7 agosto 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Agosto 7, 2025

  • Sono almeno 100 i medici a cui è stato impedito da Israele di entrare a Gaza dove si continua ad essere uccisi. Stasera si riunisce il gabinetto di sicurezza israeliano.
  • Afghanistan: I talebani hanno “armato” il sistema giudiziario per opprimere le donne.
  • Zambia: evacuazione USA per disastro ambientale legato a miniera cinese.
  • Pakistan: ritrovato in un ghiacciaio il corpo intatto di un uomo scomparso 27 anni fa.
  • Georgia: due anni di carcere alla giornalista Mzia Amaghlobeli per uno schiaffo a un capo della polizia. Proteste internazionali.
  • Ghana in lutto: muoiono in un incidente aereo i ministri della Difesa e dell’Ambiente.

Introduzione al notiziario: Gaza prima e dopo, mai più gli stessi
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Israele e Palestina

GAZA: Il Ministero della Salute guidato da Hamas ha dichiarato che 135 palestinesi sono stati uccisi e 771 feriti dal fuoco delle IDF nelle ultime 24 ore. Secondo il Ministero, 87 persone sono state uccise mentre attendevano aiuti umanitari e gli ospedali di Gaza hanno registrato cinque nuovi decessi dovuti a fame e malnutrizione.

Parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Trump ha rifiutato di dire se appoggiasse o si opponesse alla conquista di Gaza da parte di Israele, affermando che “ora stiamo cercando di sfamare la gente, è su questo che mi sto concentrando; per quanto riguarda il resto non posso dirlo. Dipenderà da Israele”.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che l’accesso dei professionisti sanitari alla Striscia di Gaza resta fortemente limitato: da marzo è stato negato l’ingresso a oltre 100 operatori sanitari, tra cui chirurghi e personale specializzato.

“Ieri, alle squadre mediche di emergenza è stato negato l’ingresso a Gaza”, ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq in una conferenza stampa, aggiungendo che “l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che a più di 100 professionisti sanitari, tra cui chirurghi e altro personale medico specializzato, è stato impedito l’ingresso da marzo di quest’anno”.

Alla domanda se il gruppo a cui è stato negato l’ingresso fosse una squadra specializzata, Haq ha risposto: “Per quanto ne so, non si trattava di un gruppo specializzato”.

“Questo fa parte della prassi costante di vietare l’ingresso al personale medico da marzo”, ha aggiunto.

Facendo notare che non a tutto il personale medico è stato impedito l’ingresso nella Striscia di Gaza da marzo, Haq ha sottolineato che “certamente, a 100 di loro è stato vietato l’ingresso da marzo, quindi si tratta di un numero enorme”.

Ha affermato che i problemi di accesso derivano anche dalle restrizioni sui visti e sui movimenti imposte dalle autorità israeliane.

Un portavoce del governo giordano ha dichiarato alla Reuters che i coloni israeliani hanno attaccato per la seconda volta questa settimana un convoglio di aiuti di 30 camion diretti a Gaza in Cisgiordania, aggiungendo che si tratta di una violazione degli accordi firmati che “richiede un serio intervento israeliano e nessuna clemenza”.

L’ambasciatore statunitense in Israele Mike Huckabee ha parlato a NewsNation della sua visita alla Striscia e ai siti di distribuzione degli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, affermando che le affermazioni secondo cui la struttura della GHF sarebbe caotica e pericolosa “semplicemente non sono vere”, descrivendola come un sistema funzionante, seppur imperfetto, che riesce a far arrivare cibo alla popolazione evitando al contempo i furti da parte di Hamas.

Huckabee ha affermato di pensare che “ci siano sicuramente fame , privazioni e forse anche carestia” a Gaza, “in particolare nelle zone settentrionali di Gaza controllate da Hamas. È lì che sta il problema”.

Una rara malattia neurologica, la sindrome di Guillain-Barré, si sta diffondendo a Gaza , soprattutto tra i bambini, a causa della malnutrizione e dell’acqua inquinata, ha affermato il Ministero della Salute di Gaza.

 Novantacinque casi sono stati segnalati il giorno scorso, rispetto a circa uno all’anno.

 Fonti mediche dell’ospedale Al-Aqsa e del ministero dell’informazione di Hamas hanno affermato che mercoledì mattina 20 palestinesi sono stati uccisi dopo che un camion di aiuti umanitari si è ribaltato nei pressi del valico di Kissufim, nei pressi della città di Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza.

Testimoni oculari e feriti hanno affermato che l’autista del camion ha perso il controllo dopo che gli pneumatici hanno preso fuoco, facendolo sbandare e speronare decine di civili.

Un commerciante locale ha dichiarato ad Haaretz che il camion era diretto a uno dei commercianti, non a un sito di distribuzione di aiuti.

“Questo è un altro esempio del livello di caos a cui siamo arrivati. Non c’è più alcun controllo su nulla. Tra famiglie e bande, tra interessi acquisiti ed esercito, le persone vengono calpestate a morte”, ha affermato.

Le Nazioni Unite e diversi gruppi umanitari hanno esortato Israele a ritirare la richiesta di dati personali del personale palestinese, avvertendo che ciò potrebbe paralizzare il lavoro umanitario salvavita nei territori palestinesi.

■ ISRAELE: Il comandante dell’aeronautica militare israeliana Tomer Bar ha accusato il capo del Comando meridionale dell’IDF di aver condotto l’offensiva a Gaza con “una mancanza di professionalità” che sta causando danni a civili innocenti durante una riunione del General Staff Forum tenutasi giovedì scorso, ha riportato il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.

Dopo un aggiornamento sulla sicurezza con il Primo Ministro Netanyahu, il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha dichiarato ai giornalisti di aver detto al Primo Ministro “che occupare Gaza è una pessima idea.

Non si fa una mossa del genere se la maggioranza della popolazione non è con noi”, aggiungendo che “il popolo di Israele non è interessato a questa guerra e ne pagherà un prezzo troppo alto”.

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha commentato le notizie secondo cui Israele stanzierà un budget per gli aiuti umanitari a Gaza, sottolineando che “Hamas non può essere sconfitto solo con i carri armati” e che potrebbe essere necessario “finanziare gli aiuti alla popolazione invece di continuare a inviare camion ad Hamas”.

Secondo un sondaggio condotto dal Viterbi Family Center for Public Opinion and Policy Research presso l’ Israel Democracy Institute alla fine di luglio, la stragrande maggioranza degli ebrei israeliani (il 79%) “non è poi così turbata” o “per niente turbata” dalle notizie di carestia e sofferenza tra la popolazione palestinese a Gaza.

Lo Stato di Israele ha chiesto all’Alta Corte di Giustizia il ventesimo rinvio della sua risposta a una petizione del febbraio 2024 che chiedeva che le visite della Croce Rossa fossero consentite ai prigionieri palestinesi detenuti in Israele e che le informazioni su di loro fossero divulgate.

Lo Stato ha rifiutato di rivelare le ragioni del ritardo , sostenendo che un’ulteriore proroga di 30 giorni è necessaria “su richiesta del livello politico, sulla base di considerazioni professionali legate alla sicurezza nazionale”.

■ LIBANO: Le IDF hanno dichiarato di aver ucciso Hossam Qasem Ghorab, “un militante di Hezbollah che operava dal territorio libanese per dirigere le cellule militanti in Siria”.

Zambia

Negli Stati Uniti è scattato l’allarme. L’ambasciata americana in Zambia ha ordinato l’evacuazione immediata di tutto il personale governativo dalla regione settentrionale del Paese colpita da un grave disastro ambientale avvenuto sei mesi fa, ma tenuto sotto silenzio fino ad oggi.

Una miniera gestita da Sino-Metals Leach Zambia, affiliata alla cinese China Nonferrous Metal Mining, ha causato lo sversamento di circa 50 milioni di litri di rifiuti tossici nel sistema fluviale del fiume Kafue, cuore idrico del Paese.

Il disastro è avvenuto a febbraio, quando è crollata una diga di contenimento dei fanghi acidi e dei metalli pesanti.

Secondo nuovi dati citati dall’ambasciata USA, sostanze altamente cancerogene come arsenico, cianuro e persino uranio non solo hanno contaminato l’acqua ma potrebbero essersi diffuse nell’aria, colpendo città densamente popolate come Chambishi e Kitwe, dove vivono circa 700.000 persone.

L’ambasciata ha invitato anche i cittadini americani residenti nell’area a prendere precauzioni contro l’esposizione a metalli pesanti attraverso acqua e cibo.

Già nei giorni successivi allo sversamento, ambientalisti e ricercatori avevano denunciato la gravità della situazione: pesci morti per oltre 100 chilometri lungo il fiume, e timori per l’intero bacino idrico del Kafue, che attraversa gran parte del Paese e da cui dipendono milioni di persone.

La compagnia cinese ha chiesto scusa e promesso sostegno alle operazioni di bonifica, che hanno coinvolto anche l’esercito zambiano. Ma la portata del danno resta enorme, così come il sospetto che, per sei mesi, la popolazione sia stata esposta al rischio senza adeguata informazione.

Capitali stranieri che sfruttano risorse africane lasciando tossine e silenzi. E mentre le ambasciate evacuano, i residenti restano, con l’acqua avvelenata e l’aria irrespirabile.

Ghana

Una tragedia colpisce il cuore del governo ghanese: il ministro della Difesa Edward Omane Boamah e il ministro dell’Ambiente Ibrahim Murtala Muhammed sono morti mercoledì mattina in un incidente in elicottero, assieme ad altri sei passeggeri, tra cui esponenti di spicco del partito di governo e membri dell’equipaggio.

L’elicottero, decollato da Accra poco dopo le 9 del mattino e diretto verso Obuasi, è scomparso dai radar prima di schiantarsi. Non ci sono sopravvissuti.

Tra le vittime figurano anche Alhaji Muniru Mohammed, vice coordinatore per la sicurezza nazionale, ed ex ministro dell’Agricoltura, e Samuel Sarpong, vicepresidente del partito al potere NDC. Il presidente John Mahama ha dichiarato il lutto nazionale e ordinato bandiere a mezz’asta.

Boamah, medico e politico di lungo corso, era stato recentemente nominato alla Difesa in un momento delicato per il Paese, alle prese con la minaccia crescente dei jihadisti provenienti dal vicino Burkina Faso. Proprio a maggio aveva guidato una delegazione ad Ouagadougou, in un tentativo di rafforzare i legami con governi militari sempre più distanti dalla CEDEAO.

Una perdita enorme in un momento fragile: il Ghana, considerato finora un’isola di stabilità in un’area instabile, ora perde due colonne strategiche, proprio mentre si moltiplicano le minacce alle sue frontiere.
Un incidente aereo, sì. Ma il vuoto politico che lascia rischia di pesare più della caduta dal cielo.

Russia, Ucraina e USA

Trump ha dichiarato ieri ai leader europei, durante una chiamata, che intende incontrare il presidente russo Vladimir Putin già la prossima settimana.

In seguito, secondo due fonti vicine al piano di Trump, intende incontrare sia Putin che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non è chiaro se Putin o Zelensky abbia accettato l’incontro congiunto.

Zelensky ha dichiarato in una nota di aver avuto un colloquio con Trump e che lui e i leader europei hanno concordato che la guerra in Ucraina “deve finire”, ma che deve essere “una fine onesta”.

L’annuncio di Trump è arrivato dopo l’incontro tra il suo inviato, Steve Witkoff, e Putin. Le agenzie di stampa russe hanno riferito che i colloqui al Cremlino sono durati circa tre ore.

Da mesi Trump è bloccato nei suoi tentativi di negoziare un accordo di pace tra Russia e Ucraina, dopo oltre tre anni di guerra.

Georgia

Un tribunale georgiano ha condannato la giornalista e fondatrice di media indipendenti Mzia Amaghlobeli a due anni di carcere per aver schiaffeggiato il capo della polizia di Batumi, Irakli Dgebuadze.

Amaghlobeli ha denunciato di essere stata aggredita verbalmente e umiliata durante la custodia, con insulti e sputi da parte degli agenti.

Inizialmente accusata di “aggressione a un pubblico ufficiale” — reato che prevede fino a sette anni di prigione — il capo d’accusa è stato declassato all’ultimo momento a “violenza o minaccia contro un agente dell’ordine”.

Opposizione e attivisti denunciano la sentenza come politicamente motivata, parte di una più ampia repressione lanciata dal governo Georgian Dream dopo le elezioni parlamentari dell’ottobre scorso.

L’ex presidente Salome Zourabichvili ha definito la condanna “la prova di un sistema autoritario morente”.

La condanna ha scatenato condanne internazionali: 23 ambasciate e l’Unione Europea hanno chiesto la liberazione immediata di Amaghlobeli, mentre Amnesty International ha parlato di un processo “pieno di irregolarità procedurali e pregiudizi”.

Negli ultimi mesi, Tbilisi ha adottato misure sempre più autoritarie: leader dell’opposizione arrestati, attivisti repressi, manifestanti multati e, recentemente, il trasferimento forzato in un istituto psichiatrico dell’attivista Nino Datashvili.

L’Unione Europea minaccia ora di revocare l’esenzione dal visto per i cittadini georgiani, misura che non richiede l’unanimità tra gli Stati membri, a differenza delle sanzioni, bloccate finora da Ungheria e Slovacchia.

Due anni di carcere per uno schiaffo. E nessuna pena per chi umilia, minaccia, zittisce.

Stati Uniti

Cinque soldati sono rimasti feriti in una sparatoria avvenuta ieri mattina presso la base militare di Fort Stewart, in Georgia, la più grande sulla costa orientale degli Stati Uniti. Il presunto responsabile è stato identificato come il sergente 28enne Quornelius Radford, militare in servizio presso la stessa base.

È stato arrestato sul posto dai colleghi, che lo hanno bloccato prima dell’arrivo della polizia militare. Non ci sono altri sospetti.

Il governatore della Georgia, Brian Kemp, ha espresso cordoglio, così come diversi rappresentanti politici, mentre circolano sui social immagini delle evacuazioni in corso.

La tragedia riapre il dibattito sulla salute mentale all’interno delle forze armate, sulle lacune nei controlli interni e su quanto il sistema militare riesca davvero a prevenire episodi del genere.

Non è la prima volta che Fort Stewart è teatro di un dramma: appena un anno fa, una sergente fu trovata morta insieme alla sua famiglia all’interno della stessa base.

Ieri il presidente Trump ha firmato un ordine che raddoppierà i dazi sull’India al 50% come punizione per l’acquisto di petrolio russo da parte del Paese.

La nuova tariffa del 25%, che si aggiungerà a quella del 25% annunciata da Trump la scorsa settimana, entrerà in vigore il 27 agosto se l’India non smetterà di acquistare petrolio russo.

Trump ha anche minacciato di imporre sanzioni simili ad altri Paesi che acquistano energia russa, per fare pressione sul Cremlino affinché ponga fine alla guerra con l’Ucraina.

Il Ministero degli Esteri indiano ha definito la mossa “estremamente infelice” e ha ribadito che il Paese stava importando petrolio dalla Russia per soddisfare il fabbisogno energetico dei suoi 1,4 miliardi di abitanti.

L’India è il secondo importatore di petrolio russo dopo la Cina; la Turchia è un altro importante cliente di petrolio.

Ci si aspettava che Trump rafforzasse gli scambi commerciali con l’India per contrastare la Cina. Ora, Trump ha praticamente dichiarato guerra economica all’India , scrive Alex Travelli del NY Times, che si occupa di economia indiana.

Trump e Tim Cook, amministratore delegato di Apple, hanno annunciato che l’azienda si sarebbe impegnata a investire 100 miliardi di dollari in ulteriori investimenti negli Stati Uniti , la sua ultima decisione per evitare i dazi sugli iPhone.

Trump ha anche minacciato di imporre tasse del 100% su tutti i chip di fabbricazione estera la prossima settimana, a meno che i produttori non accettino di investire e produrre negli Stati Uniti.

Venezuela

Un gruppo di madri, mogli e sorelle di prigionieri politici venezuelani è stato brutalmente attaccato durante una veglia notturna davanti alla Corte suprema di Caracas.

A denunciarlo sono le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Provea, che riferisce di aggressioni con oggetti contundenti, calci, furti e atti di vandalismo da parte di paramilitari in borghese affiliati ai cosiddetti Colectivos — gruppi armati legati al Partito socialista unito del Venezuela.

La veglia era stata organizzata dal Comitato delle madri in difesa della verità, in una piazza antistante al massimo organo giudiziario del Paese, per chiedere giustizia e la liberazione dei propri cari.

Secondo Provea, i Colectivos hanno distrutto i gazebo, attaccato le donne e rubato beni personali, in un clima di totale impunità.

A livello internazionale, questi gruppi sono già accusati di gravi violazioni dei diritti umani, utilizzati regolarmente dal regime per reprimere la dissidenza civile senza passare direttamente dalle forze di sicurezza ufficiali.

In Venezuela, anche le madri devono temere la notte. Non per ciò che hanno fatto, ma per chi hanno amato. E mentre si inginocchiano per chiedere giustizia, lo Stato — attraverso i suoi scagnozzi in borghese — risponde con pugni e furti. Un Paese dove piangere un figlio non è solo dolore: è pericolo.

Afghanistan

La giustizia trasformata in arma di oppressione. È questa l’accusa pesantissima lanciata dall’investigatore indipendente dell’ONU Richard Bennett nei confronti del regime talebano in Afghanistan.

Nel suo ultimo rapporto presentato all’Assemblea Generale, Bennett denuncia che il sistema legale e giudiziario afghano è stato sistematicamente “militarizzato” per perseguitare donne e ragazze, in quello che definisce chiaramente come un crimine contro l’umanità.

Da quando i talebani hanno ripreso il potere nel 2021, è stata cancellata la Costituzione del 2004 e sono stati aboliti tutti i dispositivi legali che tutelavano i diritti femminili. Tra questi, una legge che criminalizzava ben 22 forme di violenza contro le donne, incluso lo stupro e i matrimoni forzati e precoci.

I giudici nominati dal precedente governo – circa 270 donne – sono stati rimossi e sostituiti da uomini fedeli alla visione talebana della sharia: privi di formazione giuridica, emettono sentenze fondate su decreti religiosi estremisti, spesso in aperta contraddizione con l’Islam praticato nel resto del mondo musulmano.

Bennett denuncia inoltre che oggi in Afghanistan non esistono più né giudici né avvocate donne. Le vittime non hanno vie sicure per denunciare abusi o chiedere giustizia.

I tribunali rifiutano frequentemente i reclami presentati da donne, soprattutto in materia di divorzio, custodia dei figli o violenza domestica. Il requisito di essere accompagnate da un parente maschio, poi, rende quasi impossibile l’accesso al sistema giudiziario per vedove, donne sole o con disabilità.

Escluse da tribunali, scuole, lavoro, spazi pubblici e perfino dalla propria voce, le donne afghane si ritrovano a rivolgersi a consigli tradizionali di anziani – tutti uomini – che agiscono fuori da qualsiasi quadro legale. In questo contesto, i diritti vengono non solo ignorati, ma attivamente calpestati.

L’unico spiraglio arriva dalla giustizia internazionale. La Corte Penale Internazionale ha recentemente chiesto mandati d’arresto per due leader talebani, accusati di crimini contro l’umanità per persecuzioni di genere.

Bennett invita tutti gli Stati membri a sostenere l’apertura di un procedimento anche presso la Corte Internazionale di Giustizia per violazione della Convenzione ONU contro la discriminazione delle donne.

Il regime talebano, che oggi è riconosciuto ufficialmente solo dalla Russia, continua a respingere ogni accusa, rivendicando una presunta aderenza alla legge islamica. Ma la comunità internazionale, e soprattutto milioni di donne afghane, sanno che si tratta di una colossale menzogna.

Pakistan

Il corpo mummificato di Naseeruddin, scomparso nel 1997 durante una tempesta di neve, è stato ritrovato l’1 agosto da un pastore nella Supat Valley, nel nord-est del Pakistan.

Il ghiacciaio che lo aveva inghiottito quasi tre decenni fa si è ritirato, lasciando riemergere il corpo in perfette condizioni, vestiti compresi. “Era incredibile. Il corpo era intatto, i vestiti nemmeno strappati,” ha detto Omar Khan, il pastore che lo ha scoperto.

Naseeruddin stava viaggiando a cavallo con il fratello quando cadde in una fessura nel ghiaccio.

La famiglia, colpita da una disputa interna, era migrata dalla valle di Palas alla regione di Alai. Da allora, dell’uomo si erano perse le tracce.

A rendere possibile il ritrovamento è stato lo scioglimento accelerato dei ghiacciai, un fenomeno sempre più frequente nella regione himalayana, nota come il “Terzo Polo” per l’estensione delle sue masse glaciali. Secondo gli scienziati, clima, freddo e scarsità di ossigeno hanno permesso la conservazione del corpo.

Ma l’allarme è più ampio: secondo l’ICIMOD, entro fine secolo due terzi dei ghiacciai dell’Himalaya potrebbero scomparire se non si riducono drasticamente le emissioni.

Un corpo che riemerge dal passato diventa oggi prova vivente del presente che si scioglie. Il ghiaccio, una volta eterno, ora restituisce memorie congelate — e ci avverte: la montagna, come il clima, non dimentica nulla.

Cina

Secondo documenti e funzionari statunitensi attuali ed ex funzionari statunitensi, il governo cinese si avvale di aziende esperte in intelligenza artificiale per monitorare e manipolare l’opinione pubblica a Hong Kong e Taiwan.

Documenti interni dell’azienda cinese GoLaxy mostrano come Pechino abbia intrapreso campagne di influenza a Hong Kong e Taiwan e raccolto dati su membri del Congresso degli Stati Uniti e altri influenti americani.

Gli esperti affermano che l’utilizzo dell’IA in questo modo potrebbe portare a operazioni di influenza molto più sofisticate rispetto al passato.

GoLaxy ha negato di aver svolto alcun lavoro relativo a Hong Kong o ad altre elezioni, affermando che i suoi prodotti si basano principalmente su dati open source e non sono specificamente rivolti a funzionari statunitensi.

Dopo essere stata contattata dal NY Times, GoLaxy ha iniziato a modificare il suo sito web, rimuovendo i riferimenti al suo lavoro in materia di sicurezza nazionale per conto del governo cinese.

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