoscendola colpevole di crimini contro l’umanità per la brutale repressione delle proteste antigovernative dell’ultimo anno.

Il giudice Golam Mortuza Mozumder, leggendo il verdetto in un’aula gremita a Dacca, ha dichiarato Hasina responsabile di istigazione, ordine di uccidere e mancata prevenzione delle violenze.

L’ex leader, processata in contumacia, respinge le accuse definendo il procedimento “truccato” e orchestrato da un governo “non eletto e privo di legittimità democratica”.

Condanna capitale anche per l’ex ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan Kamal, anch’egli latitante, mentre l’ex capo della polizia Chowdhury Abdullah Al-Mamun ha ricevuto cinque anni di carcere grazie alla collaborazione con la corte.

Secondo il tribunale, le violenze durante le manifestazioni studentesche erano «diffuse, sistematiche» e dirette contro civili.

La sentenza attribuisce a Hasina anche l’ordine di impiegare droni, elicotteri e armi letali contro i manifestanti.

Kazakistan

Un disegno di legge per vietare la cosiddetta “propaganda LGBT” nel Parlamento del Kazakistan consoliderebbe lo stigma, metterebbe al bando la libertà di essere e di espressione e violerebbe gli obblighi internazionali in materia di diritti umani.

A dirlo in questi giorni sono hanno avvertito oggi gli esperti e le esperte delle Nazioni Unite*.

Il disegno di legge

Il 12 novembre, il Mazhilis (Camera bassa del Parlamento) ha adottato all’unanimità le proposte di emendamenti legislativi che vietano la “diffusione di informazioni contenenti propaganda di orientamento sessuale non tradizionale e pedofilia” sui media e negli spazi online.

Il disegno di legge è stato inoltrato al Senato per un ulteriore esame.

Secondo fonti della società civile, il dibattito e la votazione sugli emendamenti sono durati solo 15 minuti, senza obiezioni, astensioni o considerazione degli appelli della società civile, meccanismi delle Nazioni Unite e altri, ad abbandonare la proposta.

“Censura, esclusione e diffamazione delle minoranze”

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“Il disegno di legge si basa sulla disinformazione, equiparando falsamente il cosiddetto ‘orientamento sessuale non tradizionale’ alla pedofilia, il che costituisce un affronto alla dignità umana”, si spiega dalle Nazioni Unite.

“La protezione dei minori non si promuove con la censura, l’esclusione e la diffamazione delle minoranze, ma con un’istruzione equa e inclusiva, l’accesso all’informazione, misure che garantiscano l’uguaglianza e la non discriminazione e l’affermazione di tutti i diritti umani di tutte le persone”.

Gli ultimi emendamenti introdurrebbero un reato amministrativo per “propaganda di orientamento sessuale non tradizionale e pedofilia”, punibile con multe o breve detenzione.

Ridefinirebbero inoltre il concetto di “propaganda” nella Legge sui diritti dell’infanzia e replicherebbero restrizioni simili in diverse leggi, comprese quelle sui media, l’istruzione, la cultura e le piattaforme online.

La petizione

Le origini dell’attuale proposta sono state oggetto di precedenti comunicazioni degli esperti e delle esperte delle Nazioni Unite.

“Abbiamo espresso preoccupazione per una petizione ufficiale intitolata ‘Siamo contro la propaganda LGBT aperta e nascosta in Kazakistan!’, lanciata attraverso una piattaforma statale e sostenuta dalla mobilitazione del settore pubblico”, spiegano.

Avevano già segnalato che il contenuto della petizione violava il Codice di Procedura Amministrativa del Kazakistan, che vieta iniziative che possano violare i diritti individuali o affrontare la legislazione in materia di reati penali o amministrativi.

Gli esperti hanno ricevuto segnalazioni secondo cui insegnanti, medici e mediche e altr* dipendenti statali sono stati sottoposti a pressioni per firmare la petizione, mentre chi vi si è opposto ha subito intimidazioni da parte della polizia.

Hanno inoltre citato le incursioni della polizia in eventi privati ​​ad Astana e i ripetuti dinieghi di permessi di riunione per gruppi femministi e LGBT in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

“Crescente ostilità”

“Questi sviluppi, presi insieme, rivelano un modello di riduzione dello spazio civico e di crescente ostilità istituzionale nei confronti delle minoranze sessuali e di genere”, si legge nel documento delle Nazioni Unite.

“Trasformare una petizione discriminatoria in legge darebbe legittimità al pregiudizio, isolerebbe ulteriormente le comunità vulnerabili ed eroderebbe i diritti umani fondamentali”.

“Ogni persona, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, ha il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni senza interferenze”, si spiega.

“Mettere al bando tale espressione viola l’universalità dei diritti umani e mina gli impegni assunti dal Kazakistan ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sui diritti dell’infanzia”.

Hanno esortato il Kazakistan a respingere gli emendamenti proposti e a garantire che qualsiasi nuova legislazione sia conforme agli standard internazionali sui diritti umani.

“Le autorità devono proteggere le persone LGBT e i difensori dei diritti umani da discriminazioni e rappresaglie, promuovere il dialogo con la società civile e la comprensione e il rispetto per la diversità”, hanno affermato.

*I nomi

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