7 maggio 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Maggio 7, 2025
- Israele colpisce l’aeroporto principale dello Yemen.
- Turchia: Cercapersone esplosivi e un piano sventato.
- Bielorussia: Nina Bahinskaya, il volto della resistenza democratica sotto processo.
- Sudan: Ucciso il giornalista Fadl Al-Mawla: sospetti sulle milizie RSF.
- Trump annuncerà nuovo nome per il Golfo Persico. India lancia missili contro il territorio Pakistano.
- Introduzione al notiziario “Il silenzio è complicità”.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele e Palestina
Il poeta e scrittore palestinese Mosab Abu Toha, 32 anni, ha ricevuto il Premio Pulitzer grazie ai suoi saggi pubblicati sul New Yorker, che raccontano la vita sotto i bombardamenti a Gaza con una scrittura che fonde reportage e memoria personale.
Fuggito da Gaza nel 2023 dopo essere stato arrestato e torturato dalle forze israeliane, oggi Abu Toha vive negli Stati Uniti, dove continua a scrivere e insegnare.
La giuria del Pulitzer ha premiato i suoi testi per la capacità di trasmettere “il peso emotivo e fisico della guerra”, offrendo una prospettiva rara e umanizzante sulla condizione palestinese.
Nonostante il riconoscimento, Abu Toha ha dichiarato di non poter festeggiare:
“Le mie sorelle, i miei fratelli, i miei genitori a Gaza stanno morendo di fame. L’unica festa sarà un cessate il fuoco immediato.”
La sua poesia non canta la guerra, ma la perdita: di persone, luoghi, abitudini, infanzia. La sua ultima raccolta, Forest of Noise, è un grido lirico contro la distruzione e l’esilio.
Nel 2017 ha fondato la Biblioteca Edward Said a Gaza, distrutta dai bombardamenti a gennaio. Un simbolo di cultura e resistenza spazzato via come tanti altri sogni.
■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato all’AFP che il gruppo non è più interessato ai colloqui di cessate il fuoco , affermando che “non ha senso” prendere in considerazione proposte finché Israele continua quella che ha definito la sua “guerra della fame”, riferendosi al blocco degli aiuti alla Striscia da parte di Israele.
Donald Trump ha dichiarato che altri tre ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza sono morti, portando il numero di quelli ancora vivi a 21.
■ GAZA: Il Ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha dichiarato che 48 palestinesi sono stati uccisi e 142 feriti nelle precedenti 24 ore, portando il bilancio totale delle vittime dall’inizio della guerra a 52.615 . Altri 118.752 sono rimasti feriti, secondo il ministero, mentre migliaia sono classificati come dispersi.
■ CISGIORDANIA: Lunedì Israele ha demolito gran parte del villaggio palestinese di Khallet al-Daba, nell’area di Masafer Yatta,
■ STATI UNITI: Un gruppo di sei senatori statunitensi ha chiesto all’agenzia di controllo del Congresso di indagare se il blocco israeliano degli aiuti umanitari a Gaza violi la legge statunitense.
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha incontrato lunedì il re di Giordania Abdullah II per discutere della situazione a Gaza e degli sviluppi in Cisgiordania e in Siria.
■ ISRAELE: Il parlamentare dell’opposizione israeliana Benny Gantz ha affermato che le IDF devono “mantenere il controllo della sicurezza e la libertà d’azione” a Gaza, in Cisgiordania, nel Libano meridionale e lungo il confine siriano. Gantz ha anche affermato che “ chiunque parli di uno Stato palestinese” è “distaccato dalla realtà “
■ LIBANO/HEZBOLLAH: Le IDF hanno lanciato attacchi aerei nella valle della Bekaa in Libano, affermando che gli attacchi avevano come obiettivo un sito di produzione e stoccaggio di armi strategiche di Hezbollah.
■ SIRIA: Le IDF hanno affermato che 10 civili drusi siriani feriti sono stati evacuati in un ospedale nel nord di Israele negli ultimi due giorni.
■ IRAN: Un quarto round di colloqui tra Stati Uniti e Iran per limitare il programma nucleare di Teheran si terrà domenica in Oman , dopo essere stato rinviato, ha riportato l’agenzia iraniana Nournews, citando un funzionario iraniano rimasto anonimo.
Yemen
Martedì l’esercito israeliano ha bombardato l’aeroporto internazionale di Sana’a, capitale dello Yemen, dichiarandolo “completamente fuori uso”.
L’attacco, il secondo in due giorni, arriva dopo che un missile lanciato dagli Houthi — gruppo armato sciita sostenuto dall’Iran — è atterrato nei pressi dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
Israele sostiene di aver preso di mira infrastrutture usate per traffici militari, ma fonti locali parlano di tre aerei civili colpiti, insieme alla sala partenze, alla pista e a una base aerea. Le vittime sarebbero almeno 4. Il raid è stato preceduto da un avviso di evacuazione e dalla diffusione di mappe dell’area.
Gli Houthi, parte dell’“Asse di resistenza” iraniana, hanno risposto annunciando che continueranno le loro operazioni “a sostegno di Gaza”, e promettono una nuova escalation.
La scorsa settimana avevano già imposto un “blocco aereo” su Israele, attaccando aeroporti e navi nel Mar Rosso.
Intanto Il presidente Donald Trump ha dichiarato martedì che gli Stati Uniti smetteranno di bombardare gli Houthi nello Yemen, dopo aver affermato che il gruppo allineato all’Iran ha accettato di non interrompere più importanti rotte di navigazione in Medio Oriente.
.@POTUS: "The Houthis have announced that — they don't want to fight anymore. They just don't want to fight, and we will honor that, and we will stop the bombings. They have capitulated… They say they will not be blowing up ships anymore." pic.twitter.com/GTd4UhNMK9
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) May 6, 2025
I commenti sono stati rilasciati durante un incontro nello Studio Ovale con il Primo Ministro canadese Mark Carney, quando Trump ha annunciato che gli Houthi hanno dichiarato di non voler più combattere, senza però fornire ulteriori dettagli al messaggio.
Poi, l’L’alto funzionario degli Houthi Muhammad al Buhaythi ha precisato che “il gruppo è pronto a interrompere gli attacchi contro le navi militari statunitensi se Trump fermerà i raid nello Yemen, ma le operazioni contro Israele a sostegno di Gaza continueranno”.
Turchia
È passato quasi un anno da quando 51 persone — tra cui donne, bambini e medici — morirono in Libano a causa dell’esplosione di cercapersone manipolati da Israele per fungere da ordigni.
Ora emergono nuovi dettagli inquietanti: l’intelligence turca (MIT) ha rivelato di aver intercettato, all’aeroporto di Istanbul, un carico di 1.300 cercapersone e 710 caricatori modificati con esplosivi, destinati a gruppi nel sud del Libano.
Il carico proveniva da Hong Kong e risultava etichettato come spedizione di tritatutto.
Le indagini hanno rivelato che i dispositivi, modificati con esplosivi nascosti in batterie e micce, potevano essere attivati da remoto o tramite surriscaldamento.
I cercapersone usati nei precedenti attacchi avrebbero emesso notifiche per attirare l’attenzione delle vittime, esplodendo poi vicino al volto: le conseguenze sono state devastanti, con numerosi casi di cecità e mutilazioni permanenti.
A peggiorare il quadro, lo scorso novembre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ammesso la responsabilità dell’operazione. Mese dopo, ha persino regalato un cercapersone placcato in argento al senatore USA John Fetterman come simbolo celebrativo dell’attacco.
C’è qualcosa di infinitamente disumano nel trasformare uno strumento di comunicazione in un’arma.
Ma c’è qualcosa di ancora più mostruoso nel festeggiare la morte travestita da tecnologia, nel regalare una bomba come fosse un souvenir. Questa non è guerra: è sadismo ad alta precisione.
E chi applaude, chi resta in silenzio, chi volta lo sguardo, è parte dello stesso inganno. Perché nessuna notifica dovrebbe mai costare la vita.
Sudan
Fadl Al-Mawla, noto giornalista sudanese, è stato ucciso nelle scorse ore in circostanze che fanno pensare a un’esecuzione mirata da parte delle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Lo riferisce un collega rimasto anonimo per timore di ritorsioni. Le RSF, coinvolte nella guerra civile contro l’esercito regolare (SAF) dal 2023, sono note per colpire intenzionalmente giornalisti e figure pubbliche nelle aree che conquistano.
Al-Mawla lavorava per West Kordofan Radio, per la Sudan National Radio Corporation e per l’emittente indipendente Beladi 96.6 FM. Il sindacato dei giornalisti sudanesi ha definito la sua uccisione “una grave violazione”, lodandone la dedizione e la professionalità.
Secondo il Committee to Protect Journalists (CPJ), Al-Mawla è il nono giornalista ucciso da quando è scoppiata la guerra civile, nell’aprile 2023. Il CPJ ha chiesto che i responsabili siano identificati e puniti, e ha ribadito che i giornalisti devono poter raccontare il conflitto senza diventare bersagli.
In Sudan si muore due volte: la prima sotto le bombe, la seconda nel silenzio. Fadl Al-Mawla raccontava la guerra per chi non aveva voce. Lo ha fatto fino alla fine. Uccidere un giornalista è più di un crimine: è un messaggio.
Ma anche un segnale d’allarme. Se chi documenta viene eliminato, la barbarie può agire indisturbata. E allora tocca a noi, da lontano, continuare a dire i nomi. Perché dietro ogni cronaca c’è una persona.
E dietro ogni persona, una verità che non può morire.
Germania
Per la prima volta nella storia moderna della Germania, un cancelliere non ha ottenuto la fiducia del Bundestag al primo turno.
È successo a Friedrich Merz, leader della CDU-CSU, che è stato eletto solo al secondo scrutinio, dopo aver mancato di sei voti la maggioranza nella prima votazione segreta.
Un inizio tutt’altro che solido per il nuovo governo di grande coalizione con la SPD, firmato appena una settimana fa.
Merz, noto per la sua linea dura sull’immigrazione e per i tentativi di corteggiamento all’estrema destra dell’AfD, ha visto sfumare l’appoggio unanime promesso, forse per la fragilità interna della coalizione o per vecchie ferite mai rimarginate.
La sua proposta di una riforma costituzionale che sblocca 500 miliardi di euro per la difesa e gli investimenti ha ricompattato temporaneamente i partiti, ma la fiducia traballa già.
Intanto, l’AfD – ufficialmente classificata la scorsa settimana come partito estremista dall’intelligence tedesca – cresce nei sondaggi e incalza al centro dello spettro politico, chiedendo nuove elezioni.
Merz, dopo l’umiliazione iniziale, si prepara ora al suo primo viaggio internazionale: Parigi, Bruxelles, Varsavia e Kiev.
Svizzera
Secondo un nuovo rapporto dello Swiss Re Institute, nel 2025 le perdite assicurative globali dovute a catastrofi naturali potrebbero superare i 145 miliardi di dollari. Le cause principali? Non solo terremoti e uragani, ma soprattutto i cosiddetti “pericoli secondari” come inondazioni, incendi boschivi e tempeste sempre più frequenti e intensi.
Il 2025 è già iniziato con 40 miliardi di dollari di danni assicurati solo per gli incendi a Los Angeles. E se un grande uragano colpisse un’area urbana oggi, secondo Swiss Re, le perdite potrebbero sfiorare i 300 miliardi.
Tra le ragioni: espansione urbana in zone a rischio, cambiamento climatico, crescita demografica e infrastrutture insufficienti. Gli Stati Uniti rappresentano circa l’80% delle perdite globali, con stati come Texas, Florida, California e Louisiana in cima alla lista dei più colpiti.
Il rapporto evidenzia anche come prevenire costi molto meno che ricostruire: le difese contro le inondazioni, ad esempio, sono fino a dieci volte più economiche rispetto alla riparazione dei danni.
Bielorussia
Le autorità bielorusse hanno aperto un procedimento penale contro Nina Bahinskaya, 78 anni, storica attivista diventata simbolo della protesta pro-democrazia contro il regime di Alexander Lukashenko.
L’accusa: aver esibito più volte la bandiera bianco-rosso-bianca, emblema dell’opposizione, camminando per le strade di Minsk.
Bahinskaya rischia fino a tre anni di carcere. È stata arrestata a inizio maggio e sottoposta a una perizia psichiatrica forzata, pratica che, secondo le Nazioni Unite, è tornata in Bielorussia come strumento di repressione politica.
Il centro per i diritti umani Viasna denuncia almeno 33 casi documentati di “psichiatria punitiva”.
Dal 2020, oltre 65.000 persone sono state arrestate in Bielorussia per motivi politici. Circa 1.200 prigionieri politici sono attualmente detenuti, tra cui il Nobel per la Pace Ales Bialiatski. Sei sono morti in carcere.
Bahinskaya, geologa in pensione, è nota per la sua determinazione e ironia. Nel 2020, diventò un’icona della protesta quando, fermata dalla polizia, rispose: “Sto solo andando a fare una passeggiata”. Una frase diventata un inno della resistenza.
Ucraina e Russia
I quattro aeroporti di Mosca sono stati costretti a chiudere temporaneamente poiché l’Ucraina ha lanciato una seconda notte di attacchi con droni sulla capitale russa, a pochi giorni dalla grande parata militare che ha segnato la fine della Seconda guerra mondiale.
Il ministero della Difesa russo ha dichiarato di essere stato costretto ad abbattere 19 droni su Mosca, su oltre 100 lanciati contro obiettivi in tutta la Russia nella notte di lunedì.
Stati Uniti
La Corte Suprema consente all’amministrazione Trump di iniziare a far rispettare il divieto dei transgender nell’esercito, infliggendo un colpo ai diritti Lbgtq.
La decisione consente al governo di iniziare a rimuovere i militari transgender, anche quelli in servizio da anni, secondo quanto riportato dai media americani.
Durante il suo primo mandato, il presidente aveva imposto il divieto per i transgender nell’esercito, poi cancellato da Joe Biden. Il nuovo divieto però è più estremo e consente l’espulsione dei transgender che servono al momento nell’esercito.
Durante un imminente viaggio in Arabia Saudita, il presidente Donald Trump potrebbe annunciare ufficialmente che gli Stati Uniti adotteranno il termine “Golfo Arabico” al posto del tradizionale “Golfo Persico”, in quello che appare come l’ennesimo atto di sfida all’Iran.
Lo riferiscono due funzionari americani all’Associated Press. La decisione rappresenterebbe un cambio linguistico politicamente esplosivo, visto che il nome “Golfo Persico” è in uso da secoli, ma contestato da diversi Stati arabi che preferiscono eliminarne il riferimento all’antica Persia.
Negli anni, alcune agenzie statunitensi avevano già adottato in via informale la terminologia araba, ma questa sarebbe la prima decisione formale e pubblica in tal senso.
Il gesto arriva mentre Trump alza il tono contro Teheran: ha minacciato “conseguenze terribili” per il sostegno iraniano agli Houthi nello Yemen e, tramite la portavoce della Casa Bianca, ha promesso “l’inferno” se Teheran non cede sulle questioni nucleari.
Panama
A Panama è iniziato uno sciopero a tempo indeterminato che vede un fronte sociale ampio e trasversale: insegnanti, medici, farmacisti, operai edili, infermieri, studenti e rappresentanti della minoranza indigena sono scesi in piazza contro la legge 462, che riforma il Fondo di previdenza sociale.
Ma la protesta va oltre: nel mirino anche l’accordo di sicurezza firmato con gli Stati Uniti, che prevede l’installazione di basi militari sul territorio panamense, e la riapertura della controversa miniera di rame a Donoso, nonostante una sentenza della Corte Suprema ne avesse ordinato la chiusura nel 2023.
Centinaia di manifestanti hanno sfilato per le strade con slogan contro il presidente José Raúl Mulino, in carica dal luglio 2024.
Venezuela
Dopo oltre 14 mesi di asilo forzato all’interno dell’ambasciata argentina a Caracas, cinque rifugiati venezuelani sono stati tratti in salvo da un’operazione congiunta tra Stati Uniti e Italia. La notizia è stata confermata anche dall’account ufficiale del Dipartimento di Stato USA in lingua spagnola: i cinque sono già arrivati sani e salvi sul territorio statunitense.
Contrariamente a quanto inizialmente riportato dai media vicini al governo venezuelano, non si è trattato di una liberazione negoziata, ma di una vera e propria fuga clandestina, coordinata sotto traccia da due potenze occidentali.
L’ambasciata argentina aveva concesso loro asilo politico, ma il governo di Nicolás Maduro si era rifiutato di fornire i lasciapassare per l’uscita legale dal Paese.
Perù
In Perù, la scoperta dei corpi di 13 minatori in un tunnel nella regione settentrionale di Pataz si sta trasformando in una bomba politica.
La presidente Dina Boluarte, già travolta da diverse inchieste per corruzione, ha imposto il coprifuoco e sospeso l’attività estrattiva nella zona, epicentro dell’estrattivismo illegale.
Ma le accuse dell’opposizione non si fanno attendere: il governo avrebbe ignorato le prime denunce dei familiari delle vittime e reagito con colpevole ritardo.
A peggiorare la situazione, si scopre ora che uno dei principali sospettati della strage, Miguel Rodríguez Díaz, noto come “Cuchillo”, sarebbe riuscito a lasciare il Paese senza ostacoli.
Intanto, secondo la Sociedad Nacional de Minería, l’estrazione illegale costerebbe al Perù oltre 5,5 miliardi di euro all’anno.
Pakistan e India
Mercoledì all’alba, l’India ha lanciato missili contro sei località nel territorio pakistano, uccidendo almeno otto civili, tra cui una bambina.
L’azione, definita da Nuova Delhi un’operazione contro infrastrutture terroristiche legate al recente massacro di turisti in Kashmir, è stata ribattezzata “Operazione Sindoor”.
Il Pakistan ha replicato con bombardamenti e afferma di aver abbattuto cinque jet indiani, notizia non confermata da fonti ufficiali indiane.
In parallelo, nel Kashmir controllato dall’India, tre civili sono morti sotto il fuoco pakistano. L’escalation militare ha innescato scene di panico tra la popolazione civile, con blackout, evacuazioni e chiusura di scuole e aeroporti in entrambe le regioni.
Il premier pakistano Shehbaz Sharif ha definito l’attacco indiano “un atto di guerra” e ha convocato il Consiglio per la Sicurezza Nazionale.
Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello urgente alla moderazione, ricordando che “il mondo non può permettersi uno scontro militare tra due potenze nucleari”.
Secondo fonti indiane, i raid sono stati eseguiti con armi di precisione e hanno preso di mira i quartier generali di gruppi jihadisti come Jaish-e-Mohammed e Lashkar-e-Taiba.
Quando due potenze nucleari si scambiano fuoco reale lungo un confine conteso, non è più solo geopolitica: è una roulette carica.
In mezzo ci sono milioni di civili — bambini, studenti, lavoratori — che non sanno se torneranno vivi a casa.
Si parla di deterrenza, ma intanto cadono missili. E se la linea di controllo diventa una linea di fuoco, ci sarà poco da controllare e molto da seppellire.
L’unica vera arma di precisione, ora, dovrebbe essere la diplomazia.
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