7 ottobre 2025 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Ottobre 7, 2025
È lunedì sera, e all’aeroporto di Atene atterra un volo proveniente da Israele.
A bordo c’è Greta Thunberg — la giovane attivista svedese che da anni dà voce alla giustizia climatica e da qualche tempo anche a quella umanitaria.
Insieme a lei, decine di attivisti e attiviste di diverse nazionalità, tutti espulsi da Israele dopo essere stati arrestati durante l’abbordaggio delle barche della Global Sumud Flotilla — una missione di solidarietà diretta verso Gaza.
Ad oggi Israele ha espulso in totale 171 persone, inviandole con voli verso la Grecia e la Slovacchia.
Tra loro, anche gli ultimi quindici cittadini italiani ancora trattenuti.
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La vera storia
All’aeroporto di Atene, davanti alla stampa e a sostenitori e sostenitrici, Greta Thunberg ha detto che potrebbe raccontare “a lungo dei maltrattamenti e degli abusi” subiti dopo l’arresto — cose di cui la stampa ha già scritto in abbondanza — ma che non è questo il punto.
«That is not the story», ha detto in inglese.
La vera storia, per lei, è Gaza.
Thunberg ha invitato i media e l’opinione pubblica a non perdere di vista la tragedia in corso nella Striscia, e ha accusato i governi occidentali di restare in silenzio di fronte alle violazioni del diritto internazionale commesse da Israele.
A Gaza
Intanto, tra mercoledì e giovedì, mentre la Flotilla veniva bloccata in acque internazionali, l’esercito israeliano diffondeva quello che ha chiamato “l’ultimo avvertimento” per i civili rimasti nella città di Gaza: un ordine di evacuazione immediata verso sud.
Un ordine che, secondo il diritto internazionale, equivale a un trasferimento forzato di popolazione.
Ad agosto Israele aveva già approvato un piano per occupare Gaza City, e da metà settembre ha iniziato un’estesa operazione di terra.
Oggi, secondo le stime militari israeliane, circa novecentomila persone — quasi tutta la popolazione della città — hanno lasciato le proprie case.
Il genocidio
Ma la fuga non è la fine dell’incubo.
Nel centro e nel sud della Striscia, i campi per sfollati sono allo stremo.
Le scorte di cibo e acqua non bastano, l’elettricità è un ricordo lontano.
Israele controlla i confini e limita l’ingresso di aiuti e beni essenziali.
L’ONU parla apertamente di carestia nel nord e teme che la fame possa estendersi presto anche al resto della Striscia.
Nel frattempo, i bombardamenti continuano — e le vittime sono, ancora una volta, in gran parte civili.
Il discorso di Greta appena atterrata in Grecia
Greta Thunberg, appena atterrata, ha detto una frase che riassume tutto:
«Non parliamo di noi, parliamo di loro».
“Ciao, questo sarà un video lungo, ma ho molto da dire, quindi abbiate pazienza.
A questo punto siamo in molti, in molte a essere salvi e liberati dalla prigionia e da assurdi maltrattamenti, ma molti dei nostri compagni e compagne della Global Sumud Flotilla non lo sono, e devono essere rilasciati ora.
Ma soprattutto, non siamo noi la storia.
Migliaia di palestinesi sono attualmente detenuti nelle prigioni israeliane senza processo, centinaia sono bambini, milioni vivono intrappolati sotto un assedio illegale in uno stato di apartheid e occupazione, e vengono sistematicamente ridotti alla fame e bombardati.
Le infrastrutture sociali di base vengono prese di mira e distrutte, e i palestinesi vengono sistematicamente privati dei loro diritti fondamentali e dei mezzi di sussistenza, come la produzione del proprio cibo, il controllo delle proprie acque territoriali e la possibilità per i bambini di andare a scuola.
E il mondo intero sa che tutto questo non è iniziato il 7 ottobre 2023.
Questi crimini di guerra israeliani sono avvenuti impunemente, con l’aiuto e la legittimazione dei nostri governi, delle nostre istituzioni e dei nostri media.
Ed è questa la storia su cui le persone dovrebbero concentrarsi”.
Chi è Greta Thunberg
Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg, nata a Stoccolma il 3 gennaio 2003, è figlia d’arte: madre cantante d’opera, padre attore.
Fin da bambina sente il peso delle immagini del cambiamento climatico — ghiacciai che si sciolgono, specie animali in pericolo, mari che salgono — e non riesce a fare finta di niente.
A 8 anni scopre che il mondo sta cambiando, e non per il meglio.
Decide di cambiare anche lei: niente aerei, dieta vegana.
Poi, intorno agli 11-12 anni, un periodo molto buio: depressione, silenzio, isolamento.
Le diagnosi arrivano: mutismo selettivo, sindrome di Asperger — ma Greta le trasforma in forza.
Nel 2018, a 15 anni, inizia il suo gesto simbolico: ogni venerdì, salta la scuola per protestare davanti al Parlamento svedese, con lo striscione “Skolstrejk för klimatet” — lo sciopero scolastico per il clima.
Quell’atto solitario diventa ricorrente: migliaia di studenti nel mondo la seguono.
Nasce Fridays for Future.
Da allora Greta parla in lingue, davanti all’ONU, al Forum Economico Mondiale, nei parlamenti.
Le sue parole scuotono, chiedono verità, responsabilità.
Denunciano gap tra promesse ideali e azione concreta.
Nel 2022 pubblica The Climate Book, raccolta di saggi da oltre cento esperti: un tentativo di mettere insieme conoscenze, numeri, soluzioni.
Per non restare nella retorica, ma costruire vie praticabili.
Riconoscimenti? Premi, candidature al Nobel per la Pace dal 2019 al 2023.
Ma più che i riconoscimenti, è il suo essere diventata voce per molti, specchio e coscienza per altri, che la definisce.
Nel 2023 termina la scuola superiore.
Ma le sue sfide non finiscono.
Continua a intervenire sui temi ambientali, sì – ma anche su giustizia sociale, geopolitica, diritti umani.
Come dimostra la sua partecipazione alle missioni umanitarie verso Gaza, alle proteste contro ingiustizie climatiche ovunque.
Greta non è solo una denuncia: è un richiamo. Un invito a guardare cosa stiamo lasciando alle prossime generazioni.
E invito tutti e tutte a unirsi alla rivolta globale per la giustizia, la libertà e l’uguaglianza e a esercitare una pressione reale sui nostri governi e sulle nostre istituzioni affinché adempiano ai loro obblighi legali per garantire i diritti umani a tutti.
Abbiamo dalla nostra parte la verità, la morale, il diritto internazionale, la giustizia, l’amore, la storia, la solidarietà mondiale, oltre al fottuto buon senso. I criminali di guerra hanno odio, bugie e armi.
La giustizia prevarrà. Palestina libera.
Grazie a Raffaella Quadri che in questo podcast presta la sua voce a Greta
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