21 maggio 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Maggio 21, 2025
- Ministro degli Esteri britannico ad Israele: Crudele e indifendibile, sospendete il blocco a Gaza ora. E intanto bloccano i colloqui di libero scambio con Israele. Svezia, Francia e Canada, rimproverano Tel Aviv, dopo 593 giorni di genocidio, che il mondo si stia svegliando?
- Venezuela : Spazio aereo chiuso fino al 26 maggio: Bogotá conferma lo stop ai voli.
- Colombia: Uccisa a 22 anni: María José Estupiñán, influencer e vittima di femminicidio.
- Sudan: l’esercito dichiara la capitale libera dalle forze paramilitari.
Israele e Palestina
■ ISRAELE-REGNO UNITO-UE: Il Ministero degli Esteri del Regno Unito ha dichiarato che avrebbe congelato i negoziati per un accordo di libero scambio con Israele e che l’offensiva estesa di Israele a Gaza sta danneggiando le relazioni bilaterali.
“Mentre il governo britannico resta fedele all’accordo commerciale esistente”, si legge nella dichiarazione, ” non è possibile procedere con le discussioni su un nuovo e aggiornato accordo commerciale con il governo Netanyahu , che sta promuovendo politiche particolarmente sbagliate in Cisgiordania e a Gaza”.
Il Ministero degli Esteri ha inoltre convocato l’ambasciatrice israeliana nel Regno Unito, Tzipi Hotovely, per chiarimenti in seguito all’ampliamento delle operazioni militari a Gaza.
Il Regno Unito imporrà sanzioni a numerosi coloni di spicco della Cisgiordania , tra cui la veterana attivista dei coloni Daniella Weiss , a capo del movimento Nachala.
Lunedì i leader di Regno Unito, Francia e Canada hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di rimprovero a Israele , avvertendo che la sua campagna militare “sproporzionata” a Gaza e l'”inaccettabile” ostacolo agli aiuti umanitari potrebbero violare il diritto internazionale.
La dichiarazione ha anche chiesto ad Hamas di restituire gli ostaggi rimasti e ha condannato il “linguaggio abominevole” usato dai parlamentari israeliani, che hanno minacciato di trasferire i residenti di Gaza.
La dichiarazione congiunta ha minacciato ” azioni concrete in risposta”.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato: ” Siamo inorriditi dall’escalation da parte di Israele … Dobbiamo coordinare la nostra risposta, perché questa guerra dura da troppo tempo”.
In risposta alla dichiarazione congiunta, il primo ministro Netanyahu ha scritto su X che “chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas ai nostri confini vengano distrutti e chiedendo uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi stanno offrendo una ricompensa enorme per l’attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, invitando al contempo a commettere altre atrocità simili”.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha dichiarato alla radio francese che la Francia sostiene una revisione dell’accordo di associazione con l’UE , che costituisce la base giuridica per le relazioni tra Israele e l’UE, compresi gli aspetti diplomatici e commerciali, come parte delle ulteriori azioni prese in considerazione da Regno Unito, Francia e Canada in merito alla guerra di Israele a Gaza.
La Svezia collaborerà con i paesi europei per promuovere sanzioni contro alcuni ministri israeliani a causa della politica di Israele a Gaza , ha dichiarato all’AFP il ministro degli Esteri Maria Malmer Stenergard, aggiungendo che “poiché non vediamo un netto miglioramento per i civili a Gaza, dobbiamo alzare ulteriormente i toni”.
“La situazione a Gaza è catastrofica. Gli aiuti devono arrivare subito, senza ostruzioni. La pressione è necessaria per cambiare le cose.” Lo ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, annunciando che l’Unione lancerà una revisione del rispetto dell’articolo 2 dell’accordo di associazione con Israele, quello che impone il rispetto dei diritti umani come condizione per i rapporti bilaterali.
La richiesta è partita dai Paesi Bassi ed è stata sostenuta da 17 Stati membri. Una maggioranza forte, ma tardiva.
È un piccolo passo, mentre sul terreno i bambini muoiono di fame e sotto le bombe. L’Europa — di solito solerte con le sanzioni — oggi arriva con la lentezza di chi ha paura di guardare davvero.
La revisione dell’accordo è una questione legale. A Gaza, la questione è di vita o di morte.
■ GAZA: Un funzionario umanitario delle Nazioni Unite ha affermato che Israele ha autorizzato l’ingresso di circa 100 camion di aiuti umanitari a Gaza martedì. Ma in realtà fonti a noi vicine, ci hanno detto che non ne sono passati più di 8 e in ogni caso nessuno ha raggiunto la popolazione.
Rafah, i magazzini dove sono bloccati i beni umanitari che Israele non fa entrare a Gaza
Fuori al confine egiziano con Gaza ci sono centinaia se non migliaia di container pieni di roba, pagati anche da noi che aspettano.
Il presidente degli Stati Uniti Trump ha aumentato la pressione sul primo ministro Netanyahu affinché ponga fine alla guerra a Gaza, ha riferito lunedì il Washington Post, citando una fonte anonima a conoscenza delle discussioni nel governo israeliano, la quale ha affermato che ” gli uomini di Trump stanno facendo sapere a Israele: ‘Vi abbandoneremo se non ponete fine a questa guerra’ ” .
Il Ministero della Salute, controllato da Hamas, ha riferito che 87 palestinesi uccisi da attacchi israeliani e 290 feriti sono stati trasportati negli ospedali di Gaza nelle ultime 24 ore. Secondo il ministero, dal 7 ottobre 2023 le forze israeliane hanno ucciso 53.573 persone e ne hanno ferite 121.688.
■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Netanyahu sta discutendo la possibilità di richiamare la delegazione negoziale israeliana dai colloqui di cessate il fuoco in Qatar.
Un nuovo accordo parziale è attualmente sul tavolo a Doha , in base al quale Hamas rilascerebbe circa la metà degli ostaggi rimanenti, seguito da ulteriori negoziati tra le parti, hanno riferito fonti ad Haaretz.
I negoziati per il cessate il fuoco delle ultime settimane non hanno portato a nulla a causa di ” differenze fondamentali tra le parti “, ha affermato il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed Al Thani, durante un forum economico a Doha.
I colloqui per una tregua sono giunti a un punto morto perché Netanyahu ha bloccato qualsiasi progresso verso un cessate il fuoco , ha dichiarato una fonte di Hamas al quotidiano qatariota Al-Araby Al Jadeed, aggiungendo che i mediatori qatarioti ed egiziani a Doha non hanno più negoziato con la delegazione israeliana da sabato.
■ ISRAELE: Yair Golan, leader del partito di sinistra Democratico, ha dichiarato all’emittente pubblica israeliana che “ Israele è sulla buona strada per diventare uno stato paria , come un tempo era il Sudafrica, se non torna a comportarsi come un paese sano di mente”.
Golan ha inoltre affermato che “ uno Stato sano di mente non dichiara guerra ai civili, non uccide bambini per hobby e non si prefigge obiettivi come l’espulsione di una popolazione “.
Il presidente dei Democratici ha inoltre criticato la condotta del governo, affermando che è “pieno di individui vendicativi, poco intelligenti e immorali che non hanno la capacità di governare un Paese in tempi di emergenza, persone che non hanno nulla a che fare con l’ebraismo”.
Siria
Dopo oltre un decennio di guerra civile, l’Unione Europea ha annunciato la revoca di tutte le sanzioni economiche contro la Siria. Lo ha comunicato il responsabile della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, affermando che l’obiettivo è “aiutare il popolo siriano a ricostruire una Siria nuova, inclusiva e pacifica”.
L’annuncio arriva a pochi mesi dalla fuga di Bashar al-Assad in Russia, lo scorso dicembre, dopo quasi 25 anni al potere e la fine del dominio del partito Baath, al governo dal 1963.
Alla guida del Paese, in un periodo di transizione, c’è ora Ahmed al-Sharaa, leader delle forze anti-regime.
L’Europa alza le sanzioni mentre la Siria cerca di rialzarsi. Ma dopo 14 anni di massacri, esodi e silenzi diplomatici, ricostruire non vuol dire solo cemento e investimenti, ma verità, giustizia e memoria. Senza questo, ogni pace rischia di essere solo una tregua.
Sudan
Dopo oltre due anni di guerra civile, l’esercito sudanese ha dichiarato martedì che la capitale Khartoum è stata completamente liberata dalla presenza delle Forze di Supporto Rapido (RSF), la milizia paramilitare guidata da Mohamed Hamdan Dagalo.
“Abbiamo ripulito la capitale dalla macchia dei ribelli”, ha detto il portavoce dell’esercito, Nabil Abdullah, in un comunicato registrato. Le operazioni militari continuano però a Omdurman, città gemella di Khartoum, dove si combatte ancora nei quartieri meridionali e occidentali.
Nessuna risposta ufficiale è arrivata finora dalla RSF.
La guerra, iniziata nell’aprile del 2023, ha provocato oltre 20.000 morti e 15 milioni di sfollati, secondo dati ONU e delle autorità locali. Ma stime indipendenti parlano di fino a 130.000 vittime, rendendo il conflitto uno dei peggiori disastri umanitari del pianeta.
La parola “liberazione” pesa, quando si cammina su macerie. L’annuncio dell’esercito arriva mentre la popolazione è allo stremo, senza cibo, cure o sicurezza.
In Sudan, la guerra non si misura più in fronti, ma in vite spezzate. E Khartoum, anche se “ripulita”, resta una città fantasma.
Nella guerra tra generali, il popolo continua a morire in silenzio.
Unione Europea
La Commissione europea vuole introdurre una nuova tassa doganale da 2 euro per ogni pacco di piccole dimensioni in arrivo nell’Unione, soprattutto dall’Asia e in particolare dalla Cina.
Lo ha annunciato il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, durante un’audizione al Parlamento Ue dedicata alla riforma del sistema doganale e dell’e-commerce.
La tassa, ha spiegato Sefcovic, sarà a carico delle piattaforme online e punta a contrastare l’evasione doganale e riequilibrare la concorrenza con le aziende europee.
Nel solo 2023, sono stati importati 4,6 miliardi di pacchi nell’Unione.
Due euro a pacco possono sembrare pochi, ma moltiplicati per miliardi fanno una guerra commerciale in miniatura. Dietro la cortina doganale, l’Europa tenta di proteggere il suo mercato dalla valanga dell’e-commerce asiatico.
La globalizzazione, intanto, si fa sempre più a pagamento.
Ungheria
Il Parlamento ungherese ha approvato martedì una legge che dà il via a un processo di ritiro di un anno dalla Corte Penale Internazionale (CPI).
Una mossa che arriva poco dopo la visita a Budapest del premier israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto della CPI per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza.
Il primo ministro Viktor Orbán ha definito il mandato “politicamente motivato”, accusando la Corte di non essere indipendente.
Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha rincarato la dose, definendo “senza senso” e “faziosa” la decisione della CPI, che aveva incluso anche l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il comandante di Hamas Mohammed Deif.
L’Ungheria, membro della CPI dal 2001, formalizzerà la decisione presso le Nazioni Unite una volta che la legge sarà promulgata.
Russia e Ucraina
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che la Russia potrebbe presentare entro pochi giorni una proposta di cessate il fuoco in Ucraina. Secondo Rubio, i termini potrebbero arrivare “forse questa settimana”, e saranno attentamente valutati da Washington per capire se Mosca intende davvero trattare.
Una tregua annunciata è ancora lontana da una pace reale. Ma si sa: nella diplomazia come nel poker, il bluff è parte del gioco. E l’Ucraina resta il tavolo dove troppi si stanno giocando tutto… con le vite degli altri.
Stati Uniti
Donald Trump ha annunciato il lancio del Golden Dome, un ambizioso scudo missilistico da 175 miliardi “per proteggere il Paese”. Accanto a lui, nello Studio Ovale, il capo del Pentagono Pete Hesgeth e il generale Michael Guetlein della Space Force, che guiderà il progetto.
“Ronald Reagan lo voleva, ma non aveva i fondi”, ha dichiarato Trump, presentando l’iniziativa come l’erede del vecchio programma Star Wars degli anni ’80.
Altro che sanità o istruzione: la nuova corsa agli armamenti punta alle stelle. E se il nome vi suona familiare, sì, anche questa volta la fantascienza ha più finanziamenti della scienza.
Messico
Due alti funzionari dell’amministrazione della sindaca Clara Brugada sono stati uccisi in pieno giorno a Città del Messico, in quello che la presidente Claudia Sheinbaum ha definito un attacco “intollerabile”.
Le vittime sono Ximena Guzmán, segretaria personale della sindaca, e José Muñoz, uno dei suoi consiglieri più fidati. I due sono stati crivellati di colpi all’alba, mentre si trovavano in un’auto nel quartiere Moderna. Uno dei corpi è stato ritrovato sull’asfalto.
Il movente resta ignoto, ma secondo esperti si tratta di un’azione pianificata, presumibilmente legata alla criminalità organizzata, forse per intimidire l’amministrazione Brugada.
La sindaca, visibilmente scossa, ha promesso di non arretrare nella lotta contro l’insicurezza. Preoccupazione anche per l’assenza di scorta alle vittime, considerate figure di spicco del governo cittadino.
Claudia Sheinbaum, ex sindaca della capitale e oggi prima presidente donna del Messico, ha assicurato che non ci sarà impunità e ha ribadito: “Non permetteremo alla violenza di minare le istituzioni”.
Venezuela e Colombia
Il governo colombiano ha annunciato che la sospensione dei voli commerciali con il Venezuela resterà in vigore fino al 26 maggio, a causa della chiusura dello spazio aereo decisa da Caracas per motivi di sicurezza.
Il 25 maggio il Venezuela andrà al voto per eleggere parlamentari e governatori, inclusi quelli dell’Essequibo, la regione ricca di petrolio che Caracas ha unilateralmente annesso dalla confinante Guyana.
In vista del voto, il presidente Nicolás Maduro ha blindato il Paese, intensificando i controlli e rafforzando la protezione delle infrastrutture strategiche, in particolare il sistema elettrico nazionale.
Quando uno Stato chiude il cielo, vuol dire che teme qualcosa sulla terra. Maduro si prepara al voto con i pugni chiusi e lo sguardo fisso sull’Essequibo, una posta geopolitica che rischia di incendiare la regione. Ma la vera partita, come sempre, si gioca tra urne, propaganda e controllo.
Colombia
Un altro nome da aggiungere alla lunga lista. María José Estupiñán, 22 anni, studentessa, modella e influencer colombiana, è stata uccisa lo scorso 15 maggio nella sua abitazione a Cúcuta da un uomo che si spacciava per un fattorino.
Le immagini di sorveglianza mostrano il sospettato in fuga pochi istanti dopo averle sparato in volto.
Secondo la polizia, l’ex compagno, già denunciato per violenza domestica, è ora il principale sospettato. Solo un giorno prima del delitto, un giudice aveva ordinato all’uomo di risarcire María José per i danni subiti. Un ordine che non è bastato a salvarle la vita.
Le autorità stanno trattando il caso come possibile femminicidio, un’ipotesi aggravata dal fatto che la giovane aveva presentato più denunce negli anni precedenti.
María José aveva fatto tutto quello che il sistema chiede: denunciare, chiedere aiuto, fidarsi delle istituzioni. Ma lo Stato l’ha lasciata morire.
In Colombia una donna viene uccisa ogni 28 ore. E ogni volta è la stessa storia: l’allarme suona troppo tardi, gli abusi sono sottovalutati, i colpevoli agiscono con la certezza dell’impunità.
Non è un caso. È un modello sistemico, fatto di indifferenza, di protezione mancata, di silenzi istituzionali. María José non è morta solo per mano del suo assassino.
È stata tradita da uno Stato che le ha voltato le spalle. E il femminicidio, ancora una volta, non è emergenza. È struttura.
Argentina
Sospetti di corruzione scuotono il processo sulla morte del campione argentino. Le figlie di Maradona, Dalma e Gianinna, hanno denunciato una delle tre giudici del collegio, Julieta Makintach, accusandola di aver venduto i diritti cinematografici del processo a suo fratello, produttore audiovisivo.
Il pubblico ministero Patricio Ferrari ha chiesto la sospensione del procedimento per dieci giorni, definendo la situazione una “questione di gravità istituzionale” e invitando il tribunale a “non fingere demenza”.
L’indagine, ora formalmente aperta, riguarda possibili trattative con case di produzione all’insaputa delle parti coinvolte, che potrebbero compromettere l’imparzialità e la legittimità del processo.
Ricordiamo che Maradona è morto il 25 novembre 2020 per un edema polmonare acuto, e che sul banco degli imputati siedono otto membri dello staff medico, tra cui il neurochirurgo Leopoldo Luque.
Dove finisce la giustizia e comincia lo show? In Argentina, anche il processo sulla morte del più grande sembra finire sotto i riflettori sbagliati. La verità, quella vera, rischia ancora una volta di diventare un copione.
Cina – Usa
Le nuove misure americane sul controllo dell’export di microchip avanzati hanno acceso le tensioni internazionali. Il ministero del Commercio cinese le definisce atti di “bullismo unilaterale e protezionismo”, denunciando un abuso dei controlli da parte di Washington per contenere l’avanzata della Cina.
Pechino avverte che tali iniziative compromettono gravemente la stabilità dell’intera catena industriale globale e dell’approvvigionamento dei semiconduttori, oltre a violare il diritto internazionale e le norme fondamentali.
In risposta, la Cina promette “azioni ferme” e invita gli Usa a correggere immediatamente le proprie pratiche.
Giappone
In Giappone il ministro dell’Agricoltura, Taku Eto, è stato costretto alle dimissioni dopo una gaffe che ha fatto infuriare l’opinione pubblica.
Durante un evento di raccolta fondi, il ministro ha dichiarato, con tono scherzoso, di non acquistare più riso da tempo perché i sostenitori gliene regalano talmente tanto da poterne addirittura rivendere.
Peccato che il prezzo del riso, in un anno, sia raddoppiato, aggravando i bilanci delle famiglie già messe in ginocchio da un’inflazione crescente.
La frase, definita “inappropriata” persino da membri del suo stesso partito, è arrivata proprio mentre il suo ministero annunciava il rilascio di nuove scorte di emergenza per calmierare i prezzi.
Le dimissioni di Eto, arrivate a poche ore da un duro confronto parlamentare, rappresentano un colpo pesante per il premier Shigeru Ishiba, che già naviga in acque agitate con la popolarità ai minimi storici a poche settimane dal voto per il Senato.
Secondo i media giapponesi, il favorito per sostituirlo è Shinjiro Koizumi, 44 anni, figlio dell’ex premier Junichiro, già ministro dell’Ambiente e volto giovane del Partito Liberal Democratico.
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