9 ottobre 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Stefania Cingia in data Ottobre 9, 2025
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- Gaza: accordo di cessate il fuoco salutato da Israele, Hamas e leader mondiali
- Freedom Flotilla, fermata la seconda missione verso Gaza
- Chat Control, il regolamento europeo che divide l’Europa
- Brasile, il trasporto pubblico del futuro è gratis
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Stefania Cingia
Gaza: accordo di cessate il fuoco salutato da Israele, Hamas e leader mondiali
Israele e Hamas hanno accettato la prima fase del piano di pace promosso dal presidente americano Donald Trump, che prevede un cessate il fuoco e la liberazione di tutti gli ostaggi dopo oltre due anni di guerra a Gaza.
L’intesa, frutto di negoziati indiretti in Egitto, prevede anche il ritiro graduale delle truppe israeliane fino alla cosiddetta linea gialla, un confine provvisorio stabilito nel piano. Hamas ha confermato l’accordo, ma ha chiesto garanzie internazionali perché Israele rispetti la tregua.
Restano però molti punti oscuri: non è chiaro chi governerà Gaza dopo la guerra, né quale sarà il destino politico di Hamas. Il piano di Trump prevede un futuro coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Palestinese, ma solo dopo riforme interne.
Secondo le previsioni, la liberazione dei 48 ostaggi – di cui 20 ancora vivi – dovrebbe iniziare sabato, entro 72 ore dall’approvazione del governo israeliano.
Nelle fasi successive, la Striscia dovrebbe passare sotto la supervisione di un organismo internazionale, il “Board of Peace”, guidato da Trump e dall’ex premier britannico Tony Blair.
Tra i principali ostacoli: il rifiuto di Hamas di disarmarsi e le richieste palestinesi di liberare prigionieri di alto profilo, tra cui Marwan Barghouti e Ahmed Sa’adat.
Trump, che potrebbe recarsi presto in Egitto e Israele, ha definito l’accordo “il primo passo verso una nuova era di pace in Medio Oriente”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l’intesa “un grande giorno per Israele” e ha ringraziato Trump per “la missione sacra di liberare gli ostaggi”. Hamas, dal canto suo, ha chiesto agli Stati Uniti e ai Paesi garanti di vigilare affinché Israele rispetti pienamente i termini dell’accordo, lodando la “resistenza eroica del popolo palestinese”.
L’ONU ha accolto positivamente la notizia: il segretario generale Antonio Guterres ha parlato di “una svolta disperatamente necessaria” e ha invitato entrambe le parti a rispettare l’accordo.
Il presidente della pace
L’accordo raggiunto è stato comunicato tempestivamente da Donald Trump sull’account su Truth Social, per anticipare i mediatori e assicurarsi la paternità politica del risultato.
Alle 18:51, Trump ha fatto proprio questo: ha annunciato che Israele e Hamas avevano accettato il primo passo verso la pace. Un tempismo molto utile per chi, come Trump, spera ancora nell’ottenimento del Nobel per la Pace, che verrà comunicato domani, venerdì 10 ottobre. Un tempismo che la Casa Bianca ha sfruttato definendolo su X “il Presidente della Pace”.
Il 79enne Trump, che da tempo ambisce al Nobel, rivendica di aver mediato in sette conflitti, tra cui la breve guerra tra India e Pakistan a maggio e la recente intesa tra Azerbaigian e Armenia, firmata alla Casa Bianca ad agosto.
Parlando ai sostenitori, Trump ha ironizzato dicendo che il Comitato del Nobel “troverà un modo per non darglielo”, aggiungendo che un eventuale rifiuto sarebbe “un insulto agli Stati Uniti”.
Il presidente continua a sottolineare i suoi successi diplomatici, dall’Assemblea generale dell’ONU fino ai tweet del suo staff, mentre insegue il riconoscimento internazionale che considera “il premio al Paese, non a me”.
L’allarme dell’UNICEF: “Sessantaquattromila bambini uccisi o mutilati”
L’UNICEF denuncia una tragedia senza precedenti: oltre 64.000 bambini uccisi o feriti in due anni di guerra nella Striscia di Gaza.
La direttrice dell’UNICEF, Catherine Russell, parla di “una guerra infernale” che rappresenta “un affronto all’umanità”. Secondo l’agenzia ONU, almeno 1.000 delle vittime sarebbero neonati, mentre la fame continua a colpire duramente, soprattutto nel nord della Striscia.
Russell ha ricordato che “ogni bambino ucciso è una perdita irreparabile” e che “la protezione dei civili è un obbligo di diritto internazionale”.
Freedom Flotilla, fermata la seconda missione verso Gaza
Si è concluso all’alba, a circa 120 miglia nautiche dalla Striscia di Gaza, il viaggio della Flotilla bis, la nuova missione umanitaria diretta verso il territorio palestinese.
Le imbarcazioni della Freedom Flotilla Coalition e del gruppo Thousands Madleens — tra cui la nave ammiraglia Conscience con 145 persone a bordo — sono state intercettate dalle forze israeliane, che hanno dichiarato di aver “fermato un tentativo illegale di violare il blocco navale”.
Secondo l’esercito israeliano, tutti i passeggeri — tra cui nove italiani, medici, infermieri e giornalisti — sono “in buona salute” e saranno espulsi.
Dall’altra parte, gli attivisti denunciano un attacco da parte di un elicottero militare israeliano e parlano di un “atto di pirateria in acque internazionali”. A bordo di una delle barche, Soul of my Soul, c’erano anche aiuti umanitari come latte in polvere per neonati.
Il vicepremier Antonio Tajani ha assicurato che verrà fornita “tutta l’assistenza consolare necessaria” e ha chiesto a Israele il rispetto dei diritti individuali fino al rimpatrio.
Intanto il team legale di Adalah si è recato al porto di Ashdod per seguire l’arrivo dei fermati, mentre in Italia e in Europa si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà con gli attivisti.
La missione, che trasportava aiuti per la popolazione di Gaza, si è così interrotta bruscamente, ma gli organizzatori promettono nuove iniziative.
Turchia, il Parlamento condanna l’attacco israeliano alla Flotilla per Gaza
Il Parlamento turco ha approvato all’unanimità una mozione che condanna l’attacco israeliano contro la Freedom Flotilla Coalition.
Secondo la mozione, la flottiglia Sumud, composta da oltre 50 navi e centinaia di volontari da 44 Paesi, rappresentava “una voce di umanità” volta a rompere il blocco imposto da Israele.
Uno degli obiettivi colpiti è stata la nave Conscience, con a bordo 21 cittadini turchi, tra cui tre deputati. “Un attacco vile contro il Parlamento turco stesso”, recita il comunicato.
L’Assemblea ha chiesto il rilascio immediato dei detenuti e ha annunciato che porterà il caso davanti ai tribunali internazionali.
La dichiarazione si chiude con un appello a tutte le istituzioni parlamentari del mondo perché condannino le azioni di Israele e garantiscano un accesso umanitario libero a Gaza.
In Italia, dopo il fermo della Flotilla, nuove proteste a sostegno della missione umanitaria e del popolo palestinese si sono tenute in molte città, da nord a sud e continueranno nei prossimi giorni.
Chat Control, il regolamento europeo che divide l’Europa
L’Unione Europea sta discutendo una proposta di legge conosciuta come Chat Control, presentata nel 2022 dalla commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson.
L’obiettivo dichiarato è prevenire gli abusi sessuali online sui minori, obbligando le piattaforme digitali a rilevare e segnalare contenuti pedopornografici e a inviarli a un nuovo Centro europeo per la lotta agli abusi.
I sostenitori sostengono che la misura aumenterebbe la cooperazione tra Stati, provider e autorità, rendendo più efficaci le indagini e la protezione delle vittime.
Ma le critiche sono fortissime. Organizzazioni per i diritti digitali e attivisti per la privacy denunciano che il regolamento porterebbe a un controllo di massa sulle comunicazioni private, minando la crittografia end-to-end e la libertà individuale.
Anche il Servizio legale del Consiglio europeo e il Garante europeo della privacy hanno espresso dubbi, avvertendo che la scansione generalizzata dei messaggi sarebbe contraria ai diritti fondamentali.
Infine, la commissaria Johansson è stata accusata di pressioni da parte di lobby legate alle forze dell’ordine e a società tecnologiche straniere durante la stesura della proposta.
Il dibattito resta aperto: tra chi invoca sicurezza e chi teme la fine della privacy digitale, il Chat Control è oggi uno dei regolamenti più controversi d’Europa.
Sul dossier era previsto un primo voto in programma il 14 ottobre a Lussemburgo, ma non è più in agenda. Il lavoro proseguirà dunque a livello tecnico.
E’ stata predisposta una piattaforma on line, FightChatControl.eu che permette ai cittadini europei di mandare una mail ai propri rappresentanti per chiedere di non sostenere l’approvazione del regolamento.
Brasile, il trasporto pubblico del futuro è gratis
In Brasile si riaccende il dibattito sul futuro del trasporto pubblico, dopo che il governo ha annunciato di voler valutare l’introduzione della gratuità per autobus, treni e metropolitane.
Una misura che, secondo gli esperti, potrebbe alleggerire il costo della mobilità per milioni di lavoratori, ma anche mettere sotto pressione un sistema già fragile e rallentare nuovi investimenti nel settore.
Il ministro delle Finanze, Fernando Haddad, ha spiegato che l’esecutivo sta conducendo un’analisi complessiva del sistema di trasporti urbani per capire come viene finanziato oggi e quali strumenti possano garantire maggiore sostenibilità economica. “Il trasporto pubblico è una questione cruciale per i lavoratori brasiliani”, ha dichiarato Haddad, aggiungendo che il governo vuole esaminare sussidi, contributi delle aziende e spese sostenute direttamente dai cittadini. Gli operatori del settore avvertono però che la gratuità totale potrebbe avere effetti collaterali, quale l’aumento dei passeggeri su linee già sature come a San Paolo.
Il tema assume anche una forte valenza politica: la proposta arriva alla vigilia delle elezioni del 2026, in cui il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, leader del Partito dei Lavoratori, dovrebbe ricandidarsi.
La questione dei trasporti pubblici ha un peso simbolico nel Paese: nel 2013, l’aumento dei biglietti degli autobus diede il via a proteste di massa che si trasformarono in un vasto movimento contro la corruzione, contribuendo alla crisi politica che portò alla destituzione di Dilma Rousseff nel 2016.
Il Brasile si trova di fronte a una doppia sfida: garantire un trasporto pubblico accessibile e al tempo stesso sostenibile, in un Paese dove la mobilità resta un nodo decisivo per l’inclusione sociale e lo sviluppo economico.
Arrestato in Argentina truffatore sentimentale
In Argentina è stato arrestato un cittadino nigeriano ricercato a livello internazionale per una vasta rete di truffe online e frodi sentimentali. L’uomo, identificato come Ikechukwu N., è stato catturato dalla polizia federale argentina nell’ambito di un’operazione coordinata da Interpol.
https://twitter.com/INTERPOL_HQ/status/1975591165127725085
Secondo quanto riferito dall’organizzazione internazionale, Ikechukwu è accusato di aver orchestrato numerose truffe amorose che hanno coinvolto migliaia di donne in diversi Paesi, oltre a guidare una rete di criminalità informatica con ramificazioni globali.
L’uomo era segnalato con un “Red Notice” — una richiesta internazionale di arresto provvisorio in vista dell’estradizione — e con un “Silver Notice”, relativo a crimini digitali. Si tratta del primo caso in cui l’Argentina arresta un ricercato presente in entrambe le liste.
L’operazione rientra in “Operation Jackal”, l’iniziativa di Interpol che punta a smantellare le organizzazioni criminali dell’Africa occidentale attive nel cyberspazio.
Per Interpol, il caso rappresenta un passo importante nella lotta contro le truffe romantiche e il cybercrimine internazionale.
Venezuela, Maduro firma partenariato decennale con la Russia
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha firmato un accordo di partenariato strategico e cooperazione decennale con la Russia, proprio il giorno del 73° compleanno del presidente Vladimir Putin.
L’intesa, approvata all’unanimità dall’Assemblea Nazionale venezuelana, delinea la cooperazione bilaterale tra Mosca e Caracas nei prossimi dieci anni nei settori politico, economico, scientifico, tecnologico e culturale.
Durante la cerimonia con l’ambasciatore russo a Caracas, Sergey Milik-Bagdasarov, trasmessa in diretta sulla televisione di Stato VTV, Maduro ha dichiarato: “Questa legge della Repubblica è il miglior regalo che possiamo offrire: un partenariato strategico sempre più forte e vicino”.
L’accordo rafforza ulteriormente i legami tra i due Paesi e segna un passo significativo nella cooperazione internazionale di Caracas.
In Madagascar continuano le proteste contro il governo
Mercoledì i giovani manifestanti hanno respinto l’invito del presidente Andry Rajoelina a partecipare a un “dialogo nazionale”, accusando le autorità di repressione e violenza dopo settimane di scontri nelle strade della capitale, Antananarivo.
Il movimento chiamato “Gen Z Mada”, ispirato alle mobilitazioni “Gen Z” di Kenya e Nepal, è iniziato lo scorso 25 settembre a causa dei continui blackout e della carenza d’acqua. Ma le rivendicazioni si sono presto allargate: oggi i giovani chiedono le dimissioni del presidente, lo scioglimento del Senato e della commissione elettorale, oltre a scuse ufficiali alla popolazione.
La settimana scorsa Rajoelina aveva cercato di placare la rabbia popolare licenziando l’intero governo, annunciando l’apertura di un tavolo di confronto e nominando come nuovo primo ministro Ruphin Fortunat Zafisambo, ufficiale di alto grado e già direttore del gabinetto militare presso l’ufficio del primo ministro.
Una mossa che però non ha convinto i manifestanti, che su Facebook hanno definito l’iniziativa “una farsa di dialogo”.
La decisione arriva pochi giorni dopo che lo stesso presidente aveva espresso timori per un possibile tentativo di colpo di stato, e segna un’ulteriore militarizzazione dell’esecutivo.
Un segnale interpretato dagli osservatori come un tentativo di Rajoelina di consolidare il potere e assicurarsi l’appoggio dell’esercito in un momento di forte tensione sociale.
Nelle ultime ore gli studenti universitari sono tornati in piazza, dopo aver lanciato un ultimatum di 48 ore al presidente: se non accoglierà le loro richieste, annunciano, il Paese si fermerà con uno sciopero nazionale.
Secondo le Nazioni Unite, almeno 22 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite dall’inizio delle proteste. Il governo contesta queste cifre, ma non ha fornito dati alternativi.
Le manifestazioni arrivano in un momento delicato per l’economia malgascia, fortemente dipendente dalle esportazioni di vaniglia, nickel, cobalto, tessuti e gamberi. Il reddito pro capite del Paese è crollato del 45 per cento tra il 1960 e il 2020, secondo i dati della Banca Mondiale.
Il Ciad interrompe i rapporti con l’ong del principe Harry
Il governo del Ciad ha interrotto i rapporti con African Parks, l’organizzazione internazionale di tutela ambientale di cui il principe Harry è membro del consiglio di amministrazione.
La decisione mette fine a un accordo durato quindici anni per la gestione di due aree naturali protette: la riserva naturale e culturale dell’Ennedi e il più vasto ecosistema di Zakouma, nel cuore dell’Africa centrale.
In un comunicato, il ministero dell’Ambiente di N’Djamena ha accusato la ong di arroganza e scarsa collaborazione con le autorità locali, sostenendo che non sia riuscita a frenare il bracconaggio e che abbia investito troppo poco nella tutela del territorio.
African Parks, che gestisce 22 parchi in 12 Paesi africani, ha fatto sapere di aver “avviato un dialogo con il governo per comprendere le sue motivazioni e trovare il modo migliore per garantire la protezione di paesaggi cruciali per la conservazione”.
L’organizzazione, fondata nel 2000, è finanziata da donatori come l’Unione Europea, la fondazione Walton e Howard Buffett, figlio di Warren Buffett. Secondo l’ultimo rapporto, riceve oltre mezzo milione di dollari l’anno in contributi.
Ma il nome di African Parks è già stato al centro di altre controversie: all’inizio del 2025, ha ammesso che alcuni suoi dipendenti in Congo avevano abusato di membri delle comunità locali, senza poi rendere pubblico il rapporto d’inchiesta.
Per il principe Harry si tratta di un nuovo colpo d’immagine: dopo aver lasciato a inizio anno Sentebale, l’associazione fondata per sostenere i bambini orfani dell’Aids in Africa australe, ora anche uno dei suoi impegni più simbolici nella difesa della natura si trova nel mirino.
Un episodio che riaccende il dibattito sul ruolo delle grandi ong internazionali nella gestione delle risorse africane, e sulla sottile linea tra tutela ambientale e controllo politico del territorio.
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