28 agosto 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Agosto 28, 2025

  • Gaza: Le IDF hanno dichiarato che l’evacuazione di Gaza City è “inevitabile”, raid israeliano a Nablus, 80 feriti.
  • Nigeria: vietata l’esportazione di noci di Karité per sei mesi.
  • Sudan: il governo si riunisce per la prima volta dall’inizio della guerra nel 2023.
  • Cina: Un anno dopo il suo secondo arresto, la giornalista Zhang Zhan è ancora detenuta senza processo.
  • L’Iran presenta una proposta di legge per consentire alle donne di ottenere la patente per la moto.

Introduzione al notiziario: Hossam El-Masry: la voce che restava quando tutto taceva
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Palestina e Israele

■ GAZA: Il Ministero della Salute di Gaza segnala 76 palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore, tra cui una persona recuperata dalle macerie, e 298 feriti.

Diciotto sono stati uccisi mentre cercavano aiuto e 106 sono rimasti feriti. 10 sono morti di fame e malnutrizione, tra cui due bambini. Il bilancio totale delle vittime dal 7 ottobre 2023 è ora di 62.895 morti e 158.927 feriti.

Ahmad al-Batniji, 17 anni, è morto per grave malnutrizione. Ahmad soffriva di celiachia, e necessitava di cibo senza glutine e di cure mediche adeguate.

Per mesi, l’assedio israeliano ha bloccato i rifornimenti essenziali, privando lui e migliaia di altre persone affette da patologie croniche di ciò di cui avevano bisogno per sopravvivere.

Le IDF hanno dichiarato che l’evacuazione di Gaza City è “inevitabile”, invitando i residenti a dirigersi a sud prima che inizino le operazioni in città.

L’esercito israeliano si sta addentrando nella città di Gaza con carri armati e aerei da guerra, distruggendo interi quartieri e lasciando i residenti palestinesi senza un posto sicuro dove rifugiarsi.

Il bombardamento israeliano di tre sobborghi orientali della città – Shejaia, Zeitoun e Sabra – è particolarmente intenso, spingendo migliaia di persone alla fuga.

Gli abitanti di Gaza hanno riferito online di essere rimasti confusi dalle mappe, che mostravano 7 chilometri quadrati (2,7 miglia quadrate) di ” aree vuote e aggiuntive ” da evacuare, ma non specificavano le zone vietate.

I funzionari di Gaza hanno dichiarato a SND News che il piano, basato sulle mappe dell’IDF, non era fattibile.

L’ufficio stampa di Hamas ha negato che i palestinesi uccisi nell’attacco israeliano all’ospedale Nasser di Khan Yunis di lunedì fossero militanti, sostenendo che uno dei sei che Israele ha ritenuto essere militanti è stato ucciso ad al-Mawasi, a una certa distanza dall’ospedale, e un altro è stato ucciso altrove in un momento diverso , ma non ha chiarito se si trattasse di civili.

Il Ministero della Salute, guidato da Hamas, ha dichiarato che il bilancio delle vittime dell’attacco di lunedì all’ospedale Nasser è salito a 22 dopo che altre due persone sono decedute a causa delle ferite.

Il giornalista Abdallah Alattar ha descritto la sua passeggiata verso l’obitorio dell’ospedale Nasser questa mattina, dove normalmente si riunisce la stampa della Gaza meridionale per documentare i funerali.

“Oggi, ero in disparte, mi guardavo intorno e trovavo solo tre colleghi accanto a me, nel luogo in cui ogni mattina si trovavano più di 20 giornalisti”, ha detto. Almeno otto dei suoi colleghi risultano dispersi: cinque uccisi nel doppio attacco di lunedì all’ospedale e altri tre feriti.

Le agenzie di stampa, tra cui Reuters e AP, sono state criticate per la loro copertura dell’uccisione di giornalisti da parte di Israele, compresi i giornalisti che lavorano con loro.

La fotoreporter canadese Valerie Zink, che lavorava per Reuters, si è dimessa a seguito della risposta dell’agenzia all’uccisione di giornalisti da parte di Israele, tra cui Al-Masri e Anas al-Sharif, avvenuta all’inizio di questo mese e che faceva parte di un team vincitore del Premio Pulitzer Reuters nel 2024.

“Ho apprezzato il lavoro che ho svolto per Reuters negli ultimi otto anni, ma a questo punto non riesco a concepire di indossare questo pass stampa se non con profonda vergogna e dolore”, ha affermato.

■ CISGIORDANIA: Un raid in corso a Nablus ha ferito almeno 80 persone. Il raid è iniziato alle 3 del mattino ora locale, secondo Middle East Eye .

Il governatore di Nablus, Daghlas, ha dichiarato all’AFP che l’esercito ha informato le autorità palestinesi che il raid sarebbe durato fino alle 16:00.

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha incontrato a Ramallah i senatori statunitensi Chris Van Hollen e Jeff Merkley.

Il giornalista @infinite_jaz riferisce che i senatori hanno incontrato anche i genitori dell’americano Mohammed Zaher Ibrahim, ora incarcerato, e dell’americano Sayfollah Musallet, assassinato, insieme alle famiglie di altri palestinesi americani uccisi nella Cisgiordania occupata.

Secondo quanto riferito, hanno promesso di fare pressione sull’ambasciatore statunitense Mike Huckabee affinché chieda a Israele di liberare il sedicenne Ibrahim dal campo di tortura di Megiddo e di ottenere giustizia per gli altri.

■ LIBANO: Le IDF hanno lanciato volantini in quattro villaggi vicino al confine con Israele, avvertendo la popolazione di stare lontana dai capi villaggio, dicendo che sono ” legati a Hezbollah “.

L’inviato statunitense Tom Barrack ha annullato la sua visita al villaggio di al-Khiyam , uno dei villaggi affissi, per timore che il suo arrivo potesse scatenare manifestazioni pro-Hezbollah.

■ EUROPA: Il presidente francese Macron ha avvertito il primo ministro Netanyahu in una lettera che il piano di Israele di occupare Gaza City non farà che approfondire l’isolamento del paese e rafforzare coloro che usano le azioni di Israele a Gaza “come pretesto per l’antisemitismo”.

Macron ha affermato che “la Francia non può rassegnarsi a vedere un amico come Israele sprofondare in una spirale di violenza contraria alla sua storia “, aggiungendo che “nulla può giustificare” il disastro umanitario a Gaza.

SPAGNA: Un gruppo di importanti artisti spagnoli, tra cui il regista premio Oscar Pedro Almodovar, hanno esortato il governo spagnolo a interrompere tutti i legami diplomatici e commerciali con Israele, a causa del genocidio in corso a Gaza.

La campagna, lanciata sui social media con lo slogan “Artistas con Palestina” (Artisti con la Palestina), ha riscosso un ampio sostegno da parte della comunità culturale spagnola.

Altre famose figure spagnole che sostengono la campagna includono gli attori Luis Tosar, Adriana Ugarte, Luis Zahera, Juan Diego Botto, Carlos Bardem, Sara Salamo, Ana Wagener, Marta Nieto, Miguel Rios, Raul Prieto, Nerea Barros, Joaquin Reyes e Paula Malia.

Iran

Per la prima volta dopo gli attacchi israeliani e statunitensi agli impianti nucleari iraniani, una squadra di ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica è tornata in Iran. Lo ha annunciato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, in un’intervista a Fox News.

Teheran aveva sospeso ogni collaborazione con l’agenzia ONU dopo la cosiddetta “guerra di 12 giorni” con Israele a giugno.

Ora gli ispettori stanno discutendo con le autorità iraniane le modalità pratiche per riprendere i controlli sugli impianti nucleari, alcuni dei quali danneggiati dai raid, altri rimasti intatti.

Il ritorno dell’Aiea segna un passo importante, ma fragile, nel tentativo di riportare trasparenza sul programma nucleare iraniano.

Da un lato, la presenza degli ispettori è garanzia minima contro il rischio di escalation atomica; dall’altro, la sospensione e i raid militari hanno già eroso la fiducia reciproca. In un Medio Oriente sempre più instabile, la questione nucleare iraniana resta un nodo che intreccia sicurezza regionale, equilibrio globale e il conflitto aperto con Israele e Stati Uniti.

E ancora Iran, perché potrebbe cadere un altro muro contro i diritti delle donne: il governo ha presentato in parlamento un disegno di legge che consentirebbe finalmente anche alle donne di ottenere la patente per motociclette, ponendo fine a un divieto che dura da decenni.

Attualmente, l’articolo 20 del codice sulla circolazione menziona solo gli “uomini” come titolari autorizzati, escludendo di fatto le donne.

Una discriminazione che ha generato anche problemi assicurativi: chi resta coinvolta in un incidente non può ricevere copertura perché non possiede una licenza valida.

Il provvedimento è stato definito dai funzionari iraniani un tentativo di colmare un “vuoto legale pericoloso”. Ma di fatto rappresenta una rara ammissione ufficiale di discriminazione di genere nella legislazione del Paese.

Il dibattito non riguarda solo la sicurezza stradale. In un Paese dove le donne devono affrontare restrizioni su abbigliamento, viaggio e libertà personale, la moto diventa un simbolo: autonomia, movimento, emancipazione.

L’apertura, se approvata, e sottolineo se,  sarebbe una piccola incrinatura in un sistema che da più di 40 anni limita radicalmente i diritti femminili.

Ma resta da vedere se, oltre alle parole, l’Iran sarà disposto a concedere davvero più spazio alle donne sulle sue strade e nella sua società. Cosa di cui, francamente dubito.

Turchia

In Turchia, la polizia ha sequestrato gioielli e reperti storici per un valore stimato di 26 milioni di euro nel cuore di Istanbul: il Gran Bazar, il mercato coperto del XV secolo tra i più famosi al mondo.

L’operazione, legata a un’inchiesta sul contrabbando di diamanti, ha portato al fermo di 40 persone e al sequestro di 135 pezzi di gioielleria, oltre mille lingotti di metalli preziosi e quasi 270 manufatti storici. Recuperate anche armi e materiale digitale.

L’indagine, coordinata dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul, riguarda accuse di contrabbando e di costituzione di un’organizzazione criminale.

Il Gran Bazar, simbolo di Istanbul e del turismo globale, è anche uno snodo sensibile per traffici illeciti che intrecciano economia sommersa, criminalità organizzata e patrimonio culturale.

Non è la prima volta che le autorità vi intervengono: già ad aprile un’altra retata aveva riguardato attività di riciclaggio di denaro. Segno che dietro le vetrine scintillanti del “primo centro commerciale del mondo” si muove un sottobosco di traffici che continua ad attirare le attenzioni della magistratura.

Sudan

Per la prima volta dall’inizio della guerra civile nell’aprile 2023, il governo sudanese si è riunito ieri a Khartoum. La sessione, guidata dal premier Kamil Idris, ha discusso ricostruzione, sicurezza, rilancio economico e ritorno volontario degli sfollati.

Idris ha anche annunciato la volontà di tenere un dialogo intra-sudanese per promuovere unità nazionale e pace.

Il ritorno a Khartoum — dopo oltre due anni di governo in esilio a Port Sudan — si lega alla recente avanzata dell’esercito sudanese (SAF), che in primavera ha dichiarato di aver ripreso il controllo di siti strategici, tra cui il palazzo presidenziale e l’aeroporto.

Ma la capitale resta fragile: RSF e alleati continuano a colpire altrove, in particolare a El Fasher, nel Darfur, dove centinaia di migliaia di civili sono sotto assedio e a rischio fame.

Nigeria

La Nigeria ha annunciato un blocco di sei mesi all’export di noci di karité per favorire la produzione locale di burro e derivati, puntando a trasformarsi da esportatore di materia prima a fornitore globale di prodotti finiti.

Il presidente Bola Ahmed Tinubu e il vicepresidente Kashim Shettima spiegano che la misura mira a industrializzazione, empowerment femminile e crescita del reddito rurale.

Oggi la Nigeria produce il 40% del karité mondiale, ma detiene appena l’1% di un mercato che vale 6,5 miliardi di dollari. L’obiettivo è moltiplicare gli introiti annuali da 65 a 300 milioni di dollari.

Gran parte del raccolto proviene da villaggi del centro del Paese, dove i contadini vengono spesso sfruttati da intermediari che acquistano a prezzi stracciati per rivendere all’estero.

Il blocco, secondo esperti agricoli, potrebbe creare più posti di lavoro e aumentare i guadagni per le comunità locali.

La scelta di Abuja è emblematica delle sfide africane: non più semplice esportatrice di materie prime, ma Paese che vuole trattenere valore aggiunto e ridurre la dipendenza dall’estero.

Una mossa che se ben gestita può rafforzare l’economia rurale e combattere lo sfruttamento, ma che richiede infrastrutture, trasparenza e regole chiare per non trasformarsi in un’altra occasione mancata.

Danimarca

La Danimarca ha convocato il massimo rappresentante diplomatico statunitense dopo le rivelazioni della tv pubblica DR: almeno tre cittadini americani, legati al presidente Donald Trump, avrebbero condotto operazioni di influenza occulta in Groenlandia.

Secondo fonti di intelligence danesi e statunitensi, uno di loro avrebbe compilato una lista di groenlandesi “amici degli Stati Uniti”, schedando chi invece si opponeva a Trump, mentre altri due avrebbero cercato di coltivare relazioni politiche e imprenditoriali sul territorio.

L’obiettivo? Indebolire i legami con Copenaghen e alimentare divisioni interne.

La Casa Bianca non ha commentato, ma non è un mistero che Trump punti alla Groenlandia: ha già dichiarato di volerla sotto giurisdizione americana, arrivando persino a non escludere l’uso della forza. Danimarca e Groenlandia ribadiscono: l’isola non è in vendita.

La Groenlandia, ricca di minerali e strategicamente cruciale nell’Artico, è sempre più terreno di scontro geopolitico.

Non solo tra Stati Uniti e Danimarca, ma anche con la Russia e la Cina, in una regione che si scioglie col ghiaccio e si riscalda con le ambizioni delle superpotenze.

Ucraina

In Ucraina diversi teatri hanno deciso di cancellare gli spettacoli tratti dalle opere di Woody Allen dopo che il regista premio Oscar ha partecipato, seppur da remoto, alla Settimana internazionale del cinema di Mosca.

A Leopoli è stato sospeso il musical Bullets over Broadway, a Černivci è saltata la rappresentazione di Ex commedia di una notte di mezza estate, mentre a Kiev il Teatro Molodyy ha interrotto le messe in scena di Riverside Drive.

“Condanniamo la partecipazione del regista americano al festival di Mosca: la cultura non può servire da copertura per i crimini”, ha dichiarato uno dei teatri.

Ucraina e Russia

Spinti dalla guerra russa in Ucraina, i leader europei e britannici stanno incontrando i produttori di armi e investendo miliardi nella difesa.

Stanno promuovendo la spesa militare come una cura economica che creerà posti di lavoro e crescita.

Ma gli economisti avvertono che il ritorno è limitato a meno che non si investa in modo consistente in ricerca e innovazione piuttosto che in scorte.

Il finanziamento tramite tasse anziché tramite debito pubblico potrebbe frenare ulteriormente la crescita.

La Germania ha ampliato l’indebitamento per finanziare il riarmo, mentre Francia, Italia e Gran Bretagna, oberate dal debito, si trovano ad affrontare scelte più difficili.

Dall’inizio della guerra, agli uomini di età compresa tra 18 e 60 anni è stato impedito di lasciare il Paese. Una nuova norma allenta questo divieto , consentendo ai giovani di viaggiare fino al compimento dei 23 anni.

Stati Uniti

Il presidente Trump non sta solo cercando di fermare la transizione dai combustibili fossili negli Stati Uniti. Sta anche facendo pressione sugli altri paesi affinché si tirino indietro dai loro impegni sul clima e brucino più carbone, gas e petrolio.

Lo sta facendo applicando tariffe, imposte e altri meccanismi della più grande economia mondiale, riferisce la collega del NY Times Lisa Friedman da Washington.

Un portavoce della Casa Bianca ha affermato che l’amministrazione “non metterà a repentaglio la sicurezza economica e nazionale del Paese per perseguire vaghi obiettivi climatici”.

Ecco alcuni dei modi in cui l’amministrazione Trump sta cercando di influenzare le politiche climatiche di altri Paesi:

L’amministrazione ha promesso di applicare tariffe, restrizioni sui visti e tasse portuali ai paesi che voteranno a favore di un accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dal trasporto marittimo.

Praticamente tutti gli accordi commerciali dell’amministrazione prevedono l’obbligo per i partner commerciali di acquistare ingenti quantità di petrolio e gas dagli Stati Uniti.

L’amministrazione si è unita ai paesi produttori di petrolio come l’Arabia Saudita per opporsi ai limiti alla produzione di materie plastiche derivate dal petrolio.

Esperti di energia e funzionari europei hanno definito preoccupante il livello di pressione che Trump sta esercitando sugli altri Paesi.

Gli scienziati concordano ampiamente sul fatto che, per evitare il peggioramento delle conseguenze del cambiamento climatico, i Paesi debbano abbandonare rapidamente i combustibili fossili e passare a fonti di energia pulita come l’energia eolica, solare, geotermica e idroelettrica.

Venezuela

Il Venezuela ha dichiarato di aver schierato navi da guerra e droni vicino alle sue coste in risposta al rafforzamento militare statunitense nella regione.

Il governo statunitense ha minacciato di condurre operazioni militari nella regione contro i cartelli della droga, minacciando anche il presidente venezuelano Nicolas Maduro, tra cui una ricompensa di 50 milioni di dollari per la sua cattura o per un processo per accuse di traffico di droga.

Il Venezuela ha affermato che il dispiegamento statunitense rappresenta “una seria minaccia alla pace e alla sicurezza regionale”.

India

La minacciata tariffa del 50% sui prodotti indiani da parte del presidente Donald Trump è entrata in vigore , raddoppiando l’aliquota tariffaria precedentemente annunciata sui beni provenienti dal Paese.

La misura è stata descritta dall’amministrazione Trump come una misura punitiva volta a punire l’India per i suoi acquisti di petrolio russo sanzionato durante il conflitto in Ucraina.

Le sanzioni giungono mentre gli Stati Uniti cercano anche di cooperare con l’India nell’ambito di un partenariato indo-pacifico per contenere l’influenza cinese nella regione.

Asia Meridionale e Sud Orientale

Le piogge monsoniche continuano a devastare l’Asia meridionale e sud-orientale. In Pakistan e India il bilancio è drammatico: almeno 34 morti tra vittime di frane e inondazioni, oltre 200.000 sfollati in Punjab, villaggi sommersi e lo stesso santuario di Guru Nanak, fondatore del Sikhismo, allagato.

In Kashmir, una frana ha travolto i pellegrini diretti a uno dei templi più visitati dell’India, uccidendo decine di persone e ferendone molte altre.

Cina

Un anno fa, la giornalista cinese Zhang Zhan, che il mondo aveva conosciuto per i suoi reportage coraggiosi da Wuhan nei primi giorni del Covid-19, è stata arrestata di nuovo per aver documentato abusi sui diritti umani in Cina.

Oggi si trova ancora in detenzione a Shanghai, in condizioni durissime, rischiando la vita per lo sciopero della fame che porta avanti in protesta contro i maltrattamenti subiti.

Zhang Zhan, già condannata nel 2020 a quattro anni di carcere per i suoi video che mostrarono ospedali al collasso e crematori pieni mentre Pechino negava l’emergenza, è accusata di “provocare disordini”, un reato che può costarle altri cinque anni.

Da mesi è isolata dal mondo esterno: nessun contatto con la famiglia, accesso limitato agli avvocati e condizioni disumane pensate per spezzarne il corpo e lo spirito.

Reporters Sans Frontières — che le ha assegnato il premio per la libertà di stampa nel 2021 — denuncia che Zhang Zhan non è solo una giornalista, ma un simbolo della lotta per il diritto all’informazione. In maggio, più di 60 ONG hanno chiesto il suo rilascio immediato.

La sua storia ricorda quanto il giornalismo, in Cina e non solo, resti un mestiere di frontiera. Zhang Zhan è punita perché ha osato raccontare la verità, la stessa verità che milioni di cittadini cinesi non devono conoscere e che il mondo ha saputo solo grazie al suo coraggio.

Oggi, mentre la Cina è il Paese con il più alto numero di giornalisti in carcere — almeno 123 — il silenzio della comunità internazionale non è solo complicità, ma una condanna a morte lenta per chi rischia la vita in nome della libertà di parola.

Australia

L’Australia ha espulso l’ambasciatore iraniano, accusando Teheran di essere dietro a due attacchi incendiari a sfondo antisemita avvenuti a Sydney e Melbourne. È la prima espulsione di un ambasciatore dal dopoguerra.

Secondo il governo di Anthony Albanese, l’Iran avrebbe pianificato e finanziato l’incendio doloso di un caffè kosher a Bondi nell’ottobre 2024 e quello della sinagoga Adass Israel a Melbourne lo scorso dicembre.

Entrambi i casi sono stati indagati come terrorismo. La polizia federale australiana ha già effettuato più arresti e nel luglio 2025 ha fermato un secondo uomo legato all’attacco alla sinagoga.

Il premier ha definito gli attentati “vigliacchi e antisemiti” e ha parlato di “terrorismo di Stato sul suolo australiano”.

La decisione segue la sospensione, a giugno, delle attività dell’ambasciata australiana a Teheran per motivi di sicurezza.

La mossa di Canberra segna un precedente forte nelle relazioni internazionali: l’Australia non solo denuncia la mano di un regime straniero dietro atti terroristici interni, ma lo fa in un momento di crescente isolamento dell’Iran sullo scenario globale.

Una scelta che rafforza la linea dura occidentale contro Teheran, ma che rischia di inasprire ulteriormente tensioni e ritorsioni diplomatiche.

Il rischio resta alto: i fiumi Ravi, Chenab e Sutlej sono in piena e l’esercito è stato mobilitato per soccorsi ed evacuazioni. Dal 2024 le inondazioni hanno già ucciso più di 800 persone in Pakistan, evocando il fantasma della catastrofe del 2022, quando un terzo del Paese finì sott’acqua.

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